Cronaca

Sant’Anna ferma la produzione di acqua frizzante: le bollicine rischiano di sparire dagli scaffali?

Acqua frizzante, senza anidride carbonica addio alle bollicine: il campanello d'allarme suonato dal presidente di Sant'Anna

La siccità rischia di compromettere anche la produzione di acqua frizzante? Un campanello d’allarme suonato da Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Sant’Anna, azienda che ogni anno vende un miliardo e mezzo di bottiglie d’acqua e che ha stoppato la produzione dei prodotti gassati a causa dell’assenza di Co2.

“È introvabile e anche tutti i nostri competitori sono nella stessa situazione” ha spiegato Bertone, sottolineando: “Siamo disperati, è un altro problema gravissimo che si aggiunge ai rincari record delle materie prime e alla siccità che sta impoverendo le fonti”.


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Siccità e acqua frizzante, cosa succede alla produzione senza anidride carbonica

La carenza di anidride carbonica è legata al fatto che le aziende produttrici di questo prodotto preferiscono destinarlo al comparto della sanità. Bertone ha aggiunto: “Saremmo disposti a pagarla di più anche se già costava carissima ma non c’è stato verso di fare cambiare idea ai nostri fornitori”. Dunque, l’allarme: “Così l’acqua gasata rischia di finire: una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in  vendita”.

Sant’Anna non è l’unica azienda in difficoltà: nei giorni scorsi, infatti, il marchio Sanpellegrino ha deciso di diminuire l’estrazione di acqua da falde sotterranee a causa della delicata situazione. Scelta che, inevitabilmente, avrà ripercussioni dirette sul numero di bottiglie che possiamo trovare al supermercato.

L’acqua frizzante: come viene prodotta

Nel 1750 il francese Gabriel François Venel produsse acqua frizzante per la prima volta. Nel medesimo periodo William Brownrigg e Henry Cavendish raggiunsero risultati simili. Nel 1767 Joseph Priestley scoprì un metodo per miscelare anidride carbonica CO2 con acqua sospendendo una brocca d’acqua sopra una botte di birra in fermentazione in una birreria a Leeds, in Inghilterra.

Il gas ricoprente la birra (e i mosti) in fermentazione, chiamato da Priestley fixed air, era noto anche perché uccideva i topi che lo attraversavano. Priestley trovò che un contenitore sigillato in cui potevano essere raccolti il gas e l’acqua, opportunamente agitato, produceva un’ottima bevanda fresca. Da qui, nel 1772, Priestley pubblicò Impregnating Water with Fixed Air in cui invece della birra fermentata usa “oil of vitriol” (acido solforico) su gesso per produrre il gas di anidride carbonica.


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Le marche di acque gassate in Italia

In Italia la maggior parte delle aziende che si occupano di acqua in bottiglia nel corso degli anni hanno iniziato a produrre anche quella gassata, in alcuni casi anche con più gradi di “frizzantezza” per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Le migliori acque frizzanti, di qualità ottima sono:

  • BOARIO FRIZZANTE (77, la migliore del test)
  • EVA FRIZZANTE  (73)
  • SORGESANA LEGGERMENTE FRIZZANTE  (73)
  • ROCCHETTA BRIO BLU LEGGERMENTE FRIZZANTE (71)
  • SAN BENEDETTO LEGGERMENTE FRIZZANTE (70)
  • CONAD LEGGERMENTE FRIZZANTE (70)
  • SAN BENEDETTO FRIZZANTE (70)

Il migliore acquisto:

  • BLUES (EUROSPIN) FRIZZANTE (69)  Sorgente: S. Antonio, Cadorago (CO)

Seguito da:

  • FONTE GUIZZA FRIZZANTE  (68)
  • GRAN GUIZZA LEGGERMENTE FRIZZANTE (67)
  • BIANCANEVE VIVILAND (MD) FRIZZANTE (67)

In fondo alla classifica, tra le peggiori di qualità media, troviamo:

  • MARTINA FRIZZANTE (59)
  • SANT’ANNA DI VINADIO FRIZZANTE (55)
  • BLUES (EUROSPIN) FRIZZANTE Sorgente Pozzo ACI Sabrinella, Altavilla Milicia (PA) (55)
  • SAN PELLEGRINO FRIZZANTE (52)
  • LEVISSIMA FRIZZANTE (51)

In Gran Bretagna accordo per le bibite gassate

La Cf Industries, che mette sul mercato il 60% della Co2 alimentare nel Regno Unito, ha manifestato l’intenzione di interrompere la produzione per un sottoprodotto più economico. A causare l’aumento dei costi, i prezzi elevati dell’energia necessaria per produrla.

I clienti dell’azienda hanno firmato un contratto di tre mesi per i rifornimenti: questo ha mantenuto aperto un sito di produzione chiave per il mercato del fertilizzante alimentare, ma la guerra in Ucraina (con il conseguente aumento dei prezzi per l’energia) ha reso troppo costosa l’attività della sede.

L’azienda ha quindi deciso di chiudere la fabbrica e ora il governo britannico sta cercando di promuovere un nuovo accordo per la produzione di Co2 alimentare con la CF Industries. Secondo la BBC, il nuovo contratto non prevede costi per i contribuenti e durerà almeno fino alla primavera.

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