Cronaca

I medici italiani contro l’aiuto al suicidio: le nuove linee guida dopo la sentenza della Consulta

All’indomani del pronunciamento della Consulta in merito alla legge sull’aiuto al suicidio, che ha deciso in merito alla legittimità dell’articolo 580 del Codice penale, che punisce l’istigazione o l’aiuto al suicidio con pene tra i 5 e i 12 anni di carcere, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi (Fnomceo) ha emesso una nota che chiarisce la posizione dei medici italiani in merito al fine vita

Legge sull’aiuto al suicidio: la decisione della Consulta

A parlare della posizione della Fnomceo è stato il presidente Filippo Anelli, che ha riassunto la linea emersa a Parma all’interno della Consulta di Bioetica della Federazione

Il medico non abbandonerà mai a se stesso il paziente, assicurerà sempre le cure si palliative per contenere il dolore sino alla sedazione profonda e sarà presente fin dopo il decesso, che certificherà, ma non compirà l’atto fisico di somministrare la morte. Il suicidio assistito non deve essere necessariamente medicalizzato: ciò non toglie che il professionista continuerà a restare vicino al malato in tutte le fasi che il diritto all’autodeterminazione gli consente, fino a dopo la morte, certificandola.

Una sentenza storica

La sentenza della Consulta ha messo fine al procedimento contro l’esponente dei Radicali Marco Cappato, imputato nel processo per la morte di Dj Fabo.



Un iter complicato

Già nell’ottobre 2018, un’altra udienza si era conclusa con un’ordinanza dei giudici costituzionali attraverso cui si dava al Parlamento quasi un anno di tempo per colmare il vuoto normativo, e produrre una legge sul fine vita. Ma da allora nessun passo è stato fatto.

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