Cronaca

Il Comitato Tecnico Scientifico lanciò l’allarme per la diffusione sul coronavirus in Italia il 28 febbraio

Il Comitato Tecnico Scientifico lanciò l’allarme per la diffusione sul coronavirus in Italia il 28 febbraio ma venne ignorato: le aree più colpite dal covid vennero chiuse con 10 giorni di ritardo. È quando emerge da uno dei documenti ufficiali desecretati grazie all’iniziativa della Fondazione Einaudi.

Coronavirus in Italia, allarme lanciato alla fine di febbraio: venne ignorato

Il 28 febbraio il Comitato tecnico scientifico scriveva, in uno dei documenti ufficiali desecretati grazie all’iniziativa della Fondazione Einaudi “Le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus, tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste come segue”.


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I primi giorni dell’emergenza

Sono passati mesi da quel terribile febbraio in cui l’Italia si scoprì vulnerabile e il covid entrò nella vita di tutti noi. Il paziente 1 era stato individuato a Codogno, e anche il Comune di Vo’ Euganeo piombava nell’incubo, registrando la prima vittima del coronavirus nel nostro Paese.

Il documento

Nel documento sono elencati una serie di provvedimenti , come la chiusura di tutte le attività commerciali, il mantenimento della distanza di un metro, la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico e privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolte in luoghi chiusi ma aperti al pubblico (grandi eventi, cinema, teatri, discoteche e cerimonie religiose), chiusura di scuole e università.


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La riunione

Alla riunione del 28 febbraio, il coordinatore Miozzo, il presidente dell’Iss Brusaferro, Maraglino, Locatelli, Dionisio, Coccoluto, Ricciardi, D’Amario, Ippolito chiedevano misure immediatele tre regioni del Nord maggiormente colpite.

Il primo Dpcm

Solo 10 giorni dopo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, firma il primo Dpcm che prevede delle limitazioni agli spostamenti in Lombardia, province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia.

Un ritardo imperdonabile

Se il Comitato Tecnico Scientifico fosse stato ascoltato davvero in quei giorni, alcuni focolai, come quelli di Alzano e Nembro, e della Valseriana, sarebbero stati evitati?


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Il sito del Ministero della Salute

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