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Diabete di tipo 2: l’altezza è tra i fattori di rischio

Diabete di tipo 2: l’altezza conta. Uno studio condotto da Clemens Wittenbecher e Matthias Schulze, dell’Istituto Tedesco di Nutrizione Umana Potsdam-Rehbruecke ha evidenziato che chi è più basso è più a rischio.

Diabete di tipo 2: l’altezza è tra i fattori di rischio

L’altezza conta, almeno quando si parla di diabete di tipo 2. Questo è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Diabetologia, il giornale della European Association for the Study of Diabetes, condotto da Clemens Wittenbecher e Matthias Schulze, dell’Istituto Tedesco di Nutrizione Umana Potsdam-Rehbruecke.

Dalla ricerca pubblicata su Diabetologia è emerso che ogni 10cm di differenza in altezza si associano con un rischio diabete ridotto del 41% nei maschi e del 33% ridotto nelle femmine. L’associazione tra altezza e malattia è più forte per le persone di peso normale: in questo caso ogni 10 cm in più di altezza il rischio diabete si riduce dell’86% nei maschi e del 67% nelle femmine.

Diabete e altezza: Lo studio

Gli studiosi hanno analizzato un campione di 27.548 individui – 16.644 donne di 35-65 anni e 10.904 maschi di 40-65 anni. Ne hanno misurato vari parametri corporei (altezza, peso, girovita etc) e cardiometabolici (pressione del sangue, grasso nel fegato, glicemia a digiuno etc). Confrontando i dati raccolti tra coloro che sono affetti dal diabete e coloro che non hanno sviluppato la patologia, è emersa l’associazione tra bassa statura e rischio di diabete.

Per gli epidemiologi la bassa statura può essere considerata un campanello d’allarme per il rischio diabete, ma, spiegano, solo in maniera indiretta, cioè a causa di fattori di rischio cardiometabolici, come l’accumulo di grasso nel fegato, che sembra maggiore nelle persone di bassa statura.

L’opinione degli esperti

“Non è la prima volta che viene individuata l’associazione tra altezza e rischio diabete – sottolinea in un’intervista all’ANSA Francesco Purrello dell’Università di Catania e Presidente della Società italiana di Diabetologia (SID) – ma questo studio merita attenzione per la metodologia utilizzata e per la rivista prestigiosa che lo pubblica”.

“I risvolti pratici di questa osservazione – fa notare Purrello – sono che il monitoraggio dei principali fattori di rischio cardiometabolico deve essere ancora più frequente e più attento nelle persone di bassa statura. Inoltre viene confermato che l’accumulo di grasso nel fegato (steatosi epatica) non deve più essere sottovalutato come fattore di rischio per lo sviluppo di malattie metaboliche come il diabete”.

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