Curiosità

L’Anfiteatro Campano: la scuola gladiatoria di Capua che ispirò il Colosseo

L’anfiteatro campano, situato a Capua è, nel mondo romano, una delle scuole gladiatorie più importanti mai esistite insieme a quella di Roma e quella di Pompei. Di proprietà di Lentulo Batiato, diviene nota grazie alla vicenda di Spartaco, un valoroso guerriero trace che sfidò Roma.

 

anf campano

L’Anfiteatro Campano: storia e origini

Il gladiatore era protagonista di combattimenti all’ultimo sangue all’interno dell’arena, contro belve feroci e contro altri gladiatori, tipica tradizione romana finalizzata a divertire popolo e aristocrazia. Sarà proprio Spartaco a tentare di debellare la schiavitù, sovvertendo le autorità che lo avevano imprigionato. Il tutto avverrà proprio tra le mura dell’anfiteatro, guidando “La rivolta degli schiavi” nel 73 a. c, Il movente della rivolta sono state, sicuramente, le precarie ed inumane condizioni cui lui e gli altri gladiatori erano sottoposti. Spartaco verrà seguito ed appoggiato da 70 gladiatori che si spingeranno fino alla sommità del Vesuvio, il quale costituirà, in tal modo, la prima tappa della rivolta del trace. 

La struttura e la forma dell’anfiteatro campano

L’anfiteatro campano è stato sicuramente utilizzato come modello per il celebre e maestoso Colosseo (Anfiteatro Flavio) infatti, l’arena presenta le medesime dimensioni di quella dell’anfiteatro romano ed è lunga 76,29 metri e larga 45,93 . La forma dell’edificio è ellittica, l’asse maggiore misura 170,28 metri e l’asse minore 139,92, mentre in altezza raggiunge i 46,06 metri. Per quel che concerne la struttura dell’edificio, quest’ultimo appariva formato da tre ordini di arcate sovrapposte sormontate da un quarto piano costituito da una parete.

Struttura: le arcate e la parete del quarto piano

Le arcate del primo piano immettevano in un doppio portico aperto, sostenuto da pilastri e coperto a volte. La parete del quarto piano era decorata da lesene, e tra queste si aprivano delle finestre le quali illuminavano un corridoio che serviva per riporre il velario, impiegato per proteggere gli spettatori dal sole o nelle giornate di maltempo e maneggiato dai marinai della flotta di Baia.

La chiave di volta (concio posto al culmine di un arco o di una volta) di ogni arco era ornata da un busto a bassorilievo di divinità, come ci testimoniano i due ancora in loco raffiguranti Diana e Giunone. Statue intere si trovavano invece nei vani dei piani superiori e se ne conservano tre esposte al Museo Nazionale di Napoli: Adone o Apollo di Capua, Afrodite o Venere di Capua e Psiche.

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