Economia

Assegno unico, a marzo 2023 arrivano gli aumenti (ma non per tutti)

A marzo 2023 arrivano gli aumenti sull’assegno unico universale. Nelle prossime settimane arrivano i conguagli sugli importi degli assegni unici già erogati dall’Inps. Le operazioni riguarderanno diverse categorie di beneficiari, dai percettori del reddito di cittadinanza alle famiglie monogenitoriali. Gli effetti non saranno però uguali per tutti: c’è chi si vedrà accreditare cifre arretrate, perché non ancora corrisposte, e chi invece vedrà gli importi diminuire, perché in passato ha usufruito di maggiorazioni che in realtà non gli spettavano. Andiamo con ordine, cercando di fare chiarezza.

Assegno unico a marzo 2023: tutti gli aumenti

Ci sono in primis le novità introdotte con la legge di bilancio 2023, con cui si è deciso di portare da 100 a 150 l’aumento forfettario degli assegni per i nuclei familiari con almeno quattro figli. La maggiorazione non è però scattata dallo scorso gennaio, ma è partita dal mese di febbraio: gli accrediti sono in corso proprio in questi giorni. Questo significa che il forfettario di gennaio dovrebbe arrivare insieme al prossimo assegno, quello di marzo. C’è poi la rivalutazione degli assegni per adeguarli all’inflazione. Anche in questo caso l’Inps ha fatto partire gli assegni con i valori aggiornati dal mese di febbraio. Ancora una volta, quindi, la cifra rivalutata di gennaio verrà accreditata da marzo.

Assegno unico: arriva il doppio aumento


Nel dettaglio, il tasso di rivalutazione è stato fissato all’8,1% e non coinvolgerà soltanto l’importo dell’assegno in sé (portando ad esempio il minimo di 50 euro a 54,10 euro), ma anche le soglie Isee sulla base delle quali vengono erogate cifre diverse. Se oggi la soglia per ottenere l’importo massimo è di 15mila euro, per effetto della rivalutazione all’8,1% salirà quindi a 16.215 euro. Cambia per effetto della rivalutazione anche l’importo delle maggiorazioni già previste dalla normativa, come ad esempio quelle per figli disabili e per figli successivi al secondo.

Assegno unico, scatta la beffa: perché qualcuno sta ricevendo una cifra più bassa


Nelle prossime settimane arriveranno anche le somme spettanti di diritto ma non ancora erogate a chi percepisce il reddito di cittadinanza. L’Inps aveva stabilito un automatismo nell’assegnare l’assegno unico alle famiglie con il sussidio, sulla base delle informazioni già in possesso dell’ente. Solo in un secondo momento era stato però attivato il modello “Rdc/Com/Au”, che permetteva di precisare alcune informazioni (come l’età dei figli) per un calcolo preciso sull’ammontare dell’assegno. La procedura è stata resa disponibile dallo scorso giugno. Partirà un conguaglio anche nei casi in cui gli assegni erogati da marzo a maggio 2022 non fossero adeguati alle caratteristiche specifiche dei figli e dei nuclei familiari.

L’assegno unico per le famiglie monogenitoriali

Se tutte le categorie citate finora nelle prossime settimane riceveranno conguagli in aumento, lo stesso non si può dire per le famiglie monogenitoriali. Lo scorso anno era stata erogata una maggiorazione mensile dell’assegno per ogni figlio minorenne a carico, “nel caso in cui entrambi i genitori risultassero titolari di redditi da lavoro”. La maggiorazione è di 30 euro nel caso di famiglie con un Isee inferiore a 15mila euro annui. Si va invece a ridurre, progressivamente, per chi supera questa soglia, fino ad azzerarsi per i redditi Isee dai 40mila euro in su.

Molte famiglie composte da un solo genitore avevano però fatto domanda della maggiorazione, perché i requisiti previsti dalla normativa non venivano specificati nel modulo per la richiesta. Tutto è partito da un “cavillo” normativo, come abbiamo spiegato qui. L’Inps aveva fatto partire le erogazioni aumentate anche per loro (da marzo a settembre 2022), salvo poi bloccarle a ottobre. Tutte le maggiorazioni così ricevute andranno restituite allo Stato, sempre sotto forma di conguaglio sugli assegni futuri.

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