Cronaca

Attacco hacker al sito della Siae: 60 gigabite di dati rubati e pubblicati nel dark web. Richiesto riscatto in bitcoin, l’azienda: “non pagheremo”

Indaga la polizia postale

Il sito web della Siae è stato oggetto di un attacco hacker, attraverso un ramsomware: sarebbero stati rubati circa 60 gigabite di dati degli iscritti e diffusi nel dark web. È stato chiesto un riscatto in bitcoin che la società che tutela i diritti di autore degli artisti italiani si è però rifiutata di pagare.

Attacco hacker al sito della Siae

L’attacco, di cui è stato subito informato il Garante della privacy, risalirebbe a due settimane fa. Indaga la polizia postale. La Siae ha fatto sapere che metterà in campo tutte le operazioni possibili per tutelare i suoi iscritti.

Le indagini

La Società italiana degli autori e degli editori è già a conoscenza dell’intrusione nel proprio database da parte di attori malevoli e ha informato in mattinata la polizia postale e il garante della privacy per tutelare i dati dei propri iscritti, oggetto del ‘data breach’. Al momento sarebbero ancora in corso le verifiche per quantificare l’entità del danno.

Si tratta, nello specifico, di un databreach (fuga e pubblicazione di dati) che riguarda circa 60 gigabite di dati degli iscritti. I dati sono stati pubblicati nel dark web ed è stata fatta una richiesta di riscatto alla società in bitcoin.

La Siae: “non pagheremo alcun riscatto”

La società spiega all’AGI che non ha alcuna intenzione di dare seguito alla richiesta, e che nessun riscatto sarà pagato. Tra i dati pubblicati nel dark web, da quanto ha potuto verificare AGI, ci sono numerosi documenti di identità degli iscritti, contratti tra artisti e società, riconoscimenti di opere, iban e dati sensibili degli associati.

Cos’è un ramsomware?

Un ransomware è un tipo di malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere la limitazione. Ad esempio alcune forme di ransomware bloccano il sistema e intimano all’utente di pagare per sbloccare il sistema, altri invece cifrano i file dell’utente chiedendo di pagare per riportare i file cifrati in chiaro.

Inizialmente diffusi in Russia, gli attacchi con ransomware sono ora perpetrati in tutto il mondo. Nel giugno 2013, la casa software McAfee, specializzata in software di sicurezza, ha rilasciato dei dati che mostravano che nei primi tre mesi del 2013 erano stati registrati 250 000 diversi tipi di ransomware, più del doppio del numero ottenuto nei primi tre mesi dell’anno precedente. CryptoLocker, un worm ransomware apparso alla fine del 2013, ha ottenuto circa 3 milioni di dollari prima di essere reso innocuo dalle autorità.

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