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Attentati di Parigi: vicende, morti e danni degli attentati di matrice islamica

La strage del Bataclan 5 anni dopo

Gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 sono stati una serie di attacchi terroristici di matrice islamica sferrati da un commando armato collegato all’autoproclamato Stato Islamico, comunemente noto come ISIS, che li ha successivamente rivendicati; gli attacchi armati si sono concentrati nel I, X e XI arrondissement di Parigi e allo Stade de France, a Saint-Denis, nella regione dell’Île-de-France.

Attentati di Parigi, tutto ciò che c’è da sapere sugli attacchi armati dell’Isis

Gli attentati sono stati compiuti da almeno dieci persone fra uomini e donne, responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese, tra cui la più sanguinosa è avvenuta presso il teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise 90 persone.

Si è trattato della più cruenta aggressione in territorio francese dalla seconda guerra mondiale e del secondo più grave atto terroristico nei confini dell’Unione europea dopo gli attentati dell’11 marzo 2004 a Madrid.

Mentre gli attacchi erano ancora in corso, in un discorso televisivo il presidente francese François Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta la Francia e annunciato la chiusura temporanea delle frontiere.

Il contesto storico dell’attacco

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Dall’inizio del 2015 la Francia fu vittima di numerosi attentati terroristici di matrice islamica fondamentalista, compiuti da affiliati o sostenitori di Al-Qaida e dello Stato Islamico. Tra il 7 e il 9 gennaio erano stati attaccati gli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, e il supermercato kosher Hyper Cacher, a Porte de Vincennes. Negli assalti, compiuti dai fratelli Kouachi e da Amedy Coulibaly, appartenenti rispettivamente ad Al-Qāʿida nella Penisola Arabica e all’ISIS, erano rimaste uccise diciassette persone.

In seguito si verificarono altri attacchi di minore gravità in territorio francese: il 3 febbraio tre militari furono accoltellati a Nizza da Moussa Coulibaly, cittadino francese di origine africana; il 19 aprile una donna, Aurélie Châtelain, fu assassinata dallo studente algerino Sid Ahmed Ahlam, che aveva pianificato alcuni attacchi a due chiese di Villejuif, a Parigi, e alla Basilica del Sacro Cuore; il 26 giugno, a Saint-Quentin-Fallavier, il trentacinquenne di origini marocchine Yasmin Salhi uccise e decapitò il proprio datore di lavoro per poi fotografarsi con la testa mozzata della vittima ed inviare la fotografia in Siria tramite WhatsApp; dopodiché, tentò di distruggere una fabbrica di gas con un furgone imbottito di bombole esplosive.

Il 13 luglio quattro giovani tra i 16 e i 23 anni, tra cui un ex-militare, avevano presumibilmente progettato un attacco contro l’installazione militare di Fort Béar di Port-Vendres, nei Pirenei Orientali, con l’intenzione di filmare la decapitazione di un ufficiale. Il 21 agosto, su un treno ad alta velocità proveniente da Amsterdam e diretto a Parigi, tre militari americani in borghese ed un cittadino britannico, tutti in vacanza, scongiurarono un attacco riuscendo a bloccare il terrorista, il ventiseienne Ayoub El Khazzani, poco prima che aprisse il fuoco con un Kalashnikov. Nel tentativo di immobilizzarlo tre persone rimasero ferite.[7] Infine il 29 ottobre fu scongiurato un altro attentato contro alcuni soldati della Marina Francese a Tolone, nel dipartimento di Var.

La Francia non è però l’unico paese ad essere al centro degli attentati. Tra il 14 e 15 febbraio 2015 il terrore imperversava a Copenaghen, dove un giovane armato di fucile aprì il fuoco al Krudttønden Café, dove si stava tenendo una conferenza sulla libertà di espressione, uccidendo una persona e ferendo tre poliziotti, senza però colpire il disegnatore Lars Vilks. La sera del 14 febbraio lo stesso giovane si portò nei pressi della sinagoga locale, dove ferì gravemente un cittadino ebreo, che morì nelle ore successive.

Il terrorista venne in seguito ucciso dalla polizia danese. Il 18 marzo due terroristi fecero irruzione nel museo nazionale del Bardo, in Tunisia, sparando sui turisti all’interno e all’esterno del museo, uccidendo ventidue persone e ferendone quarantacinque. Entrambi furono uccisi dalle teste di cuoio della polizia tunisina. In seguito, il 26 giugno, due terroristi, tra cui lo studente ventitreenne di ingegneria elettronica Seifeddine Rezgui Yacoubi, uccisero trentotto persone nel complesso turistico di Port El-Kantaoui di Susa, in Tunisia. Durante la sparatoria, Yacoubi venne infine ucciso dalla polizia. Inoltre, a settembre, il primo ministro britannico David Cameron aveva annunciato la scongiura di un attacco alla regina Elisabetta da parte dell’ISIS.

Cronologia degli eventi

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13 novembre

  • 21:20: 1ª esplosione davanti al ristorante Events nei pressi dell’ingresso D dello Stade de France, in zona Saint-Denis, venti minuti dopo l’inizio della partita amichevole fra le nazionali di calcio di Francia e Germania seguita, allo stadio, da 80.000 tifosi, tra i quali il presidente della Repubblica francese François Hollande, il presidente dell’Assemblea Nazionale Claude Bartolone e il ministro degli affari esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. Per non aggravare la tensione, la partita prosegue; a causa dell’esplosione vi fu un morto, di nome Manuel Dias, più l’attentatore, identificato col nome di battaglia di Ukashah Al-Iraqi;
  • 21:25: 1ª sparatoria nei pressi dei due ristoranti Le Carillon, su Rue Alibert e Le Petit Cambodge, su Rue Bichat. Quattro terroristi (Abdelhamid Abaaoud, Chakib Akrouh, Brahim e probabilmente suo fratello minore Salah Abdeslam), a bordo di una SEAT León nera, hanno cominciato a sparare all’incrocio con i loro AK-47 consumando circa 100 proiettili, inneggiando alla Siria e all’Iraq e urlando in lingua araba: “Allahu Akbar!”[6] (13 morti e 10 feriti gravemente);
  • 21:30: 2ª esplosione davanti a un fast food Quick nei pressi dell’ingresso H dello Stade de France, in zona Saint-Denis (nessun morto a parte l’attentatore, identificato col nome di battaglia di Ali al-Iraqi);
  • 21:32: 2ª sparatoria nei pressi del Café Bonne Bière e della pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi. Durante l’assalto alla pizzeria, uno degli attentatori, probabilmente Salah Abdeslam, punta il proprio fucile d’assalto contro la studentessa Barbara Serpentini e la sua amica Sophia Bejali per ucciderle a bruciapelo, ma l’arma – a causa del termine dei proiettili o di un’inceppatura – non riesce a fare fuoco,[9] così le due fuggono e l’attentatore si allontana dal luogo della sparatoria a bordo della SEAT León nera (5 morti e 8 feriti);
  • 21:36: 3ª sparatoria davanti al ristorante La Belle Équipe, nei pressi di rue de Charonne, nell’XI arrondissement (21 morti e 9 feriti);

Particolare di un biglietto di ingresso del Bataclan per il concerto degli Eagles of Death Metal del 13 novembre 2015

  • Dalle 21:40 alle 21:48: durante un concerto del gruppo rock statunitense Eagles of Death Metal, iniziato alle 20:45 e con circa 1.500 spettatori, 3 terroristi vestiti di nero (Ismaël Omar Mostefaï, Samy Amimour e Foued Mohamed-Aggad), equipaggiati di zaini porta-caricatori, AK-47, di un fucile a pompa, alcune bombe a mano e cinture esplosive, parcheggiano la loro Volkswagen Polo nera accanto al teatro Bataclan, su Boulevard Voltaire, e due minuti dopo uno dei tre manda un SMS a Mohamed Belkaid, il coordinatore principale degli attacchi rifugiato in Belgio, in cui si legge: “Siamo partiti, cominciamo”. La linea di ricezione viene immediatamente disattivata e gli assalitori gettano il cellulare in un cestino della spazzatura situato nei paraggi. Dopodiché, i terroristi irrompono nel teatro sparando contro la folla, urlando “Allahu Akbar!” e inneggiando alla Siria e all’Iraq. La prima raffica, sparata mentre la band suona il brano Kiss the Devil, provoca una decina di vittime (tra cui un addetto alla sicurezza e tre ragazzi, oltre all’addetto al merchandising del gruppo Nick Alexander) davanti all’ingresso, ma viene in un primo istante scambiata per degli amplificatori o degli effetti pirotecnici. La seconda si dirige verso il bar e mette in fuga il leader Jesse Hughes, il chitarrista Eden Galindo, il bassista Matt McJunkins e il batterista Julian Dorio (che si era riparato dietro le strumentazioni), mentre il chitarrista Dave Catching continua ancora per qualche istante a tenere il centro del palco. Subito dopo i tre uomini si posizionano sulla platea e sparano altre diverse raffiche sugli spettatori nel giro di 20 minuti. I presenti, terrorizzati dalle esplosioni delle granate, tentano, con l’aiuto dei buttafuori, di evacuare il locale attraverso porte di sicurezza e finestre laterali, mentre il resto dei membri della band riesce a sopravvivere all’irruzione degli attentatori scappando da un’uscita dietro le quinte, per poi rifugiarsi in una stazione di polizia. Altre 50 persone scappano sul tetto, altre ancora si rifugiano nei bagni pubblici e nei camerini. Daniel Psenny, un giornalista di Le Monde che abita al lato del teatro a Saint-Pierre Amelot, si affaccia alla finestra del suo appartamento e riprende con uno smartphone gli spettatori che fuggono attraverso le uscite di sicurezza del Bataclan. Dopo aver registrato, Psenny scende in marciapiede e soccorre un trentaseienne statunitense di nome Matthew rimasto ferito al polpaccio sinistro, mentre il reporter viene lievemente colpito da un proiettile vagante al braccio sinistro da uno dei terroristi. Durante la carneficina, gli attentatori, mentre cominciano a sequestrare le persone presenti, iniziano anche a fucilare e uccidere numerosi ostaggi riversi per terra, intenti a fingersi morti;
  • 21:43: 3ª esplosione, 1 terrorista, identificato come Brahim (fratello maggiore di Salah), esce dalla SEAT León nera e si fa esplodere nella caffetteria Comptoir Voltaire nei pressi del teatro Bataclan, su Boulevard Voltaire[10] (nessun morto oltre all’attentatore, 15 feriti);
  • 21:53: 4ª esplosione presso un McDonald’s situato a circa 400 metri dallo Stade de France, in zona Saint-Denis (nessun morto oltre all’attentatore Bilal Hadfi, 11 feriti gravi);
  • 22:00: allertato degli attacchi, un sovrintendente capo della B.A.C. 75, armato solamente di una pistola SP 2022 e scortato da un suo collega brigadiere, irrompe per primo al piano terra del teatro e scopre diversi cadaveri riversi sul pavimento della sala. Sette minuti dopo, scavalcando i corpi, si ritrova faccia a faccia con uno dei terroristi posizionato a sinistra del palco, identificato come Amimour, mentre tiene sotto tiro uno degli ostaggi. L’uomo apre il fuoco, ma l’ufficiale e il sottufficiale si riparano dietro a un pilastro e uccidono rapidamente l’attentatore sparando sei colpi; il giubbotto esplosivo che indossa è fatto detonare. Lo scoppio dilania il corpo di Amimour, eccetto una sua gamba e la testa, che sono poi ritrovate sul palco. Lo spettatore sopravvissuto fugge immediatamente dal teatro mentre Aggad e Mostefaï rispondono al fuoco contro i due agenti dal bordo della platea, ma questi ultimi, rimasti illesi, contattano via ricetrasmittente il resto dei rinforzi. Contemporaneamente, viene organizzata un’unità di crisi con il presidente Hollande, il Primo Ministro Manuel Valls e il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, mentre le forze dell’ordine impostano il coprifuoco in tutta la città, invitando i cittadini a non uscire di casa;
  • 22:09: giungono all’esterno del Bataclan le prime squadre della Brigade de Recherche et d’Intervention, un corpo speciale della polizia francese, equipaggiate con elmetti dotati di visiera antiproiettile, passamontagna, giubbotti antiproiettile e fucili d’assalto H&K G36C. Un gruppo di 5 poliziotti della B.A.C. 94, appostati in un angolo accanto al teatro tra Voltaire Boulevard e Saint-Pierre Amelot, viene accolto da una raffica di fucile Kalashnikov da uno dei terroristi; i poliziotti riescono però a sfuggire dalle pallottole. La sparatoria viene immortalata da Patrick Zachmann, un fotoreporter francese membro della Magnum Photos, e da un abitante di un appartamento situato nei pressi del Bataclan al Boulevard Richard-Lenoir;
  • 22:15: intervengono altri 60 poliziotti della B.R.I. e gli ufficiali tentano di organizzare un’irruzione all’interno del teatro sotto il fuoco dei terroristi per soccorrere i superstiti. Nel frattempo, un totale di 430 pompieri della Brigade de sapeurs-pompiers de Paris, al comando del generale Philippe Boutinaud, viene mobilitato in tutta la città con 21 squadre di paramedici a bordo di 125 camion per prestare i primi soccorsi alle vittime;
  • 22:30: il presidente Hollande lascia sotto scorta lo Stade de France, per motivi di sicurezza;
  • 22:45: intorno a quest’ora, intervengono sul luogo anche 10 agenti della Recherche, assistance, intervention, dissuasion, un altro corpo speciale della polizia di frontiera comandato dal controllore generale Jean-Michel Fauvergue, che si appostano all’esterno del piano terra del Bataclan allo scopo di proteggere i poliziotti della B.R.I. in caso di necessità;
  • 23:00: una trentina di poliziotti della B.R.I., a gruppi di due, raggiunge la platea attraverso due scale posizionate sulla balconata del teatro, mentre gli spettatori sopravvissuti escono dai loro nascondigli lasciando silenziosamente il luogo dell’attentato;
  • 23:15: gli agenti, continuando la bonifica del piano superiore, trovano due terroristi e un gruppo di 60-100 ostaggi rifugiati in una stanza situata nell’ala ovest del teatro;
  • 23:27: i terroristi, attraverso il cellulare di uno degli ostaggi di nome Sebastien Besatti (uno degli spettatori che ha contribuito a soccorrere una donna incinta rifugiatasi su un davanzale di una finestra del secondo piano del Bataclan), minacciano i poliziotti e il negoziatore Pascal (già noto per aver diretto le trattative con Amedy Coulibaly durante il sequestro del supermercato ebraico Hypercacher del precedente 9 gennaio) di decapitare gli spettatori se il resto degli agenti non abbandonerà il teatro. Nei successivi 50 minuti e nelle altre quattro chiamate, i terroristi rifiutano di negoziare, ma le chiamate fanno guadagnare il tempo necessario alla polizia per organizzare un’operazione atta a soccorrere gli ostaggi;
  • 23:37: viene attivato il piano “Rosso Alfa”, previsto per portare soccorso in modo coordinato a un numero elevato di vittime in caso di attentati multipli;
  • 23:53: il presidente Hollande, abbandonato definitivamente lo Stade de France, appare in diretta TV e dichiara ufficialmente in un discorso lo stato di emergenza in tutto il paese e la temporanea chiusura delle frontiere;
  • 23:55: il governo francese si riunisce in un consiglio dei ministri straordinario;

14 novembre

  • 00:00: intorno a quest’ora i tifosi abbandonano completamente lo Stade de France cantando l’inno nazionale francese La Marseillaise in segno di solidarietà;
  • Dalle 00:18 alle 00:23: dopo circa un’ora di negoziazioni e il successivo rilascio di 5 ostaggi, il commissario Christophe Molmy, comandante supremo della B.R.I., e il suo vice George Salinas ordinano via radio di iniziare un raid al teatro Bataclan. Nel corso dell’irruzione nel corridoio, Mostefaï e Aggad usano gli ostaggi come scudi umani e aprono il fuoco contro gli agenti armati di scudi balistici, ferendo uno di loro alla mano sinistra mentre il resto dei poliziotti, sotto il comando di un capitano identificato con lo pseudonimo di “Jeremy”, lanciano granate flash bang e fumogene. Durante i cinque minuti di combattimento, gli agenti raggiungono la fine del corridoio e un poliziotto armato di G36C spara ferendo a morte Aggad, provocando l’innesco della cintura esplosiva e l’uccisione di lui stesso. Poco dopo, Mostefaï, stordito dall’esplosione, viene infine freddato da un agente della seconda colonna nel vano tentativo di afferrare il detonatore per farsi saltare in aria. Dopodiché il resto degli ostaggi sopravvissuti vengono immediatamente allontanati dal luogo della carneficina e soccorsi dalle ambulanze;
  • 00:58: termina ufficialmente il raid nel locale e i poliziotti della B.R.I. e della R.A.I.D. fanno ritorno nelle loro caserme. Minuti dopo, intervengono nella capitale anche diversi reggimenti dell’esercito francese (che comprendono il 3e Régiment de Parachutistes d’Infanterie de Marine, il 12e Régiment de Cuirassiers, il 40e Régiment d’Artillerie e il 3e Régiment d’Infanterie de Marine), incaricati di pattugliare e mettere in sicurezza le strade. 90 persone in totale hanno perso la vita nel Bataclan;
  • 01:00: l’ISIS rivendica ufficialmente, tramite Twitter, gli attacchi alla capitale francese ed esulta, minacciando di colpire anche Washington D.C., Londra e Roma. Contemporaneamente, le luci della Torre Eiffel vengono spente come è regolare in questo orario, dopodiché saranno costantemente spente per tutto il giorno seguente in segno di lutto;
  • 01:20: Hollande e il premier Valls si recano al Bataclan a portare la loro solidarietà. Dopodiché tornano al Ministero dell’Interno per continuare a seguire gli sviluppi;
  • 02:55: la squadra di calcio francese evacua definitivamente dallo Stade de France;
  • 08:30: continuano gli sforzi dei paramedici e dei pompieri per rimuovere i corpi dal Bataclan;
  • 10:53: il presidente Hollande, in diretta dal Palazzo dell’Eliseo, fa un discorso ufficiale alla nazione e al mondo intero, dichiarando che la Francia sarà spietata nei confronti dello Stato Islamico e condanna gli attacchi definendoli un “atto di barbarie assoluta”.

Vittime

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  • 99 frenacesi
  • 3 cileni
  • 3 spagnoli
  • 3 algerini
  • 2 belga
  • 2 portoghesi
  • 2 messicani
  • 2 rumeni
  • 2 egiziani
  • 1 burkinabé
  • 1 russo
  • 1 messicano
  • 1 tedesco
  • 1 italiano
  • 1 armeno
  • 1 marocchino
  • 1 svedese
  • 1 inglese
  • 1 venezuelano

Negli attacchi sono rimaste uccise 130 persone e ferite tra 352 e 368 (tra cui un poliziotto della B.R.I. ferito da una pallottola vagante alla mano sinistra durante il raid nel Bataclan), di cui 80 portati all’ospedale in gravi condizioni. 90 persone sono morte al teatro Bataclan, 13 al Le Carillon e al Le Petit Cambodge, 5 al Café Bonne Bière e a La Casa Nostra, 21 a La Belle Équipe e 1 allo Stade de France. Le vittime erano di 26 diverse nazionalità. Uno dei feriti è poi deceduto, portando così il numero totale di morti a 130.

In senso antiorario: scena dell’attentato in Boulevard Voltaire, forze di polizia in rue de la République Saint-Denis dopo il raid di Saint-Denis, furgoni della polizia al Bataclan il mattino seguente, manifestazione di cordoglio pubblico, la Tour Eiffel illuminata coi colori nazionali francesi in memoria delle vittime.

Il critico musicale del periodico Les Inrockuptibles, Guillaume B. Decherf, il dirigente della casa discografica Mercury Records France Thomas Ayad e il manager degli Eagles of Death Metal Nick Alexander sono fra le vittime dei terroristi islamici nel Bataclan. Alcuni sopravvissuti soffrono di stress post traumatico.

Sviluppi giudiziari

Le indagini sono coordinate dal procuratore della Repubblica di Parigi François Molins e mirano all’identificazione dei terroristi, alla ricostruzione dei loro percorsi e all’individuazione degli eventuali complici.

Il procuratore ha tenuto una conferenza stampa senza domande nella serata del 14 novembre, in cui ha precisato i primi elementi raccolti, ha fornito una prima ricostruzione ufficiale dell’accaduto e ha aggiornato il numero provvisorio delle vittime.

Al momento di questa ricostruzione, erano stati individuati sette terroristi morti; fra questi, uno degli assaltatori del Bataclan era stato identificato formalmente come un cittadino francese di circa 30 anni nato a Courcouronnes (dipartimento dell’Essonne, nella banlieue della capitale francese) e schedato per la sua “radicalizzazione”.

La vettura usata durante gli attacchi a Bataclan, era stata noleggiata a Bruxelles da un cittadino francese residente in Belgio.

Reazioni militari o di ordine pubblico successive ai fatti

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I fatti di Parigi del 13 novembre hanno innescato una serie di azioni repressive militari o di polizia atte a colpire individui direttamente coinvolti o in qualche modo riconducibili all’organizzazione degli attentati parigini.

  • Il 15 novembre l’Aviazione Francese ha condotto un raid con 10 caccia contro le postazioni dell’ISIS intorno a al-Raqqa, distruggendo rispettivamente un centro di comando, una struttura di reclutamento di jihadisti, otto depositi di munizioni e un campo di addestramento.
  • All’alba del 18 novembre le forze dell’ordine francesi hanno assaltato, nella banlieue parigina di Saint-Denis, alcuni appartamenti occupati da terroristi che sarebbero stati in procinto di organizzare un nuovo attacco nel distretto di La Défense, vicino Parigi: cinque individui sono stati arrestati e due sono morti.[42] Tra i morti anche Abdelhamid Abaaoud, il presunto organizzatore dei fatti di Parigi.
  • Durante la mattinata del 19 novembre le forze speciali belghe hanno condotto alcuni raid nella cittadina di Molenbeek-Saint-Jean, in Belgio.[43]
  • Nel pomeriggio dello stesso giorno un nuovo blitz della polizia ha interessato un quartiere della cittadina di Charleville-Mézières, nelle Ardenne, non distante dal confine con il Belgio.[44]
  • Il 15 marzo 2016 viene lanciato un raid della polizia belga nel comune di Forest, a Bruxelles: due sospetti sono fuggiti, mentre un terrorista viene ucciso da un cecchino.
  • Il 18 marzo dello stesso anno, nel corso di un’operazione da parte della polizia belga nel quartiere di Molenbeek, a Bruxelles, viene ferito e arrestato il terrorista Salah Abdeslam, uno dei presunti coordinatori operativi degli attacchi di Parigi.

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