Cronaca

Buon Natale si può ancora dire: la Commissione Europea fa retromarcia e ritira le linee guida

Auguri di Natale, il decalogo dell'Unione Europea: meglio dire buone feste per non urtare la sensibilità religiosa dei non cristiani

Attenzione a come si fanno gli auguri: meglio dire buone feste che buon Natale. È quanto prevede il decalogo stilato dalla Commissione europea: una lista di espressioni che non urtino la sensibilità di alcuno durante le festività natalizie. Fare un riferimento religioso, come quelle del Natale, in un messaggio o nelle mail che ci si scambia con i colleghi prima delle ferie, potrebbe invece creare dei problemi se chi li riceve è di un’altra fede.

Auguri di Natale, il decalogo della Commissione Europea

Bruxelles scrive: “Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale» senza riferimenti di «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”. Il documento “Union of Equality” mira ad una corretta comunicazione che prevede anche la cancellazione di Mss Mrs (signorine e signore), sostituite del generico Ms. 

E anche le festività non dovranno più essere riferite a connotazioni religiose, come il Natale, ma citate in maniera generica: si dovrà dire, ad esempio, le “festività sono stressanti” e non più “il Natale è stressante”, recita il documento.

Cosa dice l’Unione Europea sugli auguri di Natale

In merito alle festività la commissione chiede di «evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani». Con tanto di esempi: al posto di dire o scrivere «Natale è stressante» l’esecutivo europeo invita ad utilizzare le parole: “Le festività sono stressanti”». Anziché buon Natale, è meglio dire buone feste.

“Evita di dare per scontato che tutti siano cristiani – è l’indicazione contenuta nel documento interno —. Non tutti celebrano le feste cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano nelle stesse date. Sii sensibile al fatto che le persone hanno diverse tradizioni religiose e calendari». Anche «buone vacanze» potrebbe andare bene.

Le reazioni

Immediate le reazioni della politica italiana. Matteo Salvini, leader della Lega, ha scritto su Twitter: “Maria, Giuseppe, Viva il Natale. Sperando che in Europa nessuno si offenda”. E ancora: La Commissione Europea, tramite un documento interno, considera il Natale festività poco «inclusiva». Nel bersaglio anche i nomi Maria e Giovanni. Il motivo? Potrebbero risultare «offensivi» per i non cristiani. Ora basta: la nostra storia e la nostra identità non si cancellano”. Così, con un tweet, la leader di Fdi, Giorgia Meloni, era intervenuta ieri per contestare la decisione presa a Bruxelles che ancora oggi ha acceso un forte dibattito politico.


 


Il dietrofront

Buon Natale si può ancora dire. La Commissione Europea tranquillizza tutti i pasdaran del cattolicesimo. Anche se, oggettivamente, quello delle istituzioni europee non è stato forse un esempio felice. E’ ridicolo anche abolire un modo di dire che è entrato negli usi e costumi, che è tradizione della maggior parte degli europei.

“L’iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione. Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento”. Lo dichiara la commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli, supervisor delle indicazioni per la comunicazione esterna e interna dell’Ue. Che, in queste ore, hanno sollevato diverse polemiche, a partire dai riferimenti al Natale.

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