Il direttore Renato Pizzuti esprime il suo dispiacere dopo l’ennesimo episodio di violenza verbale e fisica nei confronti di un lavoratore al Pronto soccorso della Città ospedaliera di Avellino.
Aggressione di un operatore socio sanitario del Pronto Soccorso, le dichiarazioni del direttore Renato Pizzuti
“L’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati è al fianco dell’operatore socio-sanitario aggredito e il tema della sicurezza del personale è all’attenzione della Direzione strategica“. Il direttore Renato Pizzuti, dopo l’ennesimo episodio di violenza verbale e fisica nei confronti di un lavoratore al Pronto soccorso della Città ospedaliera di Avellino, esprime il suo profondo dispiacere per quanto accaduto. Sottolineando la gravità di un atto già di per sé inaccettabile, evidenzia che diventa ancora più intollerabile quando la vittima è una persona che sta svolgendo il proprio lavoro e si dedica quotidianamente in uno dei reparti più delicati, dove si combatte ogni giorno per salvare vite umane. Inoltre, fa riferimento alle ulteriori misure che è necessario adottare per assicurare una maggiore protezione agli operatori.
“Sono state già intensificate alcune attività di monitoraggio e di prevenzione – evidenzia -, con l’aumento del numero dei dispositivi di controllo degli ambienti e una maggiore copertura della vigilanza. Proprio in virtù del potenziamento del servizio di Polizia, con la presenza fissa di un agente nell’area del triage del Pronto soccorso e attraverso le immagini delle telecamere a circuito chiuso si è riusciti a ricostruire quanto accaduto venerdì scorso e a identificare in poche ore l’autore dell’aggressione, che è stato denunciato. A tal proposito, ringrazio il Questore di Avellino per la collaborazione e l’attenzione dimostrate nei confronti del nostro ospedale. Occorre adoperarsi su diversi fronti per arginare il fenomeno della violenza contro il personale sanitario”, continua il Direttore generale.
“Ritengo che le tutele sanzionatorie da sole non bastino a impedire che gli operatori subiscano aggressioni. Non possiamo accettare la violenza e ben vengano i provvedimenti operativi come la flagranza differita e più severe misure di deterrenza. Contestualmente, però, bisogna avviare opere di educazione, facendo conoscere bene ai cittadini la realtà ospedaliera, trasmettendo loro una percezione chiara di tempi e modalità di assistenza e facendo maturare la giusta idea che persone e luoghi, nei contesti sanitari, rappresentano un bene comune che va tutelato e salvaguardato. Una comunicazione che non deve essere a senso unico, sia chiaro. Per quanto ci riguarda, l’Azienda sta lavorando all’organizzazione di corsi di formazione per migliorare la comunicazione operatore-utente, a tutti i livelli: l’accoglienza – conclude il manager – è la parola-chiave dalla quale partire, o meglio, ripartire per ricostruire un clima di fiducia e di rispetto che si sta tristemente perdendo”.