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Droga arriva nel carcere di Avellino con i droni: la scoperta della polizia penitenziaria

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Droga nel Carcere di Avellino. Importante operazione di servizio della Polizia Penitenziaria di Avellino, che ieri sera ha sequestrato dello stupefacente che stava per essere introdotto nella Casa circondariale. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario Nazionale per la Campania Emilio Fattorello.

Avellino, la droga arriva in carcere dal cielo

“Verso le ore 20.00, gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno rinvenuto e sequestrato un drone con il suo carico di ben 500 grammi di sostanza stupefacente del tipo hashish. Dalla ricostruzione fatta dopo il rinvenimento dell’oggetto volante risulterebbe che una avaria o una manovra errata abbia fatto precipitare il drone. L’attenta sorveglianza posta in essere alla video sorveglianza del Nuovo Padiglione, ha consentito, ai baschi azzurri, rilevare la presenza del drone nel cortile dei passeggi, del predetto Reparto, nonostante le tenebre della sera.

La scoperta

“La droga”, spiega ancora Fattorello, “era collegata al drone, del tipo professionale, con un filo lungo circa 40 metri: ciò lascia immaginare quale altezza di volo possono raggiungere simili apparecchi, manovrati anche da lunghe distanze. Non è la prima volta che si rinvengono involucri contenenti droga e telefonini, in diverse zone dell’Istituto Penitenziario Irpino e negli altri Istituti della Regione Campania. Una vera e propria “manna dal cielo” per i detenuti destinatari che possono condurre i loro illeciti traffici anche con l’esterno. Il compiacimento del SAPPE Campania va al personale del Reparto della C. C. di Avellino. Vengono cosi confermate tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza, vedasi, ad esempio, l’evento critico di Frosinone, ove ha fatto ingresso in Istituto una pistola, con le stesse modalità”.

Le consegne con i droni

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, dichiara: “I droni, se da un lato hanno grandi possibilità di sviluppo, comportano, però, anche innumerevoli questioni in termini di privacy e di sicurezza, in quanto per la loro natura si prestano ad essere impiegati in diverse attività illecite. Con riferimento alla sicurezza negli Istituti penitenziari, è dal 2015 che abbiamo denunciato l’introduzione illecita di sostanze stupefacenti, e di oggetti comunque non consentiti, all’interno degli Istituti penitenziari, mediante appunto l’utilizzo dei droni.  Non a caso, dicemmo di pensare che cosa sarebbe potuto accadere se un drone fosse riuscito a trasportare esplosivo o armi dentro a un carcere: ora lo sappiamo, purtroppo… Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente al drone si devono accompagnare strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale.”

La denuncia

E rincara la dose: “L’Amministrazione Penitenziaria non ascolta il SAPPE e gli altri Sindacati e succede quel che è successo ad Avellino ed a Frosinone, solo per citare gli ultimi esempi. Il DAP naviga a vista, come dimostrano proprio i fatti di Avellino e Frosinone accaduti non solo per l’assenza di provvedimenti utili a fronteggiare il sorvolo di droni sulle carceri ma come conseguenza per avere scelto la soppressione delle sentinelle dalle mura di cinta e lo smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno, con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili.

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