Una nuova assegnazione delle frequenze, voluta dall’Europa e da realizzare entro il 2022, obbligherà i consumatori a cambiare televisore o a installare il decoder per continuare a ricevere il segnale del digitale terrestre, per una spesa media di 300 euro.
Secondo L’Associazione Difesa e Orientamento del Consumatore era evitabile adottando formati e codec diversi e attacca: «una responsabilità tutta italiana».
Le famiglie italiane rischiano di essere costrette a cambiare le loro televisioni, per una spesa media di 300 euro, per ricevere il segnale del digitale terrestre. Entro il 2022 infatti, secondo la volontà della Commissione Europea, dovranno essere assegnate nuove frequenze televisive per far spazio alla rete 5G. In Italia, con la recente Legge di Bilancio, si è deciso di virare sul formato DVBT-2, basate su un diverso formato, il DVBT-2, con codec HEVC. Che costringerà milioni di consumatori a cambiare televisore o ad acquistare un decoder (qui l’articolo completo).
La dichiarazione del Presidente Adoc
«Il Governo avrebbe dovuto evitare in tutti i modi di far rivivere alle famiglie italiane l’incubo, economico e organizzativo, che ci fu con lo switch off dal segnale analogico al digitale, i consumatori hanno già pagato dazio una volta – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – e continuano a pagarlo, dato che ancora ad anni di distanza il segnale del digitale terrestre risulta spesso basso o assente, con intere porzioni del Paese impossibilitate a vedere alcuni canali, siano essi Rai, Mediaset o altri.
Spesa media: circa 300 euro
Ora, con l’imposizione del nuovo formato e la nuova assegnazione di frequenze c’è il rischio concreto che il “balletto delle televisioni” ricominci, con milioni di famiglie italiane obbligate di nuovo a mettere al mano al portafogli per aggiornare i propri apparecchi televisivi o ad installare un nuovo decoder. Ipotizziamo che la media più vicina alla realtà possa essere di circa 350 euro. Senza contare eventuali spese per l’assistenza da parte degli antennisti nei condomini e negli impianti centralizzati.
«Intervenga l’Autorità garante delle comunicazioni!»
Chiediamo pertanto a governo e Agcom di prevedere soluzioni a basso impatto, come messe in atto nella vicina Francia, dove si è deciso di mantenere l’attuale formato e di modificare lo standard di trasmissione da Mpeg-2 a Mpeg-4, in modo da consentire alla quasi totalità delle famiglie di non spendere soldi per l’adeguamento delle proprie televisioni.
Finanziamenti? Insufficienti
Oppure sarebbe bastato portare il segnale sul satellitare, liberando totalmente la banda ad un costo decisamente inferiore. Gli incentivi attualmente previsti per l’acquisto di nuovi televisori e decoder, pari a circa 25 euro per decoder, non sono sufficienti né dal punto di vista economico né quantitativo, visto che coprirebbero solo 4 milioni di apparecchi. Servirebbero, perlomeno, maggiori incentivi, che permettano ai consumatori di risparmiare almeno la metà delle le spese ipotizzate».