Lupo ucciso a Montevergine con un’esca avvelenata, si tratta di uno splendido esemplare di Canis lupus italicus.
Lupo ucciso a Montevergine con un’esca avvelenata
Bisognerà attendere l’esito dell’esame autoptico che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale effettuerà sulla carcassa dell’animale, ma se venisse confermato il sospetto avvelenamento, avremo l’ennesima prova di quanto sia gravemente diffuso l’utilizzo delle esche avvelenate.
Il lupo rinvenuto è morto laddove è stato trovato, ma non è detto, sempre che sia stato avvelenato, che proprio lì abbia mangiato il boccone letale.
Se diamo credito a questa tragica ipotesi, ciò significa che sulla montagna di Montevergine potrebbero esserci altre esche avvelenate e, quindi, qualsiasi turista, escursionista o amante della natura non può portare cani con sé e, anzi, deve fare molta attenzione.
Una pratica molto diffusa in Irpinia
Ancora oggi assistiamo a numerosissimi casi di avvelenamento condotti da cittadini intolleranti verso i cani randagi o i cani del vicino, come dimostrao gli ultimi, terribili, fatti di cronaca provenienti dai paesi della provincia irpina.
Le conseguenze sull’equilibrio del branco
A meno che si trattasse di un individuo solitario che stava vagando per la zona, il lupo ucciso a Montevergine faceva parte di un branco e la sua morte avrà certamente degli effetti negativi.
Nel caso fosse stato un lupo della coppia dominante c’è il rischio che la struttura familiare si disgreghi, visto che in questo periodo i lupi manifestano l’estro sessuale e solo la coppia dominante si riproduce.
Pertanto, sul partner sopravvissuto graverebbe un fortissimo stress. Nondimeno, la perdita è altrettanto grave qualora si tratti di un individuo subordinato o di un giovane nato l’anno scorso e quindi di un “helper”, ovvero un esemplare che non si è disperso e che offre il suo aiuto al branco.
Specie protetta
In Italia il lupo è specie particolarmente protetta dalla L. 157/92 ed oggetto di ricerca dal 1971. La specie è annoverata anche in appendice II, IV della direttiva Habitat (92/43/CEE), inclusa nell’appendice II della CITES e nell’appendice II della Convenzione di Berna (1979), in base alla quale sono proibiti l’uccisione ed il commercio e la distruzione delle tane. D’altro canto SOS Natura promette: come associazione denunceremo il caso con l’obiettivo di costituirci parte civile nell’eventuale procedimento penale.