POLITICA. Nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia, è stata richiesta la condanna a sei anni per l’ex presidente del Senato e ministro dell’interno, Nicola Mancino. Secondo i pm di Palermo avrebbe detto il falso.
I sospetti del pubblico ministero Di Matteo
Al centro dell’accusa ci sono le dichiarazioni contraddittorie rilasciate da Mancino su un incontro con il giudice Borsellino avvenuto al momento del suo insediamento al Viminale e inizialmente negato dal politico avellinese.
Ad aggravare la posizione di Mancino ci sarebbe tra l’altro anche la testimonianza dell’allora ministro della Giustizia Martelli, il quale ha messo a verbale di aver chiesto conto al politico avellinese di alcuni singolari colloqui tra gli ufficiali del Ros e l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Come riportato da La Repubblica, il pm Di Matteo sostiene pertanto, a proposito di Mancino, “che abbia fatto importanti pressioni sulla presidenza della Repubblica per ostacolare le indagini della procura di Palermo.”
Le richieste di condanna per gli altri imputati
Dura la posizione dei Pm siciliani nei confronti degli altri imputati che hanno chiesto 15 anni per il generale Mario Mori, 12 per il generale Antonio Subranni, 12 per il colonnello Giuseppe De Donno, 12 per Marcello Dell’Utri e cinque per Vito Ciancimino.
Dopo 4 anni e otto mesi di dibattimento e 210 dieci udienze, il processo Stato-Mafia è giunto alla sua fase conclusiva, davanti alla corte d’Assise di Palermo presieduta dal magistrato Alfredo Montalto.