Racconti dalla verde Irpinia, un viaggio tra i comuni della provincia di Avellino, tra storia, cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana tappa a S. Angelo all’Esca.
Racconti dalla verde Irpinia, il nostro viaggio prosegue e questa settimana fa tappa a S.Angelo all’Esca
Il Paese: S.Angelo all’Esca
Superficie territorio: Kmq 5,39
Nome abitanti: Santangiolesi
Fiere e feste: S. Gerardo (16 Ottobre)
L’abitato, situato sulla cima di una collina isolata del versante destro della media valle del Calore, tra le sue origini durante la denominazione longobarda, quando alcune abitazioni furono costruite intorno ad una primitiva chiesetta di S. Angelo. Nella prima metà del XV secolo ne era signore un Gentile de Senerchia al quale successe il figlio Antonio Mazza di Salerno. Ne venne privato per essersi ribellato a Ferrante I d’Aragona, il quale nel 1486, ordinò al notaio Guglielmo de Vernais di visitare il “casale inabitatum seu pheudum Sanctangelo allesche situm in pertinentis Fontane Rose”, e di affidarlo al conte di Conza, Luigi Gesualdo, consigliere regio. Ma restituito ad Antonio Mazza il feudo fu dal nipote Marcantonio venduto nel 1538 a Giovanni Antonio Capece, che a sua volta lo cedette nel 1539 a Fabrizio Gesualdo, conte di Conza. Nel 1545, ottenne il feudo il primogenito Luigi IV di Gesualdo a cui subentrarono i discendenti, fino ad Isabella (1613), a cui successe la figlia Lavinia Ludovisi, dopo la cui morte avvenuta nel 1636, senza lasciare eredi, la Corte Regia alienò il paese al duca di Zagarolo e Fiano, Nicolò Ludovisi, che lo trasmise nel 1658 al figlio Giovan Battista, principe di Venosa. Quest’ultimo , ad istanza dei creditori e del Tribunale Regio, vendette il borgo nel 1679 per settemila ducati a Salvatore Torre, il quale lo concesse per quattordicimila ducati nel 1696 a Marcello Spinelli. Nel 1711 S. Angelo pervenne ad Ottavio Spinelli, duca di Castelluccia e conte di Bovalino, il quale morì senza lasciare eredi diretti nel 1743. Incamerato dal demanio il paese fu acquistato nel 1753 per circa quarantamila ducati da Luca Bruno di Foggia. L’ebbero successivamente gli eredi Nicola (1762) e Michele Bruno (1778), il quale ricevette il titolo di marchese di S. Angelo all’Esca, con privilegio del 24 aprile 1780 di Ferdinando IV di Spagna e tenne il borgo fino all’abolizione dei diritti feudali (1806).
(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)
Da visitare
Chiesa si San Michele Arcangelo
La chiesa nell’impianto attuale risale al 1889, notevole è la facciata con portale in pietra ed elementi decorativi in stile neoclassico e di tradizione tardo barocca. All’interno sono un altare in marmi policromi intarsiati realizzato nella seconda metà del 700, statue lignee di Santi e dipinti settecenteschi.
Prodotto tipico locale
Usanza del Borgo di S. Angelo all’esca è il pastiero cotto in un enorme ruoto di rame, con la brace di un gigantesco falò, allestito di buon mattino. Questo rustico è fatto con duemila uova, quaranta chili di pasta, cinquanta chili di formaggio, va in cottura già dal mattino nella piazza centrale del paese.
Una antica tradizione che fa del pastiero una ricetta unica e inimitabile.
La bontà del pastierone è assicurata soprattutto dalle donne di Sant’Angelo all’Esca, che da anni preparano l’enorme pastiero. L’impasto viene calato in un grande ruoto di rame, costruito da artigiani santangiolesi oltre vent’anni fa (la manutenzione viene effettuata ogni due anni), così come la carrucola che viene utilizzata per sollevare il coperchio del tegame. Il rito del pastierone è nato a Sant’Angelo all’Esca nel 1983 quale momento di aggregazione per superare il dramma del terremoto del 1980.
Piatto tipico
Ricetta pastiere dolce
Ingredienti:
1 kg di spaghetti
300 gr. zucchero
8 uova
500 gr. di ricotta
buccia di limoni
sale q.b.
Procedimento
Lessare gli spaghetti. In una ciotola versare le uova, ricotta, zucchero, buccia di limone grattugiata e un pizzico di sale, poi amalgamare.
Aggiungere gli spaghetti (cotti molto al dente) dopo averlo raffreddati con acqua corrente, amalgamare il composto e versare in una padella da frittura. Portare a cottura da ambo i lati fino a doratura. A seconda dei gusti e delle preferenze è possibile aggiungere alla farcia anche canditi, vaniglia e uva passena.
Rubrica a cura di Elizabeth Iannone