MONTEMILETTO. Viaggio tra i comuni della verde Irpinia, tra cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana, Montemiletto.
Il Paese: Montemiletto
Superficie 21,47 kmq
Abitanti 5 288 (Montemilettesi)
Santo Patrono San Gaetano (7 agosto)
Cenni storici
Risale al Paleolitico la prima presenza nel territorio di Montemiletto (VIII-VII a.C.). Il nome del Paese, deriva dal termine latino Mons-militum (Monte dei militi). Il borgo si sviluppò intorno ad un castrum longobardo, intorno alla fine del IX secolo. Il primo possidente del luogo fu Torgisio de Montemiletto nel 1101, gli succedette Torgisio II al quale il re Federico II diede in custodia nel 1237 il prigioniero milanese Guglielmo Saporito, che trovò la morte nelle segrete del Castello. Nel dominio del Paese susseguirono Roberto II de Montemiletto e il fratello Matteo. Nel 1268 gli succedette Carlo I d’Angiò che lo donò poi al francese Giovanni Gaillant. Lo acquistò, poi, Giovanni della Leonessa, conte di Montemarano, che lo tenne fino al 1338. Incamerato dalla Corte Regia il paese fu venduto nel 1381 da Carlo II di Durazzo per circa seimila ducati a Guglielmo de Toco. Alla famiglia de Tocco la località rimase in possesso fino all’abolizione dei diritti feudali con il ramo secondogenito dei principi di Montemiletto che si avvicendarono da Carlo a Carlo III Cantelmo Stuart (1678). Molti cittadini della località presero parte nel 1820/21 ai moti reazionari anti-borbonici, guidati da Morelli e Silvati.
(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)
Luoghi di interesse
Il Castello Ducale
La sua costruzione risale all’età longobarda, fra VIII e IX secolo. Nel 500 fu trasformato in un campestre feudale. Del vecchio forte si conservano le tre torri cilindriche angolari con alto basamento a scarpa. Notevole è il portale ad arco annesso all’edificio che presenta caratteristiche ornamentali in stile barocco, con doppia ghiera, stemma nobiliare in alto e tre pinnacoli che al lato superiore sono raccondati da un profilo curvilineo.
Il Castello Longobardo
Situato nella frazione Montaperto, è un piccolo castello con corpo di fabbrica a pianta rettangolare e torri cilindriche angolari su base scarpata nella stessa località il centro antico ben tenuto.
Le chiese
Chiesa di Santa Maria Assuta. L’originario risale al XV secolo, ristrutturato nel 700. La facciata è in stile romanico, con semplice portale in pietra con frontone triangolare, rosone centrale, una nicchia situata superiormente e lesene architettoniche. Vi sono altari in marmo e numerosi oggetti lignei intagliati. Di estrema bellezza la torre campanaria della chiesa, di forma quadrangolare con finestroni archivolati e cella terminale a pianta ottagonale.
Chiesa di San Pietro e Paolo. Risale al XV sexcolo, rifatta totalmente intorno al 700, portale in pietra, con mensola centrale. L’interno è a tre navate, con pregevoli decorazioni in stile barocco.
Chiesa di Sant’Anna. La facciata ha un portale in pietra con timpano spezzato, un finestrone centrale nella terminazione a cuspide. All’interno un affresco del 1753 di Francesco de Angelis, raffigurante La battaglia di Lepanto.
Il Racconto: Fangotto
Sentite questo fatto! Su una grossa pietra, vicino a un torrente, c’era scritto: “Beato chi mi rigira” (dialetto montemilettese). Là sotto, si diceva, c’era un tesoro. Ma il diavolo esigeva un’anima in cambio. Così Fangotto, che aveva un mulino proprio, vicino al torrente, pensò di rivoltare quella pietra. Un giorno caricò sul suo asinello la pala e il piccone e si avviò, portando con se anche un capretto. Sperava di ritornare a casa con l’asino carico di marenghi d’oro. Ma mentre sgozzava il capretto il diavolo disse:
- Cosi pretendi di accontentarmi? Un capretto non mi basta! Mi devi sacrificare un’anima innocente!
Dopo alcuni giorni Fangotto chiamò la moglie e disse:
- E’ festa a Montefalcione avviamoci!
Partì con la moglie e il figlioletto e quando giunse al bivio nella valle disse alla moglie:
- Dammi il bambino
La donna che aveva capito le intenzioni del marito, gridò terrorizzata:
- Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria, sparisci diavolo, dalla vita mia!
E non aveva finito di pronunziare queste parole che si ritrovò a casa con il figlio stretto fra le sue braccia, ma senza più il marito. Il povero disgraziato era precipitato in un cespuglio spinoso, dove rimase per nove giorni. Alla fine gli apparve il diavolo e gli disse:
- Se vuoi tornare a casa, devi baciarmi il piede
Fangotto, pur di salvarsi, si chinò per sottomettersi. Il diavolo allora gli diede una manata sulle spalle e lo marchiò per sempre.
(Fiaba irpina tratta da – I Racconti Irpini di Aniello Russo)
A cura di Elizabeth Iannone
Racconti da tutta l’Irpinia