ARIANO IRPINO. «Quanto è accaduto – si badi bene in un carcere di “massima sicurezza” come quellodi Ariano Irpino, in provincia di Avellino – impone misure severissime perché il problema non è il trasferimento del gruppo di detenuti che ha sequestrato per ore un agente e un ispettore della polizia penitenziaria, quanto piuttosto quello di non consentire che gli stessi delinquenti lo ripetano magari in un altro carcere anch’esso di massima sicurezza. Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che stamani ha raggiunto telefonicamente il segretario del S.PP. di Ariano Irpino, sequestrato dai detenuti, a cui ha espresso solidarietà e vicinanza come all’altro collega cheha subito lo stesso brutale trattamento».
Rivolta carcere Ariano, il sindacato: «Il problema non è il trasferimento dei detenuti»
«A 25 anni dalla introduzione del regime carcerario duro (41 bis), a cui sono sottoposti oltre 700 detenuti, il problema centrale è come fare in modo che realmente la detenzione in cella sia realmente “dura” e come svolgere i controlli garantendo la piena sicurezza del personale penitenziario che – dice Di Giacomo – paga sulla propria pelle la carenza di personale. Altro che “decalogo” introdotto dal precedente Ministro Orlando con l’unico obiettivo di regolamentare e uniformare in tutti gli istituti penitenziari la reclusione dei detenuti sottoposti al 41 bis. Si pensi – aggiunge Di Giacomo – che con il decalogo sono state previste disposizioni persino sull’arredamento delle celle e sul materiale fornito ai detenuti, per uniformare le dimensioni del pentolame, le forbicine (con punte rotonde), i taglia unghie (senza limetta), le pinzette (in plastica), oppure limitare la visione dei programmi ai principali canali della rete nazionale, senza badare al sistema di controllo e al lavoro del personale.
Al nuovo Ministro Bonafede chiediamo di cancellare questa assurdità come tutti i decreti attuativi della cosiddetta riforma dell’ordinamento giudiziario sbagliato perché punta alla riduzione dell’uso della detenzione, aumentando i benefici ai detenuti, anticipando i terminidi scarcerazione anche con l’incrementando del numero di braccialetti elettronici. L’errorepiù grave è l ‘aumento della liberazione anticipata a 75 giorni a semestre, insieme allacostituzione delle camere dell’amore ed un insieme di altre assurdità che di fatto cancellanola certezza della pena.
Il “buonismo” – conclude Di Giacomo – è la prima causa di quanto accaduto ad Ariano Irpino e di quanto potrebbe accadere negli altri istituti di pena dove la presenza di detenuti fondamentalisti islamici e detenuti a rischio radicalizzazione è sempre più alta».