CuriositĆ 

Ecco Babbo Nataleā€¦ la vera storia di Santa Claus

Tutto il mondo conosce Babbo Natale e tutti i bambini inneggiano a questo corpulento e simpatico omone quando il Natale si avvicina. Ma non tutti conoscono la vera storia di Babbo Natale o di Santa Claus o di San Nicola che dir si voglia.

Babbo Natale: la storia

In pochi sanno che il vero PapĆ  Natale era vestito di verde e di altri colori, ma nellā€™immaginario collettivo ĆØ distinguibile esclusivamente dalla sua tipica veste rossa, grazie allā€™intervento di campagna commerciale della Coca Cola e dellā€™attivitĆ  espansionistica degli americani nellā€™immediato dopoguerra.

E allora vi regalo un bellā€™articolo di Brian Handwerk riportato dalla National Geographic Italia, da cui si evince una storia di Babbo Natale ancora piĆ¹ affascinante e ricca di risvolti non solo religiosi e storici, ma che hanno reso tale personaggio una vera e propria leggenda:

ā€œTutti i bambini lo sanno:Ā Babbo Natale viene dal Polo Nord, ĆØ barbuto e sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma la storia di questo amato personaggio del folklore ĆØ lunga e affascinante quasi come la sua leggenda.

La nascita di Babbo Natale

Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nellā€™Europa del Nord e assume la sua forma definitiva (Santa Claus) nel Nuovo Mondo, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte del globo. In principio era san Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana del sud dellā€™Asia Minore, lā€™attuale Turchia.


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Nicola si guadagnĆ² la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finchĆ©, nel 313, Costantino emanĆ² lā€™Editto di Milano che autorizzava il culto.

Lā€™iconografia

Lā€™iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo allā€™omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Catherine Wilkinson, unā€™antropologaĀ forense della University of Manchester, ha cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti umani conservatiĀ nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le presunte reliquie del santo furono portate nel 1087 da un gruppo di marinai e sacerdoti baresi che era andato fino a Myra per impadronirsene.

Quando, negli anni Cinquanta del secolo scorso, la cripta fu restaurata, il cranio e le ossa del santo furono accuratamente misurate, fotografate e radiografate. Wilkinson ha esaminato questi dati alla luce delle moderne tecniche dellā€™antropologia forense, aiutandosi con un software di ricostruzione facciale e aggiungendo dettagli dedotti dalle fattezze delle popolazioni mediterranee dellā€™epoca. Il risultato ā€“ un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi ā€“ ĆØ stato illustrato nel documentario della BBCĀ The Real Face of Santa.

La morte e la leggenda

Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metĆ  del IV secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianitĆ , grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni (ad esempio i marinai), cittĆ  e intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano come loro patrono. Ma perchĆ© diventĆ² anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni? La ragione, spiega Gerry Bowler, storico e autore del libroĀ Santa Claus: A Biography, sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200.


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La prima, e piĆ¹ nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi dā€™oro al padre, che cosƬ puĆ² salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie. Nella seconda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime: ā€œecco uno dei motivi che lo resero patrono dei bambiniā€, commenta Bowler.

Dal Mediterraneo al Polo Nord

Resta da spiegare come questo santo mediterraneo si sia spostato al Polo Nord e sia stato associato al Natale. In realtĆ  per molti secoli il culto di san Nicola ā€“ e la tradizione di fare regali ai bambini ā€“ si continuĆ² a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dellā€™Italia del Nord e dellā€™arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinitĆ  pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anchā€™essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perchĆ© facessero i buoni e dicessero le preghiere.


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Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolƬ il culto dei santi in gran parte dellā€™Europa del Nord. ā€œEra un bel problemaā€, commenta Bowler. ā€œA chi far portare i doni ai bambini?ā€. In molti casi, risponde lo studioso, il compito fu attribuito a GesĆ¹ Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. ā€œMa il piccolo GesĆ¹ non sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto non puĆ² minacciare i bambini cattivi. CosƬ gli fu spesso affiancato un aiutante piĆ¹ forzuto, in grado anche di mettere pauraā€. Nacquero cosƬ nel mondo germanico alcune figure a metĆ  tra il folletto e il demone.

Alcune, come iĀ Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da questi personaggi nasce la figura dellā€™allegro vecchietto in slitta.

La leggenda nel Nuovo Mondo

Gli immigrati nordeuropei portarono con sĆ© queste leggende quando fondarono le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome, ā€œSinterklaasā€. Ma nellā€™America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo oggi. Nel puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol. ā€œEra cosƬ anche in Inghilterraā€, spiega Bowler.

ā€œE non cā€™era nessun magico dispensatore di doniā€. Poi, nei primi decenni dellā€™Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di san Nicola. GiĆ  in un libro del 1809, Washington Irving immaginĆ² un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Childrenā€™s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale ā€œma privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germaniciā€, spiega Bowler.

I regali di Natale

Questo Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro ĆØ trainato da una sola renna.

Le renne diventano otto e il carro diventa una slitta nella poesiaĀ A Visit From St. Nicholas, scritta nel 1822 da Clement Clark Moore per i suoi figli ma diventata subito ā€œviraleā€. Per molti decenni Santa Claus viene rappresentato con varie fattezze e con vestiti di varie forme e colori.


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olo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle illustrazioni diĀ Thomas Nast, grande disegnatore e vignettista politico, si impone la versione ā€œstandardā€: un adulto corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da renne e sta attento a come si comportano i bambini.

Una volta standardizzata (grazie anche alle pubblicitĆ  della Coca-Cola,Ā nota del trad. it) la figura di Santa Claus torna in Europa in una sorta di migrazione inversa, adottando nomi come PĆØre Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un poā€™ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla sono anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e lā€™allegro grassone finisce per simboleggiare la generositĆ  degli USA nella ricostruzione dellā€™Europa occidentale.


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Naturalmente, cā€™ĆØ anche chi nel Babbo Natale di origine yankee vede nientā€™altro che il simbolo della deriva consumista del Natale. Altri lo rifiutano o lo snobbano semplicemente in nome della tradizione, come i non pochi italiani ancora affezionati a santa Lucia, alla Befana o al vecchio, originale san Nicolaā€.


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Le renne di Babbo Natale

EĀ per chi volesse imparare iĀ nomiĀ delle renne diĀ Babbo Natale, che puntualmente dimentichiamo, ecco una simpatica filastrocca per aiutare la nostra memoria:

Le renne di Babbo Natale

Non solo fanno la slitta volare

e in ciel galoppano senza cadere

Ogni renna ha il suo compito speciale

per saper dove i doni portare

CometaĀ chiede a ciascuna stella

Dovā€™ĆØ questa casa o dovā€™ĆØ quella.

FulmineĀ guarda di qui e di lĆ 

Per sapere se la neve verrĆ .

DonnolaĀ segue del vento la scia

Schivando le nubi che sbarran la via.

FrecciaĀ controlla il tempo scrupoloso

Ogni secondo che fugge ĆØ prezioso.

BallerinaĀ tiene il passo cadenzato

Per far che ogni ritardo sia recuperato.

SaltarelloĀ deve scalpitare

Per dare il segnale di ripartire.

DonatoĀ ĆØ poi la renna postino

Porta le lettere dā€™ogni bambino.

Cupido, quello dal cuore dā€™oro

Sorveglia ogni dono come un tesoro.

Rudolph, forse il piĆ¹ noto, si unƬ al gruppo solo in un secondo momento perchĆ© grazie al suo naso rosso potĆ© illuminare le notti piĆ¹ buie ed indicare la strada alle altre sue compagneā€¦


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Una figura misteriosa e affascinante

Insomma, Babbo Natale, che figura misteriosa e affascinante! E diciamoci la veritĆ , tutti noi adulti ne siamo rapiti e sappiamo bene che dentro di noi vive ancora quel bambino che nella notte di Natale apre furtivamente lā€™occhio nella speranza di scorgere qualcosa sotto lā€™alberoā€¦ credere spesso vuol dire anche gioire dello spirito natalizio e alimentare una magia che si rinnova ogni anno in tutte le famiglie e nel cuore di ognuno di noi.


di Antonio Vincensi

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