Bimbo ucciso a Perugia: convalidato il fermo per la madre
La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere limitandosi a confermare solo quanto dichiarato nei giorni scorsi
Bimbo ucciso a coltellate a Perugia. È stato convalidato il fermo di Erzsebet Katalin Bradacs, la madre del piccolo Alex ucciso a Città delle Pieve nel pomeriggio di venerdì 1 ottobre. L’accusa è di omicidio volontario aggravato. La donna ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip, confermando quanto già detto anche in presenza dell’avvocato.
Bimbo ucciso a Perugia: la madre si professa innocente
La donna continua a sostenere di non aver ucciso il bambino e di averlo trovato già morto all’interno del casolare che avevano scelto come rifugio di fortuna nei giorni precedenti la tragedia. Sono tante però le domande alle quali gli inquirenti devono ancora rispondere e nessuna delle versioni dei fatti fornite fino ad ora dalla donna è stata ritenuta affidabile. Per il momento il giudice ha disposto per l’ex ballerina 44enne la custodia cautelare in carcere.
La disperazione del padre di Alex
Il padre di Alex ha dichiarato, in una lunga intervista a La Nazione, di aver ottenuto l’affidamento del bimbo in Tribunale e che la 44enne avrebbe dovuto portargli il figlioletto il 23 settembre. Secondo le forze dell’ordine, quindi, la donna avrebbe lasciato l’Ungheria insieme al piccolo nel tentativo di non lasciarlo con il padre. Subito dopo l’omicidio, sempre secondo quanto dichiarato dal padre, la 44enne avrebbe inviato la foto del cadavere al primo figlio, un 18enne che vive in Ungheria. “Così non lo avrà nessuno” aveva scritto nel messaggio che accompagnava lo scatto.
Proprio il 18enne avrebbe poi inoltrato la foto e la didascalia al padre di Alex. “Aveva già dimostrato di essere violenta – ha raccontato -. Aveva anche minacciato di bruciare vivo nostro figlio, ma nessuno ha fatto niente. Non era adatta a crescere un bambino e ne aveva dato prova anche durante la gravidanza“.
L’interrogatorio
Interrogata sulle dichiarazioni del marito, Katalin ha detto di non aver mai avuto intenzione di rapire Alex. “Volevo riportarlo dal padre appena tornata in Ungheria“, spiega. Il piccolo, però, non avrebbe potuto lasciare il Paese. La 44enne ha continuato a sostenere di essere innocente e di non aver accoltellato lei il figlioletto di soli due anni.
Ha affermato di avere invece preso il suo corpo e di averlo portato al supermercato per chiedere aiuto. Secondo quanto dichiarato dal padre naturale del bambino, però, la donna avrebbe invece confessato l’omicidio in una telefonata con un conoscente che sarebbe stata registrata. Il tutto sarà consegnato alla Procura di Perugia impegnata sul caso.
