Cronaca

Blue Whale, prima condanna in Italia: perseguitava una 12enne

Blue Whale Challenge, in Italia prima condanna per un curatore. Si tratta di una ragazza di 25 anni di Milano

Arriva la prima condanna per un curatore della Blue Whale challenge in Italia. Una ragazza di 25 anni di Milano è stata condannata dalla nona sezione penale del Tribunale a un anno e mezzo di carcere per atti persecutori e violenza privata aggravati. Il giudice le ha concesso le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena.

All’interno del meccanismo del gioco, la giovane si era spacciata come “curatore”, ovvero il personaggio che ha l’incarico di comunicare ai giocatori quali prove affrontare e che ha il potere di infliggere le punizioni a chi non riesce a superarle.

Blue Whale Challenge, prima condanna per un curatore in Italia

La vicenda risale al 2017 quando la ragazza entrò in contatto con una 12enne di Palermo. Quest’ultima fu convinta a ferirsi sulle braccia come punizione e a mandare le foto dei suoi atti di autolesionismo. Un giornalista che conduceva al tempo un’inchiesta proprio sulla Blue Whale si finse anche lui un ragazzino per entrare in contatto con la giovane palermitana – cui diceva di voler entrare nel gioco -, scoprendo così l’escalation di auto sevizie cui si era dovuta sottoporre. Da lì la denuncia alla polizia postale.

Cos’è la Blue Whale Challenge

ll “gioco” della Blue Whale (balena blu) si basa sulla relazione tra i visitatori (denominati anche giocatori o partecipanti) e gli amministratori. Comporta una serie di compiti o prove date dagli amministratori che i giocatori devono completare, di solito una al giorno, e alcune comportano l’automutilazione. Alcuni “compiti” possono essere dati in anticipo, mentre altri possono essere forniti di volta in volta dai presunti “ammministratori del sito”. Di questi l’ultima è una prova che è praticamente un suicidio.

Nella lista dei compiti che dovranno essere completati in 50 giorni, che prevede azioni relativamente semplici come alzarsi alle 4:20am, alcune abbastanza pericolose come salire su una gru, altre, in apparenza meno rischiose erano quelle di ascoltare musica e osservare video spediti loro dall’amministratore (questa musica può essere ipnotica, avere note o un ritmo fisiologicamente depressivo, oppure instillare messaggi subliminali.

Uno dei video musicali, originalmente la canzone del cantante norvegese Emilie Nicolas’ “Pstereo” (filmata in Scozia), è stata doppiata e alterata dall’admin in modo da assomigliare all’ombroso e spaventoso remix fatto da BENY della canzone folk “All I Want” della cantante country australiana Sarah Blasko.

Come risultato di questa manipolazione, sembra che innumerevoli e inconsapevoli adolescenti siano stati ingannati e influenzati dal suo ben studiato sentimento di melancolia e depressione, che distorce la Vita Reale trasformandola soltanto in uno tra tanti videogame, possibilità esistente nella mente di giovani che presentino contemporaneamente frustrazione, insonnia, depressione e una personalità tendente a fantasticare, impersonando eroi dei fumetti o dei videogiochi.

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