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9 novembre 1989: i fatti e le curiosità che portarono alla caduta del Muro di Berlino

Caduta del muro di Berlino: storia, cronologia e protagonisti

Il muro, che circondava Berlino Ovest, ha diviso in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale si vide costretto a decretare la riapertura delle frontiere con la repubblica federale.

Già l’Ungheria aveva aperto le proprie frontiere con l’Austria il 23 agosto 1989, dando così la possibilità di espatriare in occidente ai tedeschi dell’Est che in quel momento si trovavano in altri paesi dell’Europa orientale.

La caduta del Muro di Berlino, fatti e curiosità

Tra il 1961 ed il 1989, Berlino Ovest è stata circondata da una barriera che ricordiamo come il Muro di Berlino.

I sovietici l’avevano costruita per isolare la zona ovest di Berlino, sotto il controllo occidentale, da Berlino Est, sotto il controllo orientale. In questo modo si tentò di impedire ai cittadini della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania Est) di accedere alla Repubblica Federale Tedesca (la Germania Ovest).

Migliaia di persone, attratte dalle prospettive di una vita più libera in Germania ovest, tentarono di oltrepassare il muro nei modi più incredibili, in alcuni casi persino morendo nel tentativo. Anche per questo, il muro di Berlino è diventato un vero e proprio simbolo non soltanto della Germania divisa, ma di tutta la Guerra Fredda.

In quel concitato periodo storico l’Europa, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, era stata divisa in due blocchi: quello sotto l’influenza sovietica e comunista ad Est, e quello sotto l’influenza degli Stati Uniti ad Ovest. Con le conferenze di Yalta e Potsdam (1945), al termine della Seconda Guerra Mondiale, la Germania sconfitta era stata divisa in quattro zone di occupazione, divise tra Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna ed Unione Sovietica.

Perché nacque il muro

La città di Berlino si trovava nel pieno della zona sovietica. Si trattava tuttavia dell’ex capitale della Germania sconfitta, e per questo era stata divisa a sua volta in zone di influenza. Berlino ovest era in pratica un piccolo avamposto occidentale in piena zona sovietica.

Quando le potenze occidentali tentarono di liberalizzare le economie delle rispettive zone di influenza in Germania, i sovietici risposero con il blocco di Berlino (1948-1949): tutti gli accessi a Berlino vennero bloccati, nel tentativo di spingere le potenze occidentali ad abbandonare la città. Gli americani reagirono utilizzando un ‘ponte aereo’ per trasportare merci e persone.

Per un momento si era temuto il peggio, ma il blocco si risolse in modo tutto sommato pacifico. Dal 1949 le zone della Germania sotto l’influenza di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti si riunirono nella Repubblica federale tedesca, mentre ad est si costituì la Repubblica democratica tedesca (DDR): la Germania, nel cuore dell’Europa, era diventata definitivamente un paese diviso, così come l’Europa stessa era divisa in due blocchi. La città di Berlino continuava quindi ad essere un avamposto occidentale nel blocco sovietico.


Muro di Berlino


Gli immigrati della Berlino Est

Tra il 1949 ed il 1961, circa 2 milioni e mezzo di tedeschi della Germania est erano emigrati in Germania ovest passando per Berlino.

Si trattava di cittadini preziosi per la comunità: spesso laureati, intellettuali, professionisti e lavoratori qualificati, stanchi di una situazione economica difficile e delle restrizioni che il regime comunista della DDR imponeva alle libertà individuali.

Nel frattempo, gli investimenti occidentali avevano tramutato Berlino in una vera e propria vetrina del capitalismo, dove gli abitanti della Germania Est, abituati ad un’esistenza sobria, potevano osservare le comodità, i lussi, e le libertà del modello capitalista occidentale.

Accedere a Berlino ovest era molto semplice, e da lì chiunque avrebbe potuto prendere un aereo per la Germania occidentale: questo per il governo della DDR era un problema.

Nel 1961 i sovietici ed il governo della DDR decisero di intraprendere una strategia concreta per fermare l’esodo, e lo fecero in modo brutale con il muro di Berlino.

La soluzione proposta era piuttosto semplice: una barriera fisica, costantemente sorvegliata, per chiudere completamente l’accesso a Berlino Ovest. Le costruzioni iniziarono nella notte tra l’11 ed il 12 agosto del 1961. Il 13 agosto le frontiere tra le due Germanie vennero ufficialmente chiuse.


Muro di Berlino


Il filo spinato

Prima della costruzione del muro, la polizia della Germania est applicò del filo spinato per impedire l’accesso verso Berlino ovest. Subito dopo l’esercito iniziò a costruire un muro di blocchi di cemento. Il muro di Berlino era lungo più di 100 km.

Non si limitava a passare per il centro della città, ma circondava letteralmente Berlino ovest, tagliandola fuori del tutto dalla Germania Est.

Oltrepassare il muro era un’impresa quasi impossibile: le guardie armate che lo sorvegliavano costantemente avevano l’ordine di sparare a vista a chiunque tentasse di scavalcare.

A rendere le cose più difficili c’erano fossati, filo spinato, cani da guardia e mine. Per evitare che qualcuno si gettasse dagli edifici adiacenti al muro per oltrepassarlo, le autorità della Germania Est fecero murare le finestre che affacciavano sul muro, o addirittura abbattere alcuni edifici.

Non mancavano tuttavia i posti di blocco, il più famoso dei quali era il Checkpoint Charlie, da cui potevano passare tutti coloro che, per qualche motivo, ottenevano un permesso per recarsi ad Ovest: si trattava in gran parte di turisti e diplomatici, quasi mai di cittadini tedeschi.

Il muro era stato costruito per impedire che i cittadini della DDR emigrassero verso ovest, e per questo ottenere un permesso per passare era pressoché impossibile.

Data la situazione, migliaia di persone si industriarono per trovare modi ingegnosi per oltrepassare il muro. Complessivamente, riuscirono a varcare il muro circa 5.000 tedeschi, ed alcuni lo fecero in modo davvero memorabile.

Le guardie di frontiera che sorvegliavano il muro vengono spesso ricordate come dei freddi automi che eseguivano gli ordini, ma persino molti di loro avevano una gran voglia di oltrepassare il muro. Del resto, a loro bastava abbandonare il servizio, per poi semplicemente passare dall’altra parte: un reato punibile con la morte, ma soltanto nei primi due anni di esistenza del muro, più di 1300 guardie lo commisero. Uno di loro, il diciannovenne Conrad Schumann, è stato fotografato il 15 agosto del 1961 mentre varcava la barriera.

Non vanno tuttavia dimenticate le vittime del muro: moltissimi tedeschi, circa 5000, vennero arrestati mentre tentavano di fuggire, mentre un numero imprecisato di persone (tra 150 e 250) persero la vita nel tentativo.

La risposta dell’Ovest

I leader occidentali non mancarono di denunciare la situazione, protestando vivamente, ma nei fatti intraprendere azioni concrete avrebbe voluto dire correre il rischio di una nuova guerra, cosa che nessuno voleva davvero. Del resto la Germania est, sostenuta dal blocco sovietico, aveva tutto il diritto di controllare il proprio settore di Berlino, limitando a proprio piacimento il traffico di persone alla frontiera. Nel 1963 il presidente americano Kennedy, in visita a Berlino Ovest, non mancò di rassicurare i berlinesi del fatto che gli Stati Uniti non li avrebbero abbandonati durante un famoso discorso in cui pronunciò la frase in tedesco ‘Ich bin ein Berliner’ (io sono un berlinese).

Nei fatti, però, gli Stati Uniti potevano fare ben poco per cambiare la situazione. Secondo le logiche della guerra fredda, il muro di Berlino era stato una piccola vittoria per il blocco sovietico. Soltanto negli anni ‘80, finalmente, qualcosa iniziava a cambiare. Mentre il nuovo leader del Partito Comunista Sovietico, Mikhail Gorbachev, tentava di rendere più libero e democratico il blocco sovietico dall’interno, il muro diventava sempre più inattuale ed imbarazzante davanti alla comunità internazionale, sempre più critica nei confronti di un paese sovrano che aveva bisogno di sorvegliare i propri cittadini come dei prigionieri per impedire che emigrassero.

La caduta del muro di Berlino

Nel 1989 erano cambiate tante cose rispetto al 1961: Erich Honecker, leader del partito comunista della Germania est, si era ormai dimesso, e l’intero blocco sovietico vacillava: sarebbe crollato definitivamente nel 1991. Dopo una serie di proteste spontanee dei cittadini di Berlino, il governo della DDR fece un annuncio improvviso: si poteva di nuovo viaggiare liberamente verso la Germania ovest. Il 9 novembre del 1989 i berlinesi accorsero armati di piccone per demolire una volta per tutte l’odiato muro, il cui crollo fu universalmente interpretato come un segno del fatto che la divisione in due blocchi dell’Europa stava definitivamente finendo.

La caduta del muro venne accolta festosamente dagli abitanti di Berlino, che si riversarono per le strade della città in quello che probabilmente fu uno dei festeggiamenti spontanei in città più grandi della storia.
Poco meno di un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990, la Germania venne definitivamente riunificata, assumendo i connotati che conosciamo oggi di ‘Repubblica Federale di Germania’.

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