Cronaca

Il tribunale sospende l’apertura della stagione di caccia in Campania

Campania, apertura della caccia bloccata dal Tar: la sentenza emessa nelle scorse ore dopo il ricorso di WWF Italia e Lipu BirdLife Italia

Nuovo stop alla caccia in Campania: con Decreto cautelare emesso nella giornata di ieri, giovedì 15 settembre, il Presidente del TAR Campania, ha accolto l’istanza presentata dalle Associazioni Lipu BirdLife Itala e WWF Italia, e ha sospeso l’apertura della caccia, che la Regione aveva fissato al 18 settembre, per le specie Alzavola, Canapiglia, Codone, Folaga, Porciglione, Germano reale, Gallinella d’acqua, Marzaiola, Fischione, Mestolone, Beccaccino e Frullino e al 21 settembre per le specie Fagiano e Quaglia. Il TAR ha inoltre fissato l’udienza collegiale all’11 ottobre.

Campania, il Tar blocca l’apertura della caccia

Il ricorso è stato presentato a seguito della pubblicazione, da parte della Regione, di una delibera che ha modificato il calendario venatorio precedentemente pubblicato, non al fine di aumentare le misure a tutela della biodiversità ma per anticipare la caccia ad alcune specie di uccelli, così cedendo alle richieste delle associazioni venatorie che dopo avere pubblicato comunicati e trasmesso lettere ai vari organi regionali, erano giunte addirittura ad impugnare al TAR il calendario venatorio, salvo poi ritirare il ricorso a seguito della modifica adottata dalla Regione.

Le motivazioni del Tar

Il TAR ha motivato la sua decisione proprio sulla base della “estrema gravità ed urgenza consistenti nella “concreta ed imminente esposizione a pericolo delle specie faunistiche prima dei termini naturali fissati nel calendario venatorio originario”.

Il commento di WWF e Lipu

“Esprimiamo la nostra soddisfazione – dichiarano le associazioni ricorrenti, WWF Italia e Lipu BirdLife Italiaper questo importante risultato e biasimiamo l’atteggiamento tenuto dalla Regione Campania che testimonia quanto la politica non sia in grado di resistere alle pressioni di certi ambienti, anche se queste si pongono in contrasto con i principi costituzionalmente protetti di tutela della biodiversità e dell’ambiente.

Non possiamo che stigmatizzare il comportamento prepotente arrogante tenuto dalle associazioni venatorie che partendo dall’assunto secondo cui la fauna selvatica, che è patrimonio di tutti, sia un bene di esclusiva proprietà dei cacciatori, hanno dato vita a una campagna di pressione fortissima. Richiamiamo le istituzioni al ruolo che a loro compete che è quello di difendere e tutelare il patrimonio comune e non di utilizzarlo come merce di scambio elettorale“.

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