Economia

Arriva il carcere per chi non paga le cartelle esattoriali

Il carcere per gli evasori fiscali non è una novità, ma non colpiva mai i “piccoli evasori” e, in realtà nemmeno quelli grandi. In carcere per evasione fiscale ci andavano pochissime persone, un po’ per le alte soglie di punibilità che lasciavano indenni i piccoli, un po’ per i tempi lunghi della giustizia e le sue inefficienze.

Evasione fiscale: la nuova riforma e il carcere per gli evasori

Con la riforma messa a punto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5S) nell’apposito Decreto collegato alla legge di Bilancio 2020, le cose cambiano: i conteggi li farà la cartella esattoriale prima ancora del giudice. Così la condanna penale diventa molto più probabile e il carcere si avvicina.

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“Colpire gli evasori”

«Colpire gli evasori», l’obiettivo dichiarato dal ministro, diventa possibile non tanto perché sono state inasprite le pene (che per molti purtroppo sono uno spauracchio, un timore lontano di fronte al risultato economico immediato ottenuto con l’evasione) quanto perché vengono abbassate le soglie di rilevanza penale: diventa quindi più facile commettere un reato fiscale ma anche accertarlo e, come abbiamo scritto di recente, in certi casi diventa reato anche l’evasione fiscale per necessità. Non ha quindi torto Bonafede quando parla di «una svolta epocale».

Evasione fiscale: i comportamenti a rischio

Infatti i comportamenti a rischio diventano molto più ampi rispetto a prima; così aumenta la platea dei soggetti coinvolti, che finiranno nel mirino della giustizia penale per il solo fatto di aver ricevuto una contestazione di evasione con importi sopra le nuove soglie. Con le nuove norme, per essere denunciati penalmente basterà ricevere un qualsiasi accertamento dell’Agenzia delle Entrate, che ha valore di cartella esattoriale e riporta chiaramente l’ammontare delle imposte evase e non pagate. Dunque non appena superate le precise soglie che ora indicheremo sarà integrata anche la violazione penale oltre a quella tributaria.

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La dichiarazione dei redditi o dell’Iva

La maggior parte dei reati fiscali vengono commessi con la presentazione della dichiarazione dei redditi o dell’Iva (le annuali ed anche quelle infraannuali); altri invece, come l’emissione di false fatture, si consumano immediatamente.

Oggi, grazie alla fattura elettronica ed agli attuali sistemi automatizzati di controllo, ogni comportamento dei contribuenti viene analizzato a distanza, non occorre più una specifica ispezione documentale condotta dai funzionari o una verifica della Guardia di finanza presso la sede del contribuente, attività che vengono riservate ai soggetti di maggiori dimensioni o che risultano più pericolosi.

L’accertamento delle violazioni fiscali

Quindi i modi ed tempi di accertamento delle violazioni fiscali sono molto più stringenti rispetto al passato, come ben sa chi ha ricevuto cartelle esattoriali: il Fisco nella maggior parte dei casi non guarda in faccia il contribuente prima, ma esamina la sua posizione fiscale a distanza e quando trova irregolarità nelle sue stesse dichiarazioni fiscali fa scattare subito la contestazione delle violazioni e la cartella esattoriale arriva inesorabile, notificata per posta o per Pec.

A quel punto parte contemporaneamente anche la segnalazione di reato, che viene comunicata a cura dell’Amministrazione finanziaria direttamente alla Procura della Repubblica competente.

Dichiarazione dei redditi infedele: le novità

Vediamo cosa succederà negli specifici casi e partiamo dal reato di dichiarazione infedele, che punisce chi, al fine evadere le imposte sui redditi o l’Iva, occulta redditi e ricavi oppure gonfia i costi e le deduzioni: finora la soglia d’ingresso era di 150 mila euro per ciascuna imposta, adesso scende a 100 mila euro.

Le sanzioni, finora previste dal minimo di un anno al massimo di 3, passano da 2 anni a 5 anni. Se nella dichiarazione fraudolenta si inseriscono false fatture c’è un reato autonomo e più grave, dove la pena massima passa da 6 a otto anni di carcere e la minima parte da 4 anni, al posto dell’attuale 1 anno e 6 mesi.

Questo significa che, con gli attuali metodi di accertamento automatizzati diventa praticamente molto facile individuare le dichiarazioni “sbagliate” – che evidentemente verranno considerate fatte apposta così, proprio al fine di evadere – e una volta superate le soglie che abbiamo indicato (anche per l’omesso versamento di ritenute la soglia scenderà a 100 mila euro) la denuncia penale sarà inevitabile e inizierà il procedimento penale, dove bisognerà difendersi dai calcoli fatti dagli Uffici finanziari.

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Il rischio del carcere per evasione fiscale

D’ora in poi chi evade non sarà intimidito dalla minaccia della pena e del rischio del carcere (che pure diventa molto più probabile perché l’innalzamento delle pene edittali precluderà molti benefici e possibilità per gli imputati), ma prima ancora temerà direttamente l’arrivo della cartella esattoriale, dovrà preoccuparsi dell’avviso di accertamento esecutivo dell’Agenzia delle Entrate o degli avvisi di addebito Inps perché da questi atti partirà tutto il pericolo.

Non pagare le imposte costerà caro in termini di sanzioni penali oltre che amministrative; oltre al carcere, anche la confisca dei patrimoni frutto di evasione fiscale diventa più facile con la riforma e colpirà i patrimoni dei condannati che non riusciranno a giustificare la sproporzione con i redditi dichiarati.

La rilevanza penale

Anche una piccola impresa o un professionista, o il socio di una società di capitali o un percettore di redditi imponibili a vario titolo, potranno facilmente superare le nuove e più basse soglie di rilevanza penale ed in tali casi l’imputazione scaturirà proprio dagli importi descritti in cartella; il Pm che manderà a giudizio l’accusato di evasione probabilmente si limiterà a recepire i risultati dell’accertamento fiscale compiuto.

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La nuova legge in vigore dal prossimo anno

I nuovi reati riguarderanno tutte le dichiarazioni del prossimo anno, dunque quelle relative ai redditi dell’anno d’imposta 2019. Ci sarà poco tempo per adeguarsi: le norme entreranno in vigore non immediatamente ma, trattandosi di norme penali introdotte con decreto legge, 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione che sarà approvata entro la fine dell’anno.

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