
Il 29 novembre del 1902 nasce Carlo Levi, uno dei più significativi narratori del Novecento
Storia della vita di Carlo Levi, importante romanziere e pittore. Il suo romanzo più celebre è Cristo si è fermato ad Eboli
Carlo Levi, è stato uno scrittore, pittore, politico e antifascista italiano che ha svolto un ruolo importante nel mondo della pittura, della scrittura e della politica. È stato, infatti, uno dei personaggi più noti della narrativa del Novecento.
29 novembre 1902: nasce Carlo Levi, uno dei più significativi narratori del Novecento
Carlo Levi nasce a Torino il 29 novembre del 1902. Fin da giovane si appassiona alla pittura e a partire dall’età di 13 anni dipingerà; quadri per tutta la sua vita. Nel 1917 si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università; di Torino. e tre anni dopo fa parte del gruppo di Piero Gobetti mirante alla “Rivoluzione liberale”. Laureatosi in Medicina, dal 1924 al 1928 è assistente presso la Clinica medica dell’Ateneo torinese. Dopo alcuni soggiorni a Parigi, in cui decide di dedicarsi definitivamente alla pittura, nel 1929 partecipa alla mostra “Sei pittori di Torino”.
Dal 1929 fa parte del gruppo antifascista “Giustizia e Libertà” per il quale tra l’altro scrive vari saggi. Viene allora arrestato una prima volta per due mesi nella primavera del 1934. Al secondo arresto (maggio 1935) segue il confino in Lucania.
Il domicilio coatto e “Cristo si è fermato ad Eboli”
Su questo periodo della sua vita si sofferma nel suo celeberrimo libro Cristo si è fermato a Eboli (1945). Alla sua permanenza forzata nella provincia di Matera sono dovuti anche numerosi quadri (Carlo Levi e la Lucania, De Luca editore 1990) nonché le poesie dal confino (Bosco di Eva, Mancosu editore 1993 e L’invenzione della verità, edizioni dell’Orso 1998), opere che permettono di comprendere in una maniera completa il capolavoro Cristo si è fermato a Eboli, in cui vi è opposizione tra “tempo reale” e “tempo fittizio” – come indicato in D. Sperduto, L’imitazione dell’eterno, Schena editore 1998 e Carlo Levi inedito, Edizioni SPES 2002.

Nel 1946 pubblica Paura della libertà, un profondo scritto teoretico. Sull’avvento al potere della Democrazia Cristiana si sofferma ne L’Orologio (1950). Fanno poi seguito dei libri di viaggio.
Le parole sono pietre (1955) è il risultato di tre suoi viaggi in Sicilia, Il futuro ha un cuore antico (1956) di un suo viaggio in Urss, La doppi notte dei tigli (1959) di un viaggio in Germania. L’Italia la descrive in Un volto che ci somiglia (1960). Nel 1963 è eletto senatore nel collegio di Civitavecchia come indipendente nelle liste del PCI; nel 1968 l’elezione viene rieletto nel collegio di Velletri.
La cecità e le grandi opere
Nel gennaio 1973 è colpito dal distacco della retina oculare subendo due interventi chirurgici e riuscendo a tracciare, in stato temporaneo di cecità, più di 146 quadri e scrivendo il libro (pubblicato postumo) Quaderno a cancelli (1979). È stato inoltre pubblicato il libro di inediti leviani: Carlo Levi inedito: con 40 disegni della cecità, curato da Donato Sperduto (egli ricostruisce la storia dei disegni della cecità di Levi da lui selezionati e paragona il pensiero di Carlo Levi a quello del filosofo Emanuele Severino, prefazione di Giovanni Russo e con una testimonianza di Antonino Milicia (Milazzo, Spes Edizioni 2002; in sovracoperta figura il bel dipinto di Maria Sperduto “La rosa”).

Cristo si è fermato a Eboli, Carlo Levi, la sua esperienza personale, mandato dal regime fascista al confino in questo paese della Lucania, la intreccia con efficacia alla scoperta di una umanità ugualmente “confinata”, relegata ai margini della civiltà moderna. Il libro composto durante l’occupazione tedesca fra il dicembre del 1943 e il luglio del 1944, pubblicato nel 1945 in un periodo di rinnovamento culturale, ottenne grande successo anche fuori dall’Italia ed esercitò un notevole influsso sugli scrittore del neo-realismo. Opera di impegno concreto rivolto a denunciare le ingiustizie sociali, ma anche a rappresentare i problemi sociali del Paese.
Quando nel titolo accenna a Cristo, Levi gli dà questo significato: per i Lucani Eboli è l’ultimo paese di cristiani (per Levi cristiano equivale a uomo), mentre in quelli successivi, cioè i loro, si fa una vita non da cristiani, ma da animali.
La vita in Lucania
Levi che proviene da Torino, da una città colta, lui stesso laureato in medicina, intellettuale e artista, ha subito il metro di misura per verificare nel luogo di confino dove è stato scaraventato, l’abisso di miseria e di ignoranza in cui è sprofondata la popolazione, in una condizione subumana.

Ignoranza anche fra quelli che dovrebbero essere suoi colleghi, colti, cioè laureati in medicina come lui. Infatti Levi contattato per la sua professione da alcuni pazienti, i due medici del paese, gelosi e ignoranti, fanno di tutto per proibirgli di esercitare la professione.
Ultimi anni e morte
Trascorrerà quindi le sue giornate dipingendo, ma soprattutto passeggiando sul territorio, parlando con la gente, scoprendo così l’ambiente; i poveracci e gli arricchiti, i deboli e gli arroganti, gli oppressi dalla fame, dalla fatica, dalle malattie e i “signori” che li sfruttano.
Scopre la povera gente che vive come gli animali nelle caverne, nei “Sassi”, a Matera, in quella specie di grotte scavate nel tufo quasi a precipizio sulla costa e le credenze religiose dove di religioso non c’è proprio nulla, ma una promiscuità di nozioni magiche che dominano ataviche credenze. Più lo scopre questo ambiente e più gli appare irrazionale, così astratto che lui stesso – uomo intellettuale – non è capace di farsi un minimo schema di valutazione.
Ma una cosa constata che i politici d’Italia che hanno affrontato da anni quella che fu definita la “questione meridionale”, anche loro non sono riusciti a farsi un idea di questo contesto sociale. Da qui il suo impegno concreto in “Cristo si è fermato a Eboli”, rivolto a denunciare le ingiustizie sociali e a rappresentare i grandi problemi del Paese. Muore in una clinica romana il 4 gennaio 1975. Il 26 gennaio viene sepolto ad Aliano, che in Cristo si è fermato a Eboli chiama Gagliano.