Cronaca

Coronavirus in Campania, case di cura pagate senza dare prestazioni: scatta il blitz della Finanza

Scoppia la vicenda delle case di cura pagate senza dare prestazioni in Campania durante l’emergenza Coronavirus. Nelle scorse settimane la Guardia di Finanza, su mandato degli inquirenti della magistratura contabile, ha acquisito atti e documenti negli uffici delle Asl intimando il pagamento solo delle prestazioni effettivamente erogate ma non di quelle invece riconosciute dall’accordo. In pratica il 95% in dodicesimi, di tre mensilità quando sono stati bloccati i ricoveri fino alla riapertura delle attività ordinarie a inizio giugno.

Case di cura in Campania durante l’emergenza Coronavirus, blitz della Finanza

Come riportato da Il Mattino, a marzo la Regione Campania aveva frenato ogni attività ospedaliera pubblica e privata accreditata non urgente ad eccezione delle prestazioni di pronto soccorso, quelle oncologiche e ginecologiche. Così, le strutture accreditate con il Servizio sanitario nazionale se prive di un pronto soccorso potevano scegliere di chiudere ricorrendo così alla cassa integrazione a carico dello Stato oppure restare aperti per partecipare alle attività di cura per il Covid laddove necessario.

L’accordo

La Regione siglò un accordo che da un lato prevedeva il riconoscimento del 95% del budget ordinario previsto dal contratto annuo e dall’altro arruolava le Case di cura a funzioni di assistenza per i malati Covid riconoscendo un extrabudget. Si parla dunque di cifre che oscillano tra i 700 a 1200 euro al giorno per ogni posto letto occupato, tariffe superiori a quelle applicate in altre Regioni.


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