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Chernobyl, 33 anni fa il la catastrofe nucleare piĆ¹ grave della storia

Sono passati 33 anni dal disastro nucleare piĆ¹ grande della storia. Chernobyl resta una questione aperta su cui si dividono istituzioni eĀ associazioni antinucleariste

Chernobyl, 33 anni dal disastro nucleare

Un test di sicurezza compromesso dalla cieca ambizione e dalla sciatteria umana scatena l’inferno nel cuore dell’ex Unione Sovietica. Alle vite cancellate in un istante dalla tremenda esplosione se ne aggiungono altre, innumerevoli, avvelenate lentamente dalle radiazioni. Anche oggi nessuno ĆØ in grado di dire con certezza quante perdite umane sono legate a quella sciagurata notte.

Il 1986 ĆØ un anno cruciale nell’evoluzione dellaĀ “guerra fredda”Ā tra Stati Uniti e URSS. L’elezione di Mikhail Gorbaciov a segretario generale del Partito comunista sovietico (massima carica del regime) sembra promettere l’inizio di una nuova era nei rapporti tra le due superpotenze e soprattutto una svolta nella febbrile corsa agli armamenti, scongiurando l’imminenza di un conflitto nucleare. Ma ĆØ un processo lento.

Nella primavera di quell’anno, infatti, il clima ĆØ ancora teso ed ĆØ forte in URSS la paura di un attacco alle centrali nucleari. Per questo si effettuano numerosi test di sicurezza per verificare il funzionamento dei reattori in condizioni “limite”. Simili operazioni avvengono nel sito nucleare diĀ Chernobyl, situato nelle adiacenze della cittĆ  ucraina diĀ Pripjat’, a 16 km dal confine con la Bielorussia. Utilizzata per produrre energia elettrica ad uso civile e plutonio per scopi militari, la centrale funziona attraverso 4 reattori.

GliĀ standard di sicurezzaĀ sono lontani da quelli adottati a quel tempo nel mondo occidentale e la storia della sua costruzione ĆØ costellata di elementi allarmanti sotto il profilo dell’affidabilitĆ . La notte di sabato 26 aprile tutto ciĆ² emerge con estrema drammaticitĆ  incrociando l’errore umano. Il vice capo ingegnereĀ Anatoly DyatlovĀ ha il comando delle operazioni e decide di verificare se la turbina del reattore 4 ĆØ in grado di generare energia per inerzia, anche in presenza di un’interruzione della corrente elettrica.

Per gli altri tecnici si tratta di un’operazione rischiosa, per via delle condizioni non ottimali della potenza del reattore. Dyatlov non sente ragioni, accecato dall’ambizione di prendere il posto del suo superiore. All’1.23 si dĆ  avvio all’esperimento ed ĆØ l’inizio della fine.

La catastrofe si materializza in appena un minuto: la pressione del reattore ĆØ alle stelle e il disperato tentativo di bloccarne la potenza si rivela fatale, aumentandone di cento volte la potenza distruttiva. A una prima esplosione ne segue una seconda di maggiore portata, che disperde nell’ariaĀ 50 tonnellate di carburante nucleare. Scattano immediatamente i soccorsi ma il rischio radioattivo ĆØ di fatto inarginabile: il primo bilancio ufficiale parla di 31 vittime che sale a 65 tra tecnici della centrale e soccorritori.

Nelle prime ore le autoritĆ  sovietiche sono impegnate a minimizzare l’incidente agli occhi del mondo, salvo poi fare dietrofront quando laĀ nube radioattivaĀ raggiunge il resto dell’Europa, arrivando a lambire l’area del Mediterraneo. Nel frattempo viene fatta sgombrare l’intera cittĆ  di Pripjat’, decisione poi allargata a tutti i residenti nel raggio di 30 km dall’impianto. Centri abitati e vegetazione assumono l’aspetto di luoghi fantasma che conserveranno nei decenni a seguire.

Il rischio contaminazione scatena il panico nell’opinione pubblica europea, in particolare in Italia dove si vieta il consumo degli alimenti piĆ¹ a rischio come latte e insalata. In quel periodo prende forza il movimento antinucleare, che con ilĀ referendum del 1987Ā porta allo stop definitivo della produzione di energia nucleare in Italia.

Ricordato come il piĆ¹ grave incidente nucleare della storia, l’unico insieme a quello di Fukushima del 2011 a far registrare il massimo livello previsto dalla scala INES dell’IAEA, Chernobyl resta una questione aperta su cui si dividono istituzioni eĀ associazioni antinucleariste. Esiste infatti una guerra di cifre sul numero reale delle vittime delle radiazioni, stimabile secondo l’ONU intorno ai 4mila casi tra tumori e leucemie, in un arco di tempo di ottant’anni. PerĀ GreenpeaceĀ il rischio decessi potrebbe interessare 6 milioni di persone.

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