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Chi era Gabriele D’Annunzio, il Poeta Vate simbolo del Decadentismo italiano

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 ed è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del Decadentismo. D’Annunzio è stato anche una celebre figura della prima guerra mondiale,  dal 1924 insignito del titolo di “principe di Montenevoso“.

Gabriele D’Annunzio: la vita e le opere del Poeta Vate

D’Annunzio è soprannominato “il Vate“, cioè “poeta sacro, profeta“, cantore dell’Italia umbertina, o anche “l’Immaginifico“, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924.


D'annunzio bambino


Come figura politica lasciò un segno indelebile nella sua epoca ed ebbe un’influenza notevole sugli eventi che gli sarebbero succeduti. Discusso mentore di Mussolini, ebbe un importante, ma dibattuto, ruolo di precursore per il fascismo italiano, anche se non si iscrisse mai al Partito Nazionale Fascista.

La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi in Italia e in Europa: un periodo che più tardi sarebbe stato definito appunto “dannunzianesimo“.

La famiglia di D’Annunzio

Terzo di cinque figli, visse un’infanzia felice a Pescara, capoluogo abruzzese. Dalla madre, Luisa de Benedictis, ha ereditato una sensibilità fine mentre dal padre, Francesco Paolo Rapagnetta D’Annunzio, il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, che portarono la famiglia da una condizione agiata a una difficile situazione economica.

Ebbe tre sorelle, cui fu molto legato per tutta la vita, e un fratello minore: AnnaElvira, Ernestina Antonio, direttore d’orchestra, si trasferì negli Stati Uniti, dove perse tutto nella crisi economica del 1929. D’Annunzio lo aiutò finanziariamente con cospicui prestiti, ma le continue richieste di denaro spinsero Gabriele a rompere i rapporti e a rifiutare di incontrarlo al Vittoriale.

La formazione e la prima opera Primo Vere

Il giovane D’Annunzio non tardò a manifestare un carattere ambizioso e privo di complessi e inibizioni, portato al confronto competitivo con la realtà. Una testimonianza è la lettera che, ancora 16enne, scrisse nel 1879 a Giosuè Carducci, il poeta più stimato nell’Italia umbertina.

Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della sua prima operaPrimo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un’entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della domenica, il libro venne pubblicizzato dallo stesso D’Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo.


 

gabriele d'annunzio


La notizia ebbe l’effetto di richiamare l’attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D’Annunzio poi smentì la falsa notizia.Dopo aver concluso gli studi liceali accompagnato da una notorietà in continua ascesa, giunse a Roma e si iscrisse alla Facoltà di Lettere, dove non terminò mai gli studi.

Gabriele D’Annunzio a Roma

Gli anni trascorsi a Roma tra il 1881 e il 1891 furono decisivi per la formazione di D’Annunzio. Proprio nel particolare ambiente culturale e mondano di Roma cominciò a forgiarsi il suo stile raffinato e comunicativo, la sua visione del mondo e il nucleo centrale della sua poetica.


Gabriele D'Annunzio


L’accoglienza positiva che trovò a Roma fu favorita dalla presenza  di un gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese, in un convento di proprietà del corregionale e amico Francesco Paolo Michetti (fra essi Scarfoglio, Tosti, Masciantonio e Barbella) che fece parlare in seguito di una “Roma bizantina“, dal nome della rivista su cui scrivevano, Cronaca bizantina.

Il matrimonio con Maria Harfouin

Gabriele D’Annunzio si era dovuto adattare al lavoro di giornalista a causa delle sue esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Romabene“, dal suo gusto per l’esibizione della bellezza e del lusso, nel 1883 sposò, con un matrimonio “di riparazione” nella cappella di Palazzo Altemps a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, deputato al parlamento, Gabriele Maria, attore, e Ugo Veniero).

Il matrimonio finì in una separazione legale dopo pochi anni a causa delle numerose relazioni extraconiugali di D’Annunzio.

Il grande successo de Il Piacere

Il grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Il Piacere a Milano presso l’editore Treves, nel 1889. Questo romanzo, incentrato sulla figura dell’esteta decadente, inaugura una nuova prosa introspettiva e psicologica che rompe con i canoni estetici del naturalismo e del positivismo allora imperanti.



Accanto a lettori ed estimatori più attenti e colti, venne presto a crearsi attorno alla figura di D’Annunzio un vasto pubblico condizionato non tanto dai contenuti, quanto dalle forme e dai risvolti divistici delle sue opere e della sua persona, un vero e proprio star system ante litteram, che lo stesso scrittore contribuì a costruire deliberatamente.

Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da “grande divo“, con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di “vivere un’altra vita“, di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

Il periodo a Napoli

Tra il 1891 e il 1893 D’Annunzio visse a Napoli, dove compose Giovanni Episcopo e L’innocente, seguiti da Il trionfo della morte, scritto in Abruzzo, e dalle liriche del Poema paradisiaco. Sempre di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di Friedrich Nietzsche., che influenzeranno l’opera Le vergini delle rocce (1895).

Nel 1892, a seguito di una gara con Ferdinando Russo sulla capacità del poeta di comporre liriche in napoletano, D’Annunzio compone il testo de ‘A vucchella, romanza che verrà pubblicata nel 1907 musicata da Francesco Paolo Tosti.

La canzone, eseguita da celebri tenori come Enrico Caruso e, in seguito, Luciano Pavarotti verrà incisa anche da grandi interpreti della canzone napoletana come Roberto Murolo che ne faranno un classico.

Il periodo fiorentino

Nel 1892 cominciò una relazione epistolare con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. D’Annunzio si trasferì a Firenze per stare vicino.


Eleonora Duse


Sono in questi anni della maggior parte della drammaturgia dannunziana, piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro, dominanti in Italia, e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse, nonché le sue migliori opere poetiche, la gran parte delle Laudi, e, tra queste, il vertice e capolavoro della poesia dannunziana, l’Alcyone.

Il periodo parigino

La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel 1904, dopo la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione, e il tradimento con Alessandra di Rudiní. In quell’epoca la vita dispendiosa condotta dal Vate lo portò a sperperare le cospicue somme percepite per le proprie pubblicazioni, che divennero insufficienti a coprire le spese.

Nel 1910, convinto dalla nuova amante Nathalie de Goloubeff, D’Annunzio si trasferì in Francia: già da tempo aveva accumulato una serie di debiti e, per evitare i creditori, aveva preferito allontanarsi dal proprio Paese. L’arredamento della villa fu messo all’asta e D’Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia. Risale a questo periodo la relazione con l’americana Romaine Beatrice Brooks.


D'annunzio


A Parigi era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hérelle e il dibattito tra decadentisti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un notevole interesse già con Huysmans. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane, tra cui quelle con Filippo Tommaso Marinetti e Claude.

Pur lontano dall’Italia, collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della guerraitalo-turca, inclusi poi in Merope, o editoriali per diversi giornali nazionali.

Il ritorno il Italia e la prima guerra mondiale

Nel 1915 D’Annunzio ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli. Condusse immediatamente un’intensa propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi.


D'Annunzio


Con lo scoppio del conflitto con l’Austria-Ungheria, D’Annunzio, nonostante avesse 52 anni, ottenne di arruolarsi come volontario di guerra nei Lancieri di Novara, partecipando subito ad alcune azioni dimostrative navali e aeree.

L’impresa di Fiume e l’esilio volontario

Nel settembre 1919 D’Annunzio, insieme con un gruppo paramilitare, guidò una spedizione di “legionari“, partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, Ronchi dei Legionari in ricordo della storica impresa), per l’occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all’Italia.


d'annunzio fiume


Con questo gesto D’Annunzio raggiunse l’apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico. Il 12 novembre 1920 i governi italiano e jugoslavo stipularono il trattato di Rapallo, che trasformava Fiume in una città libera. D’Annunzio non accettò il trattato e rifiutò ogni mediazione, spingendo il governo a intervenire con la forza.

Deluso dall’epilogo dell’esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un’esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera), che pochi mesi più tardi acquistò. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale.

Morte

Gabriele D’Annunzio muore il 1° marzo 1938 alle 20.05 per emorragia cerebrale mentre era seduto al tavolo da lavoro nella stanza della Zambracca della Prioria.

Alcuni anni prima aveva previsto la sua morte: “La sensazione della corda nel cervello – che è per spezzarsi, che può spezzarsi. Il senso della morte improvvisa”.

Le principali opere di Gabriele D’Annunzio

  • Primo Vere (1879)
  • Canto Novo (1882)
  • Intermezzo di rime (1883)
  • Il libro delle vergini – San Pantaleone (1884-86)
  • Il Piacere (1889)
  • L’innocente (1892)
  • Poema paradisiaco (1893)
  • Il trionfo della morte (1894)
  • Le vergini delle rocce (1895)
  • La città morta (1898)
  • La Gioconda (1898)
  • Il fuoco (1900)
  • Le novelle della Pescara (1902)
  • Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903)
  • La figlia di Iorio (1904)
  • La fiaccola sotto il moggio (1905)
  • La nave (1908)
  • Forse che sì, forse che no (1910)
  • Notturno (1921)
  • Il libro segreto di Gabriele D’Annunzio (1935)

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