Coronavirus, la battuta dell’artista cinese: “È come la pasta: inventato dai cinesi, diffuso dagli italiani”
Il coronavirus come la pasta. Il paragone improprio è di Ai Weiwei, un dissidente artista cinese che ha ironicamente denunciato a la somiglianza tra lo sviluppo geografico del noto alimento, simbolo della gastronomia italiana nel mondo, e la diffusione dell’epidemia del virus.
Coronavirus come la pasta, il commento
Su Instagram l’artista, paragonando il virus alla pasta, ha ironizzato: “L’hanno inventato i cinesi, ma gli italiani lo diffondono nel mondo”. Una “battuta” che ha scatenato numerose polemiche, in particolar modo da parte di utenti italiani.
Chi è Ai Weiewi
Ai Weiwei è un artista, designer, attivista, architetto e regista cinese. È il figlio del poeta Ai Qing. Si è diplomato all’Accademia del Cinema, per poi dedicarsi successivamente alla pittura. Negli anni Settanta è cofondatore del gruppo artistico Stars (“stelle” in italiano). Nel settembre del 1980 le autorità di Pechino concedono al collettivo Stars di allestire una mostra alla China Art Gallery di Pechino: fu la prima esposizione di arte contemporanea in un museo cinese; l’esposizione attirò numerosi visitatori.
Nel 1993 torna in Cina per stare accanto al padre ammalato. Collabora alla fondazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia. Nel 1997 è cofondatore e direttore artistico dell’Archivio delle arti cinesi (CAAW).
Nel 1999 inizia ad occuparsi di architettura e fonda il suo studio nella periferia nord di Pechino, a Caochangdi. Nel 2003 fonda un altro studio, il «FAKE Design». Sempre in questo anno realizza un’altra opera celeberrima, Map of China: una scultura puzzle formata da legni che avevano fatto parte dei templi della dinastia Qing (1644-1911), distrutti dal regime.