Inchiesta

De Luca snobba i giornalisti durante l’emergenza coronavirus: le domande di Massimo Romano

L’ultima conferenza stampa del governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è datata 7 marzo. Da allora, De Luca ha utilizzato per la comunicazione solo i canali social, senza concedersi ai giornalisti. Ha risposto solo ad alcune domande, sempre in diretta Facebook sulla sua pagina, inviate per iscritto e selezionate tra molte altre. È lecito dire, quindi, che abbia risposto solo a quesiti a cui voleva rispondere, tralasciando altri.

Coronavirus, De Luca snobba i giornalisti

In tre mesi, durante l’emergenza coronavirus in Campania, De Luca ha preferito non rispondere ai giornalisti. Ha fatto pervenire la sua voce tramite i social, ha anticipato ordinanze (a volte modificate rispetto a quanto lui stesso aveva annunciato), ha inviato note e dichiarazioni via mail – e sempre sugli stessi social – in tarda serata. Tutto senza alcun tipo di contraddittorio.

Di fatto, il presidente De Luca non ha mai risposto a domande su temi riguardanti l’emergenza sanitaria in Campania. Anche quando, con sommo sollievo della categoria, è giunto l’annuncio di una conferenza stampa virtuale per il 23 maggio, alla fine, a causa di presunti problemi tecnici, non è stato possibile porre neanche un solo quesito.

Le domande a De Luca

Il giornalista Massimo Romano ha elencato sul suo blog le domande che avrebbe voluto porre al governatore regionale De Luca.

  1. Fino al 24 febbraio ha dichiarato che la Campania non avrebbe corso alcun rischio anche in caso di aumento dei contagi e di quarantena. Perché dal 7 marzo la sua linea è cambiata, avvisando i cittadini campani che se non fossero rimasti a casa avremmo rischiato un’ecatombe?
  2. Perché, a fronte del pericolo da lei stesso annunciato il 7 marzo, il giorno 5 lei continuava a sostenere che il concorso regionale si sarebbe dovuto tenere lo stesso?
  3. Il 13 marzo lei dichiarò che il picco di contagi ci sarebbe stato a metà aprile; il 27 marzo, invece, dichiarò che il picco ci sarebbe stato nella prima settimana di aprile; il 3 aprile affermò che avremmo avuto il momento di massimo contagio a inizio maggio. Con quale criterio ha fornito queste date e cosa ha determinato i cambiamenti di previsione?
  4. Perché la Campania è stata tra le ultime regioni per numero di tamponi effettuati?
  5. Perché la Regione ha scelto di investire, solo su Napoli, quasi 8 milioni di euro per realizzare un ospedale da campo anti-Covid (Ponticelli), piuttosto che investire su strutture in disuso come Ascalese o San Gennaro?
  6. Allo stato attuale, sono stati realizzati tutti i 72 posti di terapia intensiva previsti dal progetto?
  7. Era già stato previsto che l’ospedale anti-Covid sarebbe stato completato solo dopo il picco di contagi, rendendo non necessari i nuovi posti di terapia intensiva?
  8. Il 20 aprile, alla consegna dei primi posti dell’Ospedale da campo, preso atto della non necessità della terapia intensiva, fu dichiarato che la struttura avrebbe accolto tutti i contagiati campani, liberando gli altri ospedali non-covid. Perché, allora, il trasferimento non è mai avvenuto, rendendo possibili nuove situazioni promiscue, come avvenuto al Cardarelli?
  9. Quanti pazienti sono stati accolti dall’Ospedale da campo di Ponticelli?
  10. Quanto costano medici e infermieri in convenzione che vengono chiamati per far funzionare l’Ospedale da campo?
  11. A fronte del fatto che gli ospedali Covid realizzati sono rimasti quasi del tutto inutilizzati, potrebbe dirci se dalla metà di aprile alla metà di maggio, pazienti contagiati sono stati ricoverati presso strutture private convenzionate. Se si, a quale costo per le casse regionali?
  12. All’inizio dell’emergenza, i posti di terapia intensiva in Campania erano inferiori a quelli che sarebbero dovuti essere disponibili?

Nessuna di queste domande è posta con pregiudizio e, son certo, per molte di esse le risposte saranno semplici. Ma, al momento, non ci sono state date.

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