Scienza e Tecnologia

Nuove speranze contro il coronavirus da farmaco per la pancreatite acuta: ecco come funziona 

Nuove speranze contro il coronavirus da farmaco per la pancreatite acuta. Un team di ricerca dell’Università di Tokyo ha dimostrato che un farmaco anticoagulante e antivirale utilizzato contro la pancreatite acuta è in grado di bloccare la “fusione” tra il covid-19 e le cellule umane, impedendone di fatto invasione e replicazione. Ai promettenti test di laboratorio seguiranno studi clinici (sull’uomo) a partire da questo mese.

Coronavirus, nuove speranze da farmaco per la pancreatite

C’è un nuovo farmaco che si aggiunge alla lista di quelli potenzialmente efficaci nel contrasto alla COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta del Nafamostat mesilato (nome commerciale Fusan), un medicinale con proprietà anticoagulanti, antivirali e anticancro utilizzato in Giappone per il trattamento della pancreatite acuta e altre condizioni. Fa parte della famiglia dei cosiddetti inibitori della proteasi, ovvero degli enzimi virali che producono proteine, ed è per questa ragione che questi farmaci vengono utilizzati anche contro il virus dell’HIV (responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita o AIDS) e quello dell’epatite C (HCV). Nel caso specifico della COVID-19, il Nafamostat mesilato sarebbe in grado di bloccare la fusione tra il coronavirus SARS-CoV-2 e le cellule umane, impedendo di fatto l’invasione e la replicazione del virus, alla base della patologia potenzialmente letale.

A determinare la possibile efficacia del Nafamostat mesilato è stato un team del Centro di ricerca per le malattie infettive dell’Istituto di scienze mediche presso l’Università di Tokyo. Ai medesimi risultati è giunto un altro team di ricerca internazionale, guidato da scienziati tedeschi dell’Infection Biology Unit – German Primate Center del Leibniz Institute for Primate Research, che hanno collaborato con i colleghi dell’Università di Gottinga, dell’Università Sechenov di Mosca e di diversi altri istituti. I ricercatori giapponesi, coordinati dai professori Jun-ichiro Inoue e Mizuki Yamamoto, avevano già dimostrato in laboratorio l’efficacia del Nafamostat mesilato contro il MERS-CoV, il coronavirus “cugino” del nuovo e responsabile della MERS (Middle East respiratory syndrome – Sindrome respiratoria mediorientale), così hanno deciso di testarne le potenzialità anche contro il SARS-CoV-2.

Ma come funziona esattamente il farmaco? Per spiegarlo gli scienziati hanno dapprima mostrato il modo in cui il coronavirus penetra nelle cellule umane. SARS-CoV-2, sottolineano Inoue e colleghi, è avvolto da un doppio strato lipidico costellato dalle cosiddette “spike” o spicole (la proteina S), che utilizza per agganciarsi al recettore delle ACE2 delle cellule umane e “scardinarle” come un grimaldello, permettendo l’invasione e la replicazione. Quando si avvia questo processo la proteina S viene suddivisa nelle componenti S1 e S2 da una proteasi derivata dalle cellule umane, che gli scienziati ritengono sia la Furina. “S1 quindi si lega al suo recettore, ACE2 – spiegano gli studiosi – l’altro frammento, S2, viene suddiviso da TMPRSS2, una proteasi serinica della superficie cellulare umana, con conseguente fusione della membrana. Secondo Hoffmann et al., ACE2 e TMPRSS2 sono essenziali nelle cellule delle vie aeree per determinare l’infezione da SARS-CoV-2”.

 

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio