Cronaca

Covid, Gerry Scotti: “Vedevo 24 persone intubate, scene da film di fantascienza. E pregavo per loro”

Coronavirus, Gerry Scotti e l'anticamera della terapia intensiva: "Esperienza che mi ha migliorato come uomo e persona"

Gerry Scotti parla della sua esperienza con il Coronavirus. Il conduttore televisivo è uscito dall’ospedale dove è stato ricoverato per 10 giorni per Covid nella giornata di lunedì 16 novembre. “Quando mi hanno detto che mi ricoveravano sono diventato verde, ho sudato freddo. Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza” ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera.

Coronavirus, il racconto di Gerry Scotti

“Ho avuto la classica settimana del fai da te, quella ordinata dai protocolli che mira a non intasare i pronto soccorso. È cominciata con febbriciattola, stanchezza, colpi di tosse. La soluzione codificata è tachipirina e cortisone. Una settimana e passa tutto. Invece no” spiega il conduttore lombardo.

“Al secondo controllo al Covid Center dell’Humanitas a Rozzano mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo”.

Gerry Scotti all’anticamera della terapia intensiva

“I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di attaccare al suo corpo una serie di strumenti per monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari.

Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai. Ho appurato — stando lì, due notti e un giorno — che quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco… Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me”.

Il cambiamento dopo il Covid-19

“Ho cambiato idea su tante cose. Mi son tolto tutte le soddisfazioni che mi potevo togliere, ho avuto una vita ricca, ma adesso ho visto quanto è sottile il filo che ci attacca alla vita, ho visto che basta un attimo. È un’esperienza che mi ha migliorato come uomo e persona, sono più forte di prima e ho ribaltato le mie priorità. Rimangono sempre dieci.

Ma l’ordine è diverso. Capisci il valore delle piccole cose della vita, un giro in bicicletta, trovarsi con tuo figlio al parco, una camminata: più sono banali e stupide e più valgono, persino una partita a carte con gli amici. La verità è che devo tenermi ciò che di buono questa esperienza mi ha dato, ma anche ciò che di brutto mi ha dato”.


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