Cronaca

Coronavirus, giovane età e buona salute potrebbero incidere sulla positività all’infezione?

Coronavirus, la giovane età potrebbe incidere sulla positività all’infezione? I casi di alcune persone sotto i 40 anni, positive ancora dopo oltre 1 mese dal primo tampone, dimostrano che, paradossalmente, il virus rimane nel corpo più al lungo. È il caso, ad esempio, del calciatore Paulo Dybala, 26 anni, e del giornalista delle Iene, Alessandro Politi, 32 anni. Entrambi risultano asintomatici, ma dopo oltre 40 giorni dal primo tampone risultano ancora positivi.

Coronavirus, la correlazione tra la giovane età e la positività

Dall’inizio il coronavirus è stato etichettato come “la malattia degli anziani”, perchè mieteva le sue vittime principalmente tra le persone oltre i 70 anni, con altre patologie a carico. Ma nei mesi successivi si è arrivati a capire che l’infezione non bada all’età o alla posizione sociale.

Giovani e anziani

Eppure, fanno riflettere alcuni casi “famosi”, come Carlo d’Inghilterra, che in pochi giorni è entrato nel tunnel del virus e ne è uscito indenne, nonostante i suoi 71 anni, mentre il 55enne Boris Johnson ha dovuto respirare attaccato alle macchine per una settimana, senza contare i giorni di isolamento in casa.

Parla Galli

Un primo chiarimento in merito può darlo il direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli

Ciascuno di noi risponde in maniera diversa al virus, ogni persona è geneticamente attrezzata per rispondere in modo diverso a qualsiasi infezione. Lo dimostra anche la grande differenza di gravità della malattia espressa nelle varie fasce di età, nei maschi rispetto alle femmine, nella condizione di salute soggettiva e così via. Abbiamo individuato dei fattori, ma non abbiamo ancora abbastanza conoscenze sugli aspetti genetici soggettivi. Proprio questa soggettività implica che alcune persone pur in assenza di sintomi abbiano la tendenza a portare avanti in tempi lunghi un’infezione attiva. Dopo di che è molto probabile che questo virus non cronicizzi, ma che ci siano forme protratte di infezione sì. Spesso proprio in casi in cui non vi sia stata una manifestazione grave.

La contagiosità

Le persone giovani che contraggono l’infezione, quindi, seppur asintomatiche, o con sintomi lievi, rimangono potenzialmente contagiose più al lungo.

 

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