Cronaca

Coronavirus, in Inghilterra l’epidemia si combatte con l’immunità di gregge: ecco cos’è

Aveva destato sconcerto in tutto il mondo il discorso del Premier inglese Boris Johnson che, in stile Churchill, qualche giorno fa aveva avvertito i suoi concittadini di tenersi pronti a perdere molti dei propri cari.

Ma quello di Johnson era solo un indizio di quello che era il suo reale intento: combattere il coronavirus una forma di protezione chiamata immunità di gregge. Ecco di cosa si tratta.

L’Inghilterra combatterà il coronavirus con l’immunità di gregge

Come Churchill anche Boris Johnson ha preannunciato, per i suoi concittadini lacrime, sangue e sudore. Ma la situazione è un attimo diversa: il nemico da combattere è subdolo, nascosto e molto più letale delle bombe. Ma il Regno Unito, si sa, è un Paese anticonformista, fuori dagli schemi e, tra poco, anche fuori dall’Europa.

La battaglia

Ma se le correnti impetuose dei suoi mari hanno impedito per secoli alle armate nemiche di invadere l’isola, questa volta non basteranno a fermare il nuovo nemico. Ma pare che a loro non importi. E così ecco che il Premier inglese lascia tutto così com’è e lancia un modo alternativo per combattere il virus: l’immunità di gregge.

Cos’è l’immununità di gregge?

L’immunità di gregge è una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità.


 


Come funziona

Secondo questo principio, dunque, nelle malattie infettive che vengono trasmesse da individuo a individuo, la catena dell’infezione può essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione sono immuni o meno suscettibili alla malattia. Quanto maggiore è la percentuale di individui che sono resistenti, minore è la probabilità che un individuo suscettibile entri in contatto con l’agente patogeno. Se l’agente patogeno non trova soggetti recettivi disponibili circola meno, riducendo così il rischio complessivo nel gruppo.

Le variabili

La soglia minima dell’immunità di gruppo varia in base all’agente patogeno considerato: per quelli a maggiore diffusione viene considerata il 95%, che equivale alla necessità di avere un contatto infettivo, ovvero un contatto adeguato alla potenziale trasmissione della malattia infettiva, con almeno 20 persone per poter avere la probabilità di infezione che si sarebbe avuta prima della vaccinazione del gruppo.

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