Economia

Il Coronavirus potrebbe provocare 25 milioni di disoccupati nel mondo. Peggio della crisi del 2008

Il coronavirus, anche quando finirà la pandemia, lascerà importanti e gravi strascichi. Uno di questi riguarda il lavoro. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (agenzia delle Nazioni Unite che riunisce i governi, i sindacati e le organizzazioni degli industriali di 187 Paesi), a livello globale il rischio è che si possano perdere dai 5,3 milioni ai 24,7 milioni di posti di lavoro. Per  l’organizzazione internazionale solo “una risposta coordinata delle politiche economiche a livello internazionale come durante la crisi 2008-2009 potrebbe permettere di ridurre l’impatto dell’emergenza coronavirus sulla disoccupazione globale”.

L’Organizzazione internazionale del lavoro: si perderanno milioni di posti di lavoro a causa del coronavirus

Quindi, sostiene l’agenzia dell’ONU, ai 188 milioni di disoccupati nel mondo nel 2019 si potrebbero sommare dai 5,3 ai 24,7 milioni di disoccupati in più, e molto dipenderà dalle misure che i governi metteranno in campo. La crisi finanziaria internazionale del 2008-2009 aveva causato un aumento di 22 milioni di disoccupati a livello globale. “I comparti  più toccati saranno il turismo, i trasporti ma anche l’industria dell’automobile“, dice Guy Ryder, direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro. “Sarà un crash-test di proporzioni inquietanti, ben peggiore di quello del 2008”.

L’aumento dei disoccupati per il coronavirus

Per l’organizzazione internazionale l’aumento dei disoccupati dovrebbe comportare anche ad una riduzione forte dei redditi dei lavoratori. Lo studio stima una riduzione che potrebbe essere compresa tra 860 miliardi di dollari a 3,4 bilioni di dollari entro la fine del 2020. “Questo si tradurrà in un calo dei consumi in beni e servizi e avrà un impatto sulle prospettive delle aziende e delle economie”.

L’agenzia delle Nazioni Unite inoltre stima che tra 8,8 e 3,5 milioni di persone in più nel mondo si troveranno nella situazione di “lavoratori poveri” rispetto alla previsione iniziale per il 2020 che prevedeva un calo di 14 milioni a livello mondiale.


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