Cronaca

Coronavirus: ecco i Paesi rimasti Covid Free, per davvero e per finta

Dalla Corea del Nord alle isole del Pacifico, ecco i Paesi risparmiati dal Coronavirus

A quasi un anno dalla comparsa dei primi contagi da Coronavirus ci sono ancora Paesi, isolati dal resto del Mondo, dove il virus non è ancora arrivato ed, in particolare, due paesi che sostengono di non aver registrato neppure un singolo caso. Dalla Corea del Nord alle isole del Pacifico, ecco i Paesi Covid Free, per davvero e per finta.

Turkmenistan e Corea del Nord: i due unici Paesi “risparmiati” dal Covid

I due Paesi che “ufficialmente” non hanno ancora avuto nemmeno un caso di contagio da coronavirus, nonostante confinino con paesi molto colpiti dalla pandemia sono il Turkmenistan e la Corea del Nord.

Il Turkmenistan confina con l’Iran, dove i casi registrati sono più di 828mila, secondo i dati dell’Oms. La Corea del Nord invece confina – per 1.420 chilometri – con la Cina, dove si pensa sia cominciata la pandemia, e con la Corea del Sud, dove i casi sono stati più di 30mila. I due Stati Covid Free però sono guidati da governi autoritari: sono due paesi in cui la libertà di stampa è inesistente e molte informazioni vengono tenute nascoste per ragioni di propaganda.

La verità scoperta dall’Oms in Turkmenistan

A luglio una squadra di funzionari dell’Oms ha potuto entrare in Turkmenistan e viaggiare per il paese e ha raccolto molte testimonianze secondo cui nei mesi scorsi ci sono stati numerosi possibili casi di coronavirus, e in generale un aumento delle infezioni alle vie respiratori e delle polmoniti. Le autorità locali hanno ammesso che nel 2020 è aumentato il numero di morti legate a problemi respiratori, ma hanno sostenuto che la causa sia l’inquinamento dell’aria.

La Corea del Nord potrebbe essere davvero Covid Free

Per quanto riguarda la Corea del Nord, gli esperti hanno discusso sulla possibilità che effettivamente non avesse casi di infezione. Fu infatti uno dei primi paesi a chiudere i suoi confini – già poco attraversati – a gennaio. A febbraio il governo annunciò che non li avrebbe riaperti fino a che una cura per la Covid-19 non fosse stata trovata, rendendo obbligatorie le mascherine e introducendo delle restrizioni per gli incontri pubblici.

A luglio mise in isolamento una città vicino al confine con la Corea del Sud e dichiarò lo stato di “massima emergenza” dopo aver individuato un sospetto caso di coronavirus: un uomo nordcoreano che alcuni anni fa era scappato in Corea del Sud e per poi rientrare nel paese di nascosto.

Zero casi registrati ma 5mila casi sospetti

Nonostante questa vicenda, che aveva portato all’isolamento dell’uomo, a oggi il numero ufficiale di casi nel paese resta pari a zero. Un rapporto dell’Oms del 29 ottobre dice che dei 10.462 test effettuati nel paese (che ha più di 25 milioni di abitanti) nessuno è risultato positivo, ma che ci sono più di cinquemila persone che potrebbero avere o avere avuto la Covid-19.

Il Covid non arriva in mezzo all’oceano Pacifico

I posti dove è invece plausibile che il Coronavirus non sia mai arrivato per davvero sono isole e arcipelaghi parecchio isolati nell’oceano Pacifico: come Nauru, Tonga, Kiribati, Micronesia, Palau, Samoa e Tuvalu. Fino a poco tempo fa facevano parte dell’elenco anche Vanuatu, dove però il 10 novembre è rientrato dagli Stati Uniti un cittadino asintomatico, le isole Salomone e le isole Marshall, dove i primi casi sono stati rilevati a ottobre. In nessuno di questi arcipelaghi tuttavia ci sono stati contagi locali: gli infettati arrivavano da fuori e sono stati messi in isolamento.

Isolamento naturale

Il fatto che questi paesi si trovino in mezzo al Pacifico, una delle ragioni per cui sono tra le zone del mondo più esposte al cambiamento climatico, è stata vantaggioso durante la pandemia, perché ha reso più facile chiudere i confini e prepararsi a isolare eventuali contagiati in arrivo dall’esterno.

Fin dai primi mesi della diffusione del coronavirus, i paesi del Pacifico hanno preso seriamente il rischio che arrivasse il virus anche perché nessuno di loro ha un sistema sanitario in grado di reggere un’eventuale diffusione su larga scala della Covid-19. Tuttavia chiudere i confini ha gravemente danneggiato le economie di questi paesi, molto legate al turismo, e ha ridotto notevolmente i loro approvvigionamenti di cibo.

Inoltre quando ad aprile Vanuatu fu colpita da un ciclone, fu costretta a rifiutare aiuti esterni per la ricostruzione per evitare il rischio di contagi. L’Australia ha stanziato 300 milioni di dollari australiani per sostenere questi paesi nella ripresa economica e il governo ha promesso di impiegarne altri 500 milioni per fare arrivare a tutti gli abitanti delle isole del Pacifico un vaccino quando sarà disponibile.


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Il sito del Ministero della Salute

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