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Coronavirus: il report dell’Iss “in Italia indice Rt sotto 1 ma ci sono ancora focolai attivi”

Continua il trend positivo nell’andamento dei contagi da Coronavirus in Italia. Al momento sul territorio nazionale non vengono riportate situazioni di criticità relative all’epidemia di Sars-Cov-2. Questo è, in sintesi, il risultato del monitoraggio degli indicatori per la cosiddetta Fase 2 per la settimana tra il 25 e il 31 maggio, secondo il report curato da Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della Salute.

Coronavirus: il report dell’Iss sul contagio in Italia

Gli esperti invitano comunque sempre alla cautela e segnalano come sia “necessario mantenere elevata la resilienza dei servizi territoriali per continuare a favorire la consapevolezza e la compliance della popolazione, realizzare la ricerca attiva e l’accertamento diagnostico di potenziali casi, l’isolamento dei casi confermati, la quarantena dei loro contatti stretti. Queste azioni sono fondamentali per controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche“.

Nessuna regione italiana ha un valore di Rt, l’indice di contagiosità, maggiore di 1, si segnala ancora nel report. “La stima dell’indice di trasmissibilità (Rt) per data inizio sintomi nel periodo dal 12 al 25 maggio, calcolato al 3 giugno 2020, mostra valori medi al di sotto di 1 in tutte le Regioni e Province autonome“, spiegano Iss e ministero della Salute.

Iss: “indice RT sotto l’1 ma ci sono dei focolai ancora attivi”

Per quanto riguarda la stima dell’Rt, si sottolinea che quando il numero di casi è molto piccolo possono verificarsi temporanee oscillazioni” con valori superiori a 1, “a causa di piccoli focolai locali, senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante“, puntualizzano gli esperti. Complessivamente, si evidenzia nel report, “il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia è favorevole con una generale diminuzione nel numero di casi ed un’assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali“.

Gli esperti segnalano però che “persiste, in alcune realtà regionali, un numero di nuovi casi segnalati ogni settimana elevato seppur in diminuzione. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-Cov-2 è ancora rilevante“. In quasi tutta la Penisola, inoltre, “sono documentati focolai di trasmissione attivi. Tale riscontro, che in gran parte è dovuto all’intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, evidenzia tuttavia come l’epidemia in Italia di Covid-19 non sia conclusa“. Dal punto di vista del monitoraggio, gli esperti rilevano “un forte miglioramento della qualità e dettaglio dei dati inviati dalle Regioni al ministero della Salute e all’Iss e discussi nella cabina di regia“.

Il report sulla prima fase dell’emergenza in Italia: i risultati

Sulla base dell’andamento dei dati di Covid-19 in Italia, la conclusione degli autori del rapporto di monitoraggio è che “le misure di lockdown in Italia hanno effettivamente permesso un controllo dell’infezione da Sars-Cov-2 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus con incidenza molto diversa nelle 21 regioni e province autonome“. La situazione fotografata dal report, “relativa prevalentemente alla prima fase di transizione, è complessivamente positiva“. Permangono segnali di trasmissione con focolai nuovi segnalati che descrivono una situazione epidemiologicamente fluida in molte regioni italiane. “Questo – concludono l’Iss e il ministero della Salute – richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico“.

Verosimilmente molti dei casi di Covid-19 notificati in questa settimana in Italiahanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima“, e quindi “durante la prima fase di riapertura, tra il 4 e il 18 maggio 2020“, viene fatto notare ancora nel report. Gli esperti collegano molti casi positivi di questi giorni alla prima fase di riapertura considerati “i tempi tra esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica“.


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Il sito del Ministero della Salute

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