Inchiesta

Coronavirus, le tappe della pandemia dalla Cina all’Italia

Coronavirus: tutto ebbe inizio a dicembre 2019, quando alcuni cittadini di Wuhan presentavano dei sintomi simili a quelli di un semplice raffreddore e/o polmonite. Man mano che i casi cominciarono ad aumentare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità venne informata: le autorità chiedono l’isolamento e chiudono il mercato della cittadina perché la probabile origine è la vendita di animali.

Coronavirus, come e quando è nata la pandemia?

A gennaio, dopo il primo decesso, viene dichiarata l’epidemia confermando questo virus, ancora sconosciuto, appartenente alla famiglia dei coronavirus denominato “2019-nCoV”. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie comunica il potenziale rischio di contagio in Europa. Intanto sale il numero dei casi e la città di Wuhan viene messa in quarantena, estendendola fino alla città di Hubei. Le autorità cinesi bloccano tutti i tipi di trasporti, imponendo l’uso di mascherine e guanti.

Il virus però, risulta essere asintomatico ma infettivo durante il periodo di incubazione, quindi vengono presi seri provvedimenti. Il 23 gennaio cominciano i lavori per costruire un nuovo ospedale a Wuhan per coloro che hanno contratto il virus. Nel frattempo i numeri dei contagiati e dei decessi continuano a salire e l’OMS dichiara il livello di pericolosità “molto alto” in Cina ed “alto” nel resto del mondo. La situazione peggiora e vengono confermati dei casi in Thailandia, Germania, Francia, Canada, Emirati Arabi Uniti, Finlandia e Lapponia.

I contagiati in Cina salgono a 6mila e i vari Paesi, compresa l’Italia, preparano un piano di evacuazione per i propri cittadini da Wuhan. Nel giro di un giorno, i contagiati aumentano di circa 1700 unità e in una conferenza straordinaria di aggiornamento l’OMS dichiara il virus un pericolo per la salute pubblica mondiale. Il 31 gennaio ci sono oltre 10mila infetti, 213 morti e 1540 guarigioni in Cina. Nuovi contagi in Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna, Russia e Svezia.

La situazione peggiora

Nei primi giorni del mese di febbraio la situazione non migliora: nelle Filippine un uomo di 44 anni è deceduto. Questa epidemia ha superato la precedente avvenuta in Cina negli anni 2002/2003 di SARS. Verso la metà del mese in Cina i morti sono 1.110, mentre i contagiati nel resto del mondo sono 44.200. Si registra il primo caso di SARS-CoV-2 in Egitto, è il primo caso di contagio nel continente africano. In Francia avviene il primo decesso europeo e il primo fuori dall’Asia di un turista cinese di 80 anni proveniente dalla Cina. Il numero delle vittime nel mondo sale a 2.102, mentre i contagiati sono 75.200.

In Italia l’epidemia non è stata bloccata in tempo

In Italia vengono confermati diversi nuovi casi: un focolaio nella zona di Castiglione d’Adda in Lombardia, originato da un 38enne senza storia recente di viaggi in Cina, che comprende tra gli infettati la moglie e altre persone da lui frequentate, nonché personale sanitario delle strutture dove i suddetti sono stati accolti e due casi a Padova.

La regione Lombardia e il Ministero della Salute emettono un’ordinanza che vieta a dieci comuni in provincia di Lodi, il divieto di eventi pubblici con sospensione di tutte le attività lavorative. La sera del 21 febbraio viene comunicato il primo decesso, un 77enne di Vo’. Mentre progredisce il numero dei contagiati e dei decessi nel mondo, gli scienziati cinesi che stanno studiando le caratteristiche del SARS-CoV-2, dichiarano che il virus sta diventando meno contagioso.

Purtroppo l’Italia diventa il paese europeo con più contagiati dal virus sul proprio territorio, di conseguenza il 9 marzo il governo impone una quarantena nazionale.

Ad oggi la situazione non è migliorata come si può vedere dal sito della Protezione Civile, anche gli altri Paesi dell’Unione Europea procedono con misure restrittive.


di Emanuela Vallone

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