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Coronavirus, virale il post dell’infermiera coi lividi da maschera protettiva

È diventato virale il post su Instagram di un’infermiera che lavora in una struttura del milanese, che ha pubblicato una foto in cui si vede con i lividi dovuti alla maschera protettiva. Si chiama Alessia Bonari e in questi giorni, come tanti medici ed infermieri, è sottoposta a turni massacranti a causa dell’emergenza coronavirus.

Post di infermiera con i lividi per la maschera anti coronavirus: è virale

Pubblicata su Instagram, la foto ritrae l’infermiera con i lividi dovuti all’uso intensivo della mascherina o degli occhiali protettivi che tutti gli operatori devono indossare durante i turni di lavoro. Ma sono state le sue parole, a corredo della foto, a colpire tanti utenti. “Sono un’infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria.

Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono del tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato”, ha scritto l’infermiera. (TEST per la diagnosi in 60 minuti)

La realtà degli operatori sanitari

Poi, le parole di Alessia Bonari, raccontano della realtà che vivono gli operatori in questo momento: “Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore.

Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto.

Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro”, sono le sue parole.

L’appello ai giovani

Il lungo post, poi, si conclude con un accorato appello, specie ai più giovani: “Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile.

Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare.

Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore”, sono le sue conclusioni nella didascalia della foto, che ha raccolto oltre 500mila like.

L’infermiera crollata per la fatica sulla scrivania

Aveva colpito molti anche la foto dell’infermiera di Cremona, Elena Pagliarini, crollata dalla fatica sulla scrivania del suo ufficio, in ospedale. Lo stesso sentimento che ha suscitato lo scatto e l’appello di Alessia Bonari.

Il post

 


 

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Sono i un’infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato. Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro. Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore.

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