Cosa è l‘enorme gruppo di macchie solari, con un diametro totale di circa 450.000 chilometri, si sta avvicinando alla Terra. Questo vasto complesso potrebbe “prendere di mira” il nostro pianeta, e in caso di potenti brillamenti solari o espulsioni di massa coronale, la Terra potrebbe essere colpita direttamente da un intenso flusso di plasma.
Cosa è il gruppo di macchie solari che si sta avvicinando alla Terra
Questo immenso raggruppamento di macchie solari, formato da tre distinti gruppi, è apparso sul lato sinistro della stella, nella sua zona equatoriale. Secondo le stime degli scienziati, la sua lunghezza è davvero notevole: circa 450.000 chilometri, ovvero più di 35 volte il diametro della Terra. Gli esperti sono preoccupati perché nei prossimi giorni un gruppo di macchie solari si allineerà direttamente con il nostro pianeta. Se dovessero verificarsi brillamenti solari di Classe X, accompagnati da espulsioni di massa coronale (CME), potrebbero scatenarsi tempeste geomagnetiche molto intense. Ciò potrebbe causare seri problemi ai satelliti e alle reti elettriche, e le aurore polari potrebbero apparire anche a latitudini medio-basse, inclusa l’Italia.
Eruzione solare estremamente rara nei giorni scorsi
Non è ancora chiaro se questo complesso sia legato all’eruzione solare “molto rara” avvenuta martedì 17 dicembre, che ha generato un’eccezionale CME, capace di espandersi a 360° dietro il Sole, come mostrano le immagini dei coronografi. L’evento si è verificato sulla faccia nascosta della stella, prima che il complesso di macchie solari fosse visibile. In questa occasione, il materiale solare è stato espulso a una velocità straordinaria di oltre 3.100 chilometri al secondo, corrispondente all’1% della velocità della luce. Se diretto verso la Terra, il flusso di plasma ci avrebbe raggiunto in sole 18 ore, rispetto ai due giorni necessari per i normali flussi di vento solare.
Se la magnetosfera terrestre fosse stata colpita, avrebbe generato una tempesta solare di enorme intensità. Sebbene non paragonabile all’Evento di Carrington del 1859, si sarebbe trattato di una delle tempeste più violente degli ultimi decenni, come ha illustrato l’astrofisico Ryan French del National Solar Observatory (Regno Unito) in una serie di post su Bluesky.
Fortunatamente, da quando è emerso il nuovo complesso di macchie solari, non si sono registrati segni di attività magnetica particolarmente forte. Come riportato dal portale specializzato in meteorologia spaziale spaceweather.com, infatti, “queste macchie solari non hanno generato eventi più potenti di quelli di classe M1 di basso livello”.
“Potrebbe trattarsi della calma prima della tempesta”, evidenzia l’astrofisico Tony Phillips, responsabile della pagina. Oggi, lunedì 23 dicembre, alle 12:12 ora italiana, uno dei gruppi di macchie solari ha generato un brillamento di Classe M 9. Questo complesso, che si estende per 450.000 chilometri, è composto da tre distinti gruppi di macchie: AR 3932, AR 3927 e AR 3928. I primi e terzi gruppi presentano campi magnetici beta-gamma, capaci di produrre brillamenti di Classe X.
Cosa sono i brillamenti o eruzioni solari
È importante ricordare che i brillamenti, ovvero intense eruzioni di materiale solare, si classificano in cinque categorie di potenza: A, B, C, M e X. Ogni categoria, ad eccezione della X, la più potente, è ulteriormente suddivisa in sottoclassi numerate da 1 a 9. Tra una lettera e l’altra si verifica un incremento della potenza di dieci volte. Per la classe X non esiste un numero massimo definito; infatti, il brillamento solare più potente mai registrato è stato un Classe X 45, avvenuto alla fine del 2003.
Cosa sono le macchie solari
I brillamenti o eruzioni solari si verificano in relazione a un fenomeno che coinvolge direttamente le macchie solari. Secondo la NASA, queste macchie sono aree più fredde e scure rispetto a quelle circostanti e sono caratterizzate da intensi campi magnetici. Le loro peculiarità derivano proprio da questi campi magnetici, che intrappolano il calore negli strati sottostanti della stella, rendendole così meno calde e più scure rispetto alle zone adiacenti. I campi magnetici possono subire una “rottura” temporanea attraverso un processo noto come “riconnessione magnetica”. Quando ciò accade, il calore accumulato viene rilasciato in superficie insieme a una straordinaria quantità di energia, equivalente all’esplosione simultanea di milioni di bombe nucleari.
Le eruzioni solari possono espellere materiale solare, ovvero plasma e particelle cariche, generando così le CME (Coronal Mass Ejections). Per questo motivo, il vasto complesso di macchie solari apparso sulla superficie del Sole deve essere monitorato con attenzione. In particolare, ora che si sta dirigendo verso la Terra, come se fosse un enorme mirino puntato sul nostro pianeta. Sebbene non ci siano certezze, è possibile che da queste aree possa originarsi un potente flusso di vento solare, capace di provocare una tempesta solare di classe G5, con conseguenze potenzialmente disastrose. Gli scienziati avvertono che una tempesta geomagnetica di tale intensità è solo una questione di tempo; attualmente, la probabilità è maggiore rispetto ad altri periodi, poiché ci troviamo nel massimo del ciclo di attività magnetica del Sole, che dura 11 anni.