Cronaca

Covid, l’allarme dei medici: “Ospedali pieni, non si allentino ora le misure”

L'allarme viene lanciato dalla Foce (ConFederazione Oncologi Cardiologi Ematologi) e raccolto in un documento

Covid, l’allarme dei medici: “Ospedali pieni, non si allentino ora le misure“. Visite, interventi, esami in ritardo o cancellati. Ma anche la prevenzione, lo screening. L’allarme viene lanciato dalla Foce (ConFederazione Oncologi Cardiologi Ematologi) e raccolto in un documento consegnato ieri pomeriggio al presidente del Consiglio Draghi e pubblicato da Quotidiano Sanità.

L’allarme dei medici: “Col Covid visite e interventi in ritardo per malati di cuore o di cancro”

I danni della pandemia di Covid si misurano una lista di punti stilata dai medici: ritardi o cancellazioni di interventi chirurgici per tumore dovuti al sovraffollamento delle terapie intensive; riduzione dell’afflusso ai pronto soccorso di pazienti con un infarto; una percentuale tra il 20 e il 30 % dei trattamenti oncologici sono stati ritardati o cancellati; arresto degli screening oncologici; azzeramento quasi totale dei controlli dei pazienti per patologie oncologiche, oncoematologiche o cardiologiche. Ad essere interessati sono 11 milioni di pazienti oncologici, ematologici e cardiologici.

L’elevata mortalità dell’ultimo anno non dipende solo dal Covid

Lo studio dei medici della Foce spiega anche il peso che hanno avuto questi ritardi sul tasso di mortalità osservato lo scorso anno. Il dato in eccesso, secondo l’Istat, è del 21%: circa 108mila decessi in più, il 69% dei quali è dovuto al Covid. Nel 31% dei casi, invece, non c’è nessun collegamento con il coronavirus, ma si tratta di “ammalati che non hanno trovato un’assistenza adeguata e tempestiva in occasione di eventi acuti”.

Viene citato l’esempio della Lombardia, dove tra febbraio e marzo dello scorso anno i casi di arresti cardiaci extraospedalieri sono aumentati del 58%. L’Inps invece segnala che c’è stato un eccesso di mortalità non da Covid del 40% solo a marzo e aprile del 2020. Un dato altissimo rispetto agli altri Paesi europei.

Il confronto con il resto dell’Ue è impietoso anche su altri dati: il numero dei posti letto ordinari per centomila abitanti in Italia era 314 all’inizio della pandemia (500 la media europea); le terapie intensive erano 8,6 per centomila abitanti prima della prima ondata di Covid. Poi sono state portate a 14, ma sempre meno di Germania (34), Austria (29) e Francia (17). Anche il numero dei medici ospedalieri è inferiore.

La spesa pubblica italiana per la sanità è pari al 6% del Pil: il nostro Paese è ultimo rispetto a tutti gli altri Paesi dell’Europa occidentale, denunciano i medici della Foce. L’Italia viene dopo Svizzera (12,4 %), Francia e Germania (11,3 %), Svezia (11%), Belgio (10,3%), Olanda e Danimarca (10,1%), Regno Unito (9,6 %), Spagna (8,9 %) e Grecia (8,5%).

Le proposte di oncologi, cardiologi ed ematologi

I medici della Foce, nel documento, rilanciano le loro proposte per intervenire immediatamente e invertire il trend dei ritardi e delle cancellazioni: in primis serve la netta separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e non Covid; bisogna utilizzare gli alberghi Covid per i positivi asintomatici e paucisintomatici; tutte le strutture di oncologia medica, cardiologia ed ematologia devono rimanere operative anche a livello ambulatoriale;

gli ospedali devono essere potenziati, sia per ciò che riguarda il personale – medico, infermieristico e tecnico – sia in termini di posti letto e servizi; ripartenza immediata degli screening oncologici; rifondare la medicina territoriale; attivare e diffondere in tutta Italia programmi di telemedicina; ottenere rapidamente nuovi fondi per la Sanità. L’obiettivo è uno: colmare il gap e tutelare la salute dei cittadini italiani.

Fonte: Fanpage


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