Cronaca

Covid Calabria, Gino Strada: “Io commissario? Non ho ricevuto alcuna proposta formale”

Covid in Calabria, il medico milanese Gino Strada non ci sta e ci tiene a chiarire che non ha rifiutato alcuna proposta avanzata dal governo

Covid in Calabria, il medico milanese Gino Strada non ci sta e ci tiene a chiarire che non ha rifiutato alcuna proposta avanzata dal governo.

Emergenza Covid in Calabria, Strada: “Per ora nessuna proposta formale”

Leggo da un’agenzia di stampa che non sarei disponibile a fare il commissario in Calabria. Ribadisco – perché evidentemente serve farlo ancora – che non ho ricevuto nessuna proposta formale e che comunicherò personalmente le mie decisioni attraverso i canali ufficiali se ci sarà qualcosa di reale e concreto da comunicare. Mi sembra che la situazione sia già abbastanza difficile per i cittadini calabresi senza che diventi anche grottesca”, ha detto il fondatore di Emergency sui social, commentando le indiscrezioni circa la sua presunta indisponibilità ad accettare il ruolo di Commissario alla Sanità in Calabria, in quello che sempre più assomiglia a un intricato puzzle, dopo che anche l’ultimo commissario designato, l’ex rettore dell’Università la Sapienza Gaudio – che era stato scelto per sostituire Giuseppe Zuccatelli – oggi pomeriggio si è tirato indietro, per motivi personali.

Pierpaolo Sileri

Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto su Rai Radio1 all’interno nel programma In Vivavoce,nha ribadito che “Gino Strada ha un’esperienza maturata in decenni di attività. Ha un’etica di lavoro impressionante, il suo supporto sarebbe d’ausilio anche come eventualmente persona esperta da associare a un commissario. È chiaro che la decisione sul commissario per la Calabria e su tutta la squadra interessa più ministeri”.

L’endorsement su Strada è arrivato anche da Zuccatelli: “Gino Strada è  una persona che io ho sempre stimato che stimo come professionista, come medico, come chirurgo, come esperto di emergenze”. Devo dire, se dovesse essere lui il commissario, di contornarsi di persone molto esperte nelle leggi, nei decreti, nei regolamenti perché – ha aggiunto – la sanità è un settore di grande complessità”.

La difesa di Cotticelli

Per i posti di intensiva e semi-intensiva le incombenze da parte mia sono state soddisfatte”. Lo ha detto commissario ad acta della sanità calabrese, Saverio Cotticelli, nella sua audizione sul decreto Calabria in Commissione Affari sociali della Camera.

Rispondendo a un quesito sulle polemiche sull’esistenza o meno del Piano anti Covid della Regione Calabria, che gli sono costate le dimissioni, dopo l’intervista a ‘Titolo V’ sui Rai Tre, l’ex commissario si è difeso così: “C’è stata molta confusione.

Il 25 maggio al Tavolo di monitoraggio il programma operativo Covid era stato chiesto verbalmente dal dottore Urbani e dai presenti perché dicevano verbalmente che era mia competenza redarre i piani previsti dall’articolo 1 e 2 del Dl 34 relativo al potenziamento della rete ospedaliera e territoriale più il programma operativo Covid previsto dall’articolo 18 comma 1 del Dl 18 2020. Sono due cose completamente diverse.

Il 34 prevede il potenziamento della rete ospedaliera e territoriale della Regione Calabria, e questi due programmi sono stati da me fatti insieme al Dipartimento regione con Dca 91 2020, e la Calabria è stata una delle tredici regioni italiane che si e’ dotata di un piano di potenziamento ospedaliero, che si è dotata di un piano di potenziamento ospedaliero, che prevedeva quasi il raddoppio di posti letto di terapie intensive e semi-intensi”.

Continua Cotticelli

“Questo programma – ha continuato l’ex commissario Cotticelli – una volta approvato dal ministero, è stato inviato al commissario Arcuri, che il 2-3 novembre ha trasmesso alle aziende ospedaliere e sanitarie che individuava come soggetti attuatori.

Quindi, per i posti di intensiva e semi-intensiva le incombenze da parte mia furono soddisfatte e inviate al commissario Arcuri. Il potenziamento della rete territoriale – ha specificato – è stato da me adottato con il Dca 104 di luglio e inviato alle aziende sanitarie per l’attuazione”.

Spiega

Cotticelli ha poi spiegato che “il programma operativo Covid, previsto dal Dl 18 è un’altra cosa, è un documento amministrativo contabile su cui far gravare tutte le spese sostenute per l’emergenza Covid. La parte amministrativa contabile è stata il punto della querelle, essendoci confusione normativa in quanto l’ordinanza di Protezione civile aveva individuato nel presidente della Giunta regionale il soggetto attuatore, e a sua volta il presidente della Giunta aveva nominato il dottor Belcastro soggetto attuatore delegato di questa operazione”.

“Dall’inizio della pandemia fino ai giorni nostri, tutte le attività sono state fatte dal dottor Belcastro senza che la struttura commissariale avesse mai preso parte a questo. Faccio un quesito al ministero della Salute perché il verbale del Tavolo che mi indicava come responsabile era nella gerarchia delle fonti inferiore all’ordinanza di Protezione civile. Il parere mi giunge il 27 ottobre, il famoso foglio che leggo in quella maledetta intervista: in quella sede apprendo che devo farlo io. Il giorno successivo, il 28 ho organizzato subito una riunione al Dipartimento per dare corso alla realizzazione del piano”.

Conclude Cotticelli

Cotticelli ha quindi concluso: “Agli inizi di agosto arriva una nota, a firma del dottore Urbani, in cui si sollecitavano tutte le Regioni a inviare i programmi operativi Covid, un ulteriore sollecito perveniva a tutte le Regioni il 12 novembre indicando la data del 17 novembre entro cui tutte le Regioni italiane dovevano inviare questo programma operativo Covid, e questo significa che la Calabria non era l’unica regione in questa condizione”.


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