Cronaca

Covid, verbali task force fine gennaio 2020: “È un’influenza, fa morti ma non fa notizia”

A dimostrarlo sono ora i verbali che Report, la trasmissione di Rai 3 guidata da Sigfrido Ranucci, mostra in esclusiva

Covid, i verbali della taskforce a fine gennaio 2020: “È un’influenza, fa morti ma non fa notizia”. A inizio 2020, il ministero della Salute ha sottovalutato per settimane i rischi del Covid. A dimostrarlo sono ora i verbali che Report, la trasmissione di Rai 3 guidata da Sigfrido Ranucci, mostra questa sera in esclusiva.

Covid, i verbali della task force a fine gennaio 2020

Il 5 gennaio l’Oms manda in tutto il mondo il primo alert che chiede di attivare i piani pandemici per l’influenza, visto che in Cina è stata rintracciata una pericolosa polmonite di causa sconosciuta.

Il 7 gennaio dal ministero della Salute parte una circolare che estende l’allarme a tutte le autorità interessate. Ma solo il 22 gennaio, dunque 17 giorni dopo, si riunisce per la prima volta una task force istituita per valutare la situazione.

Dell’organismo di emergenza fanno parte Giuseppe Ippolito dell’istituto Spallanzani, Agostino Miozzo della Protezione civile, Giovanni Rezza e Silvio Brusaferro dell’Istituto superiore di sanità, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Il verbale

Come riporta “Open online”, si legge nel verbale mostrato da Report, è lo stesso Ippolito a tirare il freno: “È verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. Attualmente ha una diffusione simile a quella dell’influenza”. Rincarano la dose i rappresentanti dell’Istituto superiore di sanità, dice ancora il documento:

“I dati sono sovrapponibili a quelli dell’influenza: dal 1 gennaio abbiamo 3 milioni e mezzo di italiani a letto con l’influenza e diversi sono stati i morti ma questo dato non fa notizia. I sintomi dell’influenza e del Coronavirus sono simili, il virus dell’influenza ha un tasso di riproduzione più elevato rispetto al coronavirus ma il quadro radiologico in quest’ultimo è molto più importante. Sulla base delle esperienze pregresse ci sarà un picco e poi un rallentamento”.

Il piano pandemico

Il 29 gennaio, Giuseppe Ippolito parla per la prima volta della necessità di attivare il piano pandemico, sempre alla presenza del ministro Speranza, ma la decisione viene rimandata.

Il 7 febbraio Ippolito assieme agli esperti dell’Iss, dice che il virus non è ancora arrivato in Italia e che quindi semmai bisognerà affrontare una minaccia proveniente dall’esterno. La presa di coscienza di quanto potrebbe accadere è del 20 febbraio, quando il paziente 1 è già in terapia intensiva.

Il ricercatore Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler, presenta al ministero la sua ricerca mostrando che il virus può causare 70 mila morti entro la fine dell’anno, anche Speranza assiste alla discussione. Anche in questo caso, però, le decisioni più rigide riguardanti l’intero Paese arriveranno giorni dopo.

Fonte: Open online

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