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Crisi di governo e Recovery Plan: conviene litigare nel bel mezzo di una pandemia?

Così il Recovery Plan diviene benzina sul fuoco

Conviene litigare nel bel mezzo di una pandemia? Non bisognerebbe auspicarsi un’altra crisi di governo, in questo particolare momento storico. Il 2020 è apparso un anno complicato, non soltanto politicamente. L’opposizione e la maggioranza hanno avuto screzi interni. Il Recovery Plan appare come il seme della discordia, qual è la verità?

La fine del primo governo Conte

Il 2020 ancora doveva iniziare ed il primo governo Conte era già tramontato. D’altronde si sapeva già, alla data delle elezioni del 2018. Il Movimento 5 Stelle e la Lega erano uniti soltanto da un unico sentimento di rivalsa, condiviso in larga scala dagli elettori. Alla luce dei risultati elettorali, il Pd, dopo gli ultimi disastrosi anni, vedeva la sua rovinosa caduta, insieme alla figura di Matteo Renzi.


elezioni 2018


In realtà, malgrado la condivisione di cospicue battaglie, il Movimento 5 Stelle ed il Pd non potevano “sedersi allo stesso tavolo”.  Fratelli d’Italia, di Giorgia Meloni, non disponeva dei consensi ottenuti nel corso di questi ultimi due anni e Silvio Berlusconi, con il suo partito Forza Italia, rappresentava il simbolo del “sistema politico” da sbaragliare a tutti i costi.  Non restava che Matteo Salvini e la “sua Lega” tra i papabili alleati di governo.

Insomma, i presupposti non erano dei migliori. Il partito politico “nato per combattere la casta” aveva ottenuto degli enormi consensi (circa il 33%) e non intendeva sottomettersi ad alcun’altra forza politica.  C’era, però, da fare i conti con il particolare carattere del leader della Lega.

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Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è apparso particolarmente entusiasta della composizione della maggioranza.  Alla fine, quel governo “polveriera” proseguì, per circa un anno, tra le critiche e gli appellativi di “maggioranza populista”.

Populisti o meno, il governo nel giro di pochi mesi iniziò a riscuotere enormi successi. Il contratto di governo M5S e Lega sembrava essere una mossa vincente. Dal “decreto semplificazioni” alla “legge spazzacorrotti“, passando per il “Reddito di Cittadinanza“, si aggiungevano tasselli importanti.

Tutto sembrava andare per il meglio, fino alle meritate ferie estive del leader Matteo Salvini, in una nota discoteca. In quell’occasione, con un cocktail in una mano ed il microfono nell’altra, si lasciò andare, pronunciando un inadeguato discorso tra cubiste ed inno di Mameli “sparato in cassa”.

Si consuma così un “suicidio politico“, come definito anche dallo scrittore Andrea Scanzi, in diverse occasioni. La Lega che intanto aveva accumulato consensi, sovvertendo le proiezioni ed i risultati delle elezioni del 2018, comincerà a perder quota.

Il nuovo governo “giallorosso”

Tralasciando il discorso mortificante del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nei confronti di Salvini, tralasciando le critiche e le ulteriori difficoltà, verso la fine del 2019, venne alla luce il nuovo governo “giallorosso”.

Anche in questo caso, i presupposti non erano dei migliori. Infatti, a collaborare per il “bene del Paese” erano le due forze politiche rivali di sempre. Nello stesso momento, come se non ci fosse mai fine al peggio, Matteo Renzi comunica la separazione dal Pd, fondando il partito “Italia Viva“, vera e propria spina nel fianco del governo Conte-bis.

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Dalla gestione della pandemia ai primi segni di instabilità politica

Non entreremo nel merito dei provvedimenti previsti dal governo in quest’ultima annata, perché sarà il tempo a consentire un’analisi maggiormente appropriata. Proveremo, piuttosto, ad evidenziare lo scarso senso di responsabilità e l’inadeguatezza di alcune imbarazzanti dichiarazioni.

La coalizione di centrodestra dell’ultimo anno porta a dure riflessioni, sicuramente. Sono stati i maggiori fautori di odio e risentimento nei confronti di un governo tartassato e messo all’angolo dall’avanzata di un’emergenza pandemica, inaspettata ed  impetuosa.

Quest’opera di destabilizzazione, però, era iniziata già prima del 2020. Chiaramente, dopo lo smacco politico di fine estate 2019, la Lega non è rimasta a guardare. Dopo aver flagellato ed angosciato con il solito slogan “delle poltrone”, il loro leader non ha mai risparmiato parole al veleno per gli ex compagni di maggioranza. Ad accodarsi alle offese ed all’opera di destabilizzazione, si aggiunse anche Giorgia Meloni ed il suo partito, in continuo aumento di consensi. Berlusconi, invece, almeno fino allo sfortunato contagio, sembrava essersi allontanato dai radar.


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Febbraio e Marzo non dovremmo considerarli, a causa dell’enorme incertezza, espressa anche da virologi ed esperti massimi. Eppure, tramite le misure restrittive, l’approccio dell’Italia è sembrato abbastanza risoluto, in merito all’emergenza pandemica.

Il Presidente del Consiglio ha intrapreso misure stringenti e draconiane, per combattere l’avanzata del virus, in maniera repentina. Anche su questo, l’opposizione ha avuto da ridire. Confrontandoci con gli altri Stati europei, però, senza alcun pregiudizio politico, si può affermare che la pandemia è stata gestita nel migliore dei modi. A complimentarsi, infatti, è la stessa Oms.

Le “peggiori” uscite del centrodestra e di Italia Viva

Le misure ed i ristori sono stati criticati sin dal primo giorno. In una Nazione con un debito pubblico ed un’evasione fiscale vertiginosa cosa altro ci si poteva auspicare?

Nel lungo tira e molla del lockdown italiano, le prime eloquenti contraddizioni, non tardarono ad arrivare. In un momento storico così pesante, dove le partite iva, i ristoratori e gli albergatori riscontravano perdite ingenti, il leader della Lega aveva proposto di ritornare in Chiesa, in occasione della Santa Pasqua. Un’altra esilarante idea, in realtà, era pervenuta da Matteo Renzi, maggior esponente del neonato partito Italia Viva. Renzi, infatti, intendeva aprire le librerie.


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In tutto questo caos di opinioni e tesi discordanti, tra i responsabili cittadini italiani aleggiava qualcosa di strano, grottesco, considerato poi nel corso dei mesi come la “corrente dei negazionisti“, a cui si accodavano i “no mask“, i “no vax” ed i “no 5G“. Nella nascita di tutte queste prosperose ed ineccepibili correnti, vi era un unico comune denominatore: le fake news.


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L’apice dell’assurdità, però, è stato manifestato durante il flash mob, organizzato dal centrodestra, in piazza a Roma, in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno appena trascorso. In quell’occasione, saltarono tutte le regole. Alcune delle brillanti correnti negazioniste appena citate, si affiancava ai manifestanti, divenendo un tutt’uno.  L’ex ministro dell’Interno e la sua degna alleata di coalizione, Giorgia Meloni, sfilavano tra i manifestanti senza distanziamento alcuno e senza utilizzare correttamente le mascherine.


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D’altronde, anche in occasione dei futuri incontri, funzionali alle elezioni regionali di settembre, il leader della Lega comparirà pubblicamente senza mascherina affermando : “tanto il virus sta morendo“.

Approccio troppo soft

In estate l’approccio del governo è risultato particolarmente “soft”. Con i mesi estivi era necessario riprogrammare il calendario e proseguire verso la strada della rigidità. Eppure, fino alle elezioni del 21 settembre, l’emergenza sembrava ormai sparita.


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La seconda ondata, però, era dietro l’angolo, pronta a riaffiorare ai primi cenni di debolezza e di cedimento. Anche le discoteche, aperte prima e chiuse subito dopo Ferragosto, sono diventate l’icona dell’incertezza massima.

Con l’avvento dell’autunno e la ripresa delle attività sociali, la seconda ondata è divenuta certezza. Nuovamente fervide critiche si sono abbattute sulle scelte del governo.

Il Recovery Plan spacca ulteriormente la maggioranza

Dopo aver raggiunto l’agognato accordo sul Mes, quello per il Recovery Plan si mostra sempre più lontano. Dall’alto dei suoi scarsi consensi elettorali, Italia Viva intende “dettar legge”. La paura di una terza ondata, imminente al ritorno dalle festività natalizie, preoccupa ancora i cittadini italiani.

La precaria maggioranza, costruita sulle macerie del governo gialloverde, comincia a sgretolarsi. L’idea promossa dal Premier della “task force di esperti” non sembra essere condivisa. Proprio in questi giorni si deciderà sul futuro dell’Italia.

Proprio nei giorni della nuova legge di bilancio, si percepiscono nuove scaramucce all’orizzonte. Il buonsenso della classe politica è ormai ridotto all’osso. L’occasione di rilanciare il Paese, con l’arrivo di nuovi fondi, è troppo ghiotta per ogni schieramento politico.

Gli atavici problemi italiani, a causa anche di un sistema elettorale carente, si aggiungono alle ulteriori fratture causate dalla pandemia. In un momento così delicato, conviene ancora alla maggioranza litigare?

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