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Scuola, Bianchi: “La Dad resterà anche dopo la pandemia. È un patrimonio che non va disperso”

Covid, il ministro Bianchi conferma didattica a distanza dopo la pandemia: "Bisogna allargare le nostre capacità"

La didattica a distanza resterà anche dopo la pandemia Covid. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenendo a Radio Rai 1. “La scuola non è solo importante è il cuore e il battito della comunità. Io sono qui.

Per anni la scuola è stata quasi considerata un mondo a parte, oggi ne stiamo parlando tutti, tutti ci rendiamo conto della sua importanza. Ci siamo trovati difronte ad un evento non prevedibile. Di fronte a questa che, spero, sia l’ultima battaglia dobbiamo essere uniti” ha dichiarato il ministro.

Didattica a distanza anche dopo la pandemia Covid, le parole di Bianchi

“Siamo in emergenza, bisogna far passare l’ondata di piena senza lasciare sole le famiglie. Io spero subito, quanto meno il prima possibile arriveranno gli alle famiglie. A scuola si sono prese e si stanno prendendo tutte le misure per la sicurezza ma la scuola mette in movimento una città, una comunità e questo coinvolge il sistema dei trasporti, l’intero sistema urbano.

Questo Dpcm insiste molto su questo, in zona rossa c’è pericolo per tutti, con le varianti anche per i bambini. E nelle zone arancioni le regole sono molto stringenti, non sono regole discrezionali”.

Il ritorno a scuola

“Si tornerà a scuola ragionando su quello che è avvenuto, non cancellando il passato ma ragionandoci su per avere una scuola e un mondo del lavoro più avanzato. Capisco voler fare i titoloni sulla Dad ma la scuola è presenza. In questo anno i nostri insegnanti hanno lavorato in situazioni difficilissime, va loro riconosciuto, è un patrimonio che non può essere disperso.

Dopo si tornerà in presenza facendo tesoro delle esperienze, bisogna allargare le nostre capacità. Bisogna usare tutti gli strumenti, avendo una visione dell’educazione. Questa idea di fare la lezione soli davanti al pc è stata superata, lo strumento può mettere in collegamento i ragazzi lontani tra loro. Bisogna allargare le nostre capacità.

In questo periodo le scuole non sono mai state chiuse: bisogna iniziare ad aggiungere, fare dei percorsi di sostegno dei singoli, non con tutti seduti al banco fino al 30 giugno ma con percorsi individuali. Gli insegnanti sono presenti fino al 30 giugno per tutte le attività della scuola. Si tratta di portare avanti questo lavoro, siamo solo a marzo, c’è tutto il tempo di verificare la perdita degli apprendimenti, i docenti stanno già facendo questo lavoro.

Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte”.


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