Dolci di Carnevale: regione che vai, golosità che trovi
Fritti, al forno, ripieni, croccanti, zuccherosi, dorati e fragranti. I dolci di Carnevale rappresentano in senso gustativo l’eccesso legato ai festeggiamenti, e proprio per questo ci piacciono così tanto. Ecco un elenco delle specialità della penisola.
Dolci tradizionali del Carnevale
Quelli tradizionali italiani sono innumerevoli: a volte sono molto simili tra loro ma hanno nomi regionali diversi; altre volte si tratta di preparazioni uniche nel loro genere.
Vediamo insieme quali sono i dolci tradizionali del Carnevale :
Chiacchiere
Frappe, grostoli, galani, cenci, nastri. Addirittura bugie. Le chiacchiere passano di bocca in bocca si può ben dire, e il loro nome cambia a seconda della regione. La sostanza per fortuna no: queste sfoglie di pasta fritta sono immancabili nei Carnevali di tutta Italia.
Castagnole
Un altro classico onnipresente e interregionale, le castagnole sono palline di pasta fritte ad alto rischio di overdose. Colpa della dimensione, pari a quella di una castagna appunto. In men che non si dica vi accorgerete di averne mangiate molte più del previsto.
Graffe napoletane
Iniziamo a esplorare le specialità regionali con le graffe, ciambelle fritte dall’impasto di patate del Carnevale napoletano. Posto che Napoli è una delle capitali mondiali dello street food, se capitate in questo periodo non potete fare a meno di provare le graffe più autentiche.
Cicerchiata abruzzese
I piatti tipici abruzzesi non smettono mai di entusiasmarci. Uno dei lati più dolci si chiama cicerchiata, una composizione di palline di pasta fritte e coperte di miele. Una faccenda molto appiccicosa che dal Natale arriva fino al Carnevale, lasciando dietro di sé lo zampino dei più e meno golosi.
Schiacciata fiorentina
Ci spostiamo a Firenze con un dolce tipico della città: la schiacciata fiorentina, una torta soffice da non confondere con la schiacciata salata, una specie di focaccia. La torta viene tradizionalmente decorata con il giglio bottonato, lo stemma della città.
Arancini marchigiani
Pensavate che arancini e marchigiani non potesse stare nella stessa frase. E invece sorpresa, a Carnevale spuntano anche quelli. Gli arancini sono dei dolcetti di pasta all’uovo che prendono il nome dalle bucce di arancia usate per aromatizzarla. Una volta fritti vengono passati nel miele.
Cattas sarde
In Sardegna il Carnevale si festeggia con le cattas, frittelle di grano duro dalla tipica forma a spirale. Fra gli ingredienti è immancabile la scorza di arancio grattugiata per aromatizzare l’impasto, che viene poi tuffato nell’olio attraverso un imbuto o una sac à poche. Poi si aspetta che le spirali dorate vengano a galla.
Làciàditt milanesi
La marcia dei dolciumi prosegue in Lombardia con i làciàditt, deliziose frittelline di mele. Tipici del Carnevale ambrosiano, i làciàditt estendono la festa di ben quattro giorni rispetto al resto d’Italia: il rito ambrosiano infatti sancisce l’inizio della Quaresima la domenica successiva al mercoledì delle Ceneri.
Berlingozzo toscano
In Toscana il Carnevale si festeggia affondando i denti nel berlingozzo, un ciambellone morbido dalle origini molto antiche. Il suo nome deriva da berlingaccio, termine usato nel Quattrocento per riferirsi al giovedì grasso, a sua volta derivato da berlingare, ossia gozzovigliare, divertirsi. Insomma, fate festa con le ciambelle e non sbagliate.
Zeppole di Carnevale
Le zeppole fanno di cognome san Giuseppe e nella maggioranza dei casi sono legate alla festa del papà che cade il 19 marzo. Tuttavia in varie regioni d’Italia si fa uno strappo alla regola con le zeppole di Carnevale, più semplici e senza crema pasticciera.
Orilletas sarde
Torniamo in Sardegna per assaggiare le orilletas, bellissime sfoglie di semola di grano duro intrecciate. La pasta di farina e uova è tenuta insieme dal miele e aromatizzata all’arancia.
Crescionda spoletina
Il Carnevale di Spoleto ha per protagonista la crescionda, una torta al cioccolato e amaretti dalla consistenza simile a un budino. Il nome sembrerebbe derivare da “crescia unta”, la focaccia tipica regionale. Non solo, la versione dolce all’inizio comprendeva anche brodo di gallina, pangrattato e pecorino.
Fritole veneziane
“Fritola!”, pronunciato rigorosamente senza la l, è il richiamo tipico di mamme e nonne venete nei confronti dei bimbi monelli. Il Carnevale, che è la festa delle marachelle, non può essere tale senza una montagna di fritole: deliziose frittelle con uvetta e pinoli tipiche della tradizione veneziana.
Pignolata messinese
In Sicilia, fin dai tempi della dominazione spagnola, il Carnevale si festeggia con la pignolata. Niente a che vedere coi pinoli però: si tratta di una specialità a base di palline di pasta fritte la cui forma ricorda quella di una pigna. Viene poi ricoperta da una glassa bicolore al cioccolato e limone.
Krapfen altoatesino
Ormai i krapfen li associamo più alle colazioni in trasferta che al Carnevale. E invece questi bomboloni ripieni di crema o marmellata si diffondono in Italia a partire dall’Alto Adige, dove vengono chiamati Faschingskrapfen, letteralmente “krapfen del Carnevale”.
Scorpelle molisane
Le scorpelle molisane contendono nome e preparazione a quelle pugliesi: mentre queste ultime sono natalizie e salate, in Molise corrispondono a palline di pasta dolci tipiche del Carnevale. La diatriba poi si estende al nome esatto (“scarpelle”, “scroppell”) e alle questioni geografiche, in cui anche la Campania ha da dire la sua.
Cecamarini ciociari
Concludiamo la nostra lista con i cecamarini, mini-frittelline del basso Lazio ricoperte di zucchero. Sono molto simili alle castagnole, tuttavia ci sono alcune differenze: prima di tutto le dimensioni ridotte, e poi il fatto di avere un impasto più morbido, dovuto alla presenza di latte.