Cronaca

Emanuela Orlandi, la famiglia chiede i documenti dei Servizi segreti

La famiglia di Emanuela Orlandi ha presentato una richiesta formale per avere i documenti in possesso dei Servi segreti. La richiesta è stata rivolta al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in qualità di delegato ai Servizi di Informazioni e di Sicurezza. L’avvocato Laura Sgrò chiede accesso ai documenti riferibili al caso Orlandi, anche se coperti da segreto di Stato, per ragioni di “evidente interesse della famiglia“.

Emanuela Orlandi, la famiglia chiede i documenti dei Servizi segreti

La richiesta è presentata perché dalla documentazione in possesso della famiglia Orlandi “risulta che il Sismi, ora Aise, abbia certamente compiuto delle attività di indagine sul sequestro di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori“, spiega Sgrò.

Si tratterebbe di tre faldoni di documentazioni che nel 1993 erano stati richiesti nell’ambito delle indagini sull’attentato a Giovanni Paolo II ma che di fatto rimasero fisicamente nella sede del Sismi di via dei Selci.

I documenti

La stanza era stata sigillata ma doveva rimanere nella disponibilità del magistrato che aveva richiesto l’accesso ai documenti. Un alto funzionario del Sismi aveva infatti rappresentato la necessità del vincolo della vietata divulgazione, in quanto la documentazione conteneva dati concernenti persone, strutture ed attività che rivestivano carattere di riservatezza, in particolare per quanto riguarda i rapporti con taluni servizi esteri collegati.

Solo successivamente, il giudice istruttore Adele Rando, in relazione al procedimento penale contro ignoti sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ha chiesto l’immediata acquisizione di quella documentazione, ma quei dossier non sono mai confluita nei fascicoli relativi alle inchieste svolte dalla Procura di Roma, secondo quanto risulta alla famiglia Orlandi. Di qui la richiesta di accedere a quei documenti perché sulla vicenda di Emanuela Orlandi, nonostante siano passati quaranta anni dal suo sequestro, “non sappiamo praticamente nulla”, sottolinea l’avvocato Laura Sgrò.

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