Cronaca

Ex dipendente accusa Facebook: diffondono odio di proposito

In un’intervista alla trasmissione britannica 60 Minutes, una ex dipendente di Facebook ha affermato senza mezzi termini che il gruppo è disposto a incoraggiare la diffusione di odio online pur di continuare a fare profitti

Una ex dipendente attacca Facebook accusando il gruppo di diffondere l’odio di proposito per continuare a fare profitti grazie alle interazioni. Nei giorni scorsi erano trapelati alcuni documenti interni a Facebook che rivelavano pratiche e posizioni controverse all’interno del gruppo, in particolare in relazione al contrasto alle fake news e tutela dei giovani utenti. Zuckerberg ha sempre sempre negato ogni addebito ma le accuse rivolte dall’ex dipendente aprono a nuove polemiche. 

Facebook fomenta l’odio sui social per aumentare i profitti: l’accusa

La donna risponde al nome di Frances Haugen, e per il social ha lavorato in qualità di ingegnere informatico e di responsabile prodotto in una divisione dedita alla tutela dei processi civici. La sua ricostruzione dei problemi di Facebook in fatto di istigazione all’odio è quella già ipotizzata da numerosi ricercatori che si sono confrontati con il tema. Gli algoritmi del social mostrano nuove notizie e contenuti in base agli interessi manifestati in precedenza, con uno scopo ben preciso: far sì che le persone interagiscano di più con quel che vedono.

Il problema è che i contenuti maggiormente in grado di generare reazioni forti sono quelli pensati per provocare indignazione e paura: dalle fake news che fomentano intolleranza alle vere e proprie istigazioni all’odio – sono questi i post sui quali si riversano i contenuti e si concentrano le ricondivisioni.

“Fanno profitti mettendoci in pericolo”

Maggiori sono le interazioni che avvengono sulla piattaforma e maggiori sono i dividendi di Facebook, che con le statistiche relative a queste misurazioni può aumentare i prezzi degli spazi pubblicitari che vende agli inserzionisti. Questa valutazione si è scontrata più volte nell’azienda con l’esigenza di proteggere gli utenti dagli eccessi di un meccanismo potenzialmente pericoloso per utenti e società.  “C’è sempre stata una netta differenza tra ciò che era preferibile per il pubblico e ciò che era preferibile per Facebook“, ha affermato Haugen. “E Facebook ha scelto più e più volte di ottimizzare il funzionamento della piattaforma per favorire i suoi stessi interessi – ad esempio per fare più soldi. Stanno pagando i loro dividendi con la nostra sicurezza“.

La risposta di Facebook Inc

Facebook, in risposta alle accuse, ha fatto sapere di continuare a operare “significativi miglioramenti” per arginare la diffusione dei contenuti d’odio. C’è però un errore concettuale in questo genere di difesa: qualunque azione possa intraprendere Facebook per risolvere il problema della diffusione dell’odio su Facebook, si tratta di un problema legato all’esistenza stessa di Facebook.

Gli individui che gestiscono il social insomma hanno e avranno sempre il potere di ridurre a zero il fenomeno – se non altro con interventi drastici. Se questo non accade, è nel tentativo di preservare la piattaforma e il suo valore economico.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio