Brescia, “chissà il bimbo che mangia questo mais”: intercettazioni shock nell’inchiesta sui fanghi tossici
Fanghi tossici a Brescia, spuntano le intercettazioni shock: "Chissà il bambino che mangia questo mais" dicono
Emergono dettagli agghiaccianti sulla vicenda dei fanghi tossici scoperta dalla Procura di Brescia. “Io ogni tanto ci penso. Chissà  il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente”. È una delle intercettazioni, riportate da Il Corriere della Sera, relative all’inchiesta della Procura di Brescia che ha iscritto quindici persone nel registro degli indagati e sequestrato i capannoni dell’azienda bresciana Wte, per traffico illecito di rifiuti.
Fanghi tossici a Brescia, le intercettazioni shock
Agli agricoltori che, per lo più inconsapevolmente, spargevano i fanghi tossici sui campi gli addetti della Wte raccontavano si trattasse di scarti della produzione agroalimentare. “Sono un mentitore!… Io finisco all’inferno”, dice ridendo Antonio Maria Carucci (con alle spalle una condanna per traffico illecito di rifiuti) al telefono con Ottavia Ferri, dipendente della Wte, che replica, sempre ridendo: “Lo facciamo per il bene dell’azienda!”.
Le accuse
Il traffico di rifiuti non è l’unico illecito emerso dalle indagini. C’è anche il reato di molestie olfattive, denunciato dalle diverse segnalazioni presentate dai cittadini, “costretti da anni a vivere barricati in casa con porte e finestre chiuse, a causa dei miasmi ammorbanti prodotti durante il trasporto e lo spandimento dei fanghi