Cronaca

Fbi chiede a Apple l’accesso a due iPhone: si riaccende il dibattito sulla privacy

Fbi chiede a Apple l’accesso a due iPhone per esaminarne il contenuto. Appartenevano all’ufficiale dell’aviazione saudita Mohammed Saeed Alshamrani. Il dibattito sulla privacy degli utenti Apple si riaccende.

Fbi chiede a Apple di accedere ai dati di due iPhone

La storia si ripete! L’Fbi, nell’abito di un indagine in corso, ha chiesto alla Apple di poter accedere ai dati contenuti in due iPhone. Quest’ultimi appartenevano a Mohammed Saeed Alshamrani, l’ufficiale dell’aviazione saudita che a dicembre scorso ha aperto il fuoco nella base aeronavale di Pensacola in Florida, uccidendo tre persone prima di essere fermato e ucciso a sua volta. L’Fbi non esclude la matrice terroristica dell’azione criminale ed è tuttora alla ricerca di indizi utili a ricostruire la vicenda.

I dati contenuti nei due smartphone del killer risultano inaccessibili: i dati sono crittografati e il proprietario è morto. Per questa ragione l’Fbi ha inviato ad Apple una richiesta per ricevere assistenza. Apple, da parte sua, ha dichiarato di aver già fornito all’Fbi tutti i dati in suo possesso un mese fa ribadendo che continueremo a supportare il Bureau fornendo loro tutti i dati disponibili.

Apple e Fbi e la questione della privacy

In breve, la società guidata da Tim Cook rispetta le prescrizioni di legge che consentono ai tribunali di richiedere le informazioni archiviate nei suoi server, come ad esempio i dati memorizzati in iCloud, ma non fornisce i dati crittografati memorizzati all’interno degli iPhone ai quali nemmeno lei ha accesso. Questa è stata la posizione ribadita in casi analoghi da Apple.

Dana Boente, consigliere generale dell’Fbi, sottolinea che la richiesta di assistenza non è finalizzata alla creazione di una backdoor, una porta di accesso che consentirebbe alle autorità di ottenere i dati criptati negli iPhone in caso di necessità, quanto ad entrare in possesso solo ed esclusivamente delle informazioni rilevanti nel caso specifico.

Apple e Fbi: il precedente

La vicenda riapre il conflitto di interessi che aveva caratterizzato un’altra vicenda legata ad un crimine violento. Si tratta del caso di San Bernardino, nel quale l’Fbi tentò di accedere ai dati contenuti nell’iPhone 5c dell’attentatore prima chiedendo la collaborazione di Apple, poi ricorrendo all’aiuto di una società privata che consentì di sbloccare lo smartphone senza l’aiuto della casa produttrice.

In quella circostanza Apple sottolineò come la creazione di una backdoor, anche da usare per un unico caso, avrebbe rappresentato un pericoloso precedente per la privacy degli utenti.

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