Cronaca

Femminicidi, già 84 dall’inizio dell’anno a oggi: i dati

Sono già 84 i femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi. Prima dell’ultimo caso avvenuto poche ore fa a Tombolo, nel Padovano, il nome dell’ultima vittima si legge nella prima pagina del Corriere di oggi. Maria Rosaria Troisi, è morta dissanguata a 38 anni, a Battipaglia, dopo che il marito Marco Aiello le ha inferto una coltellata alla gola. Lo stesso giorno, a Calvizzano, in provincia di Napoli, Luigi Abbate ha sparato alla moglie Rosaria Di Marino, 75 anni: ha ucciso lei e poi si è suicidato. Due femminicidi nelle ultime 24 ore.

Femminicidi, già 84 dall’inizio dell’anno a oggi

Ma che diventano tre se torniamo indietro di un giorno: il 19 settembre Alberto Villani ha carbonizzato il corpo della moglie Cosima D’Amato, 71 anni, a San Michele Salentino, in provincia di Brindisi. I tre femminicidi si sommano a quelli degli ultimi dati diffusi dal dipartimento della Pubblica sicurezza della Direzione centrale della polizia criminale. Dal 1 gennaio al 17 settembre ci sono stati 236 omicidi volontari, con 80 vittime donne, di cui 65 uccise in ambito familiare/affettivo. Tra loro, 41 sono state ammazzate dal partner o dall’ex partner. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, i femminicidi sono in leggera diminuzione (-1%). Ma i numeri restano comunque alti e costanti.

Come emerge dalla ricerca sul femminicidio della «Casa delle donne per non subire violenza» di Bologna, l’andamento generale dei femminicidi tra il 2005 e il 2020 è in crescita. Solo nel 2005 e nel 2019 il numero delle vittime non supera il centinaio, mentre dal 2006 a l 2011 il numero delle donne uccise non smette di aumentare: 102, 103, 113, 121, 129, 130. Il picco arriva nel 2013: 134. Una diminuizione l’anno successivo porta i femminicidi a 115, ma poi, di nuovo, i numeri tornano ad alzarsi. Lo evidenzia anche lo Spoon river de La27Ora che pubblichiamo dal 2012: da allora le vittime sono 1.256.

Eppure, le cifre — persone con le loro storie, famiglie, passati — restano valori sottostimati. Ancora oggi non esiste una definizione unica di femminicidio in tutti i Paesi dell’Unione europea e mancano dati uniformi per legiferare, ha ribadito la direttrice dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) Carlien Scheele a LaPresse. La percentuale dei casi sommersi resta ancora alta. Basta considerare che solo nel nostro Paese le vittime nel 78% sono italiane. Le donne straniere subiscono una doppia violenza per l’isolamento dovuto anche alla non conoscenza della lingua.

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